IL PREZZO DELLA BRUTTEZZA

IL PREZZO DELLA BRUTTEZZA

Montaigne racconta che un generale greco aveva vinto una battaglia e una regina stava organizzando una festa in suo onore. Solo che l’ospite giunse prima dell’ora fissata, e da solo: questo fece sì che il primo caposguattero che lo vide gli mise in mano un secchio e lo mandò a prendere dell’acqua. Il generale invece di protestare obbedì e quando più tardi, chiarito l’equivoco, tutti si prodigarono in infinite scuse, si limitò a dire, saggiamente: “Ho pagato il prezzo della mia brut­tezza”.

Questo aneddoto, malgrado la sua eleganza, può ispirare un dubbio: lo stratego si sarebbe adattato a far lo sguattero, se non si fosse ripromesso le scuse e la sua battuta? Probabilmente no. Insomma quel festeggiato non pagò il prezzo della sua bruttezza ma quello necessario per organizzarsi un aneddoto da rac­contare e con cui fare la figura dell’uomo di spirito.

Nella realtà può andare peggio, e senza contropartite. Come è capitato a me. Premesso che ogni paragone tra Brummel e me sarebbe fuor di luogo, anni fa andai da un dermatologo per una piccola onicomicosi (funghi sotto le unghie) e il dermatologo mi consigliò di cambiare mestiere. “In che senso?” chiesi sbalordito. “Nel senso che non dovrebbe più esercitare un mestiere manuale”.

Anche il finale, indimenticabile, merita una citazione. Andando via dissi: “Arrivederla, dottore”. “Arrivederla, professore”, ribatté. Ed io: “Come fa a sapere che sono professore?” “Le ho detto che lei deve salutarmi arrivederla professore e non arrivederla dottore”.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

3 marzo 2009

IL PREZZO DELLA BRUTTEZZAultima modifica: 2009-03-04T11:19:57+01:00da Giannipardo
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