PERCHÉ LA SINISTRA CONTINUA A PERDERE

C’è un grande fenomeno che abbiamo sotto gli occhi: il persistente gradimento del centrodestra, mentre si avvia a compiere i suoi primi due anni di governo. Se vogliamo capire il successo o l’insuccesso di una coalizione, non dobbiamo fare profondi studi politologici, ma cercare di comprendere come funziona la pancia degli elettori; cioè la percezione più grossolana possibile della politica. Non lo si dice per disprezzare l’elettorato, ma soltanto per identificare la sua maniera di capire la politica, e vedere come essa si traduce nella cabina elettorale.
Misterbianco è una cittadina di quasi quarantanovemila abitanti, in provincia di Catania, che da sempre vota comunista. Non basta: le sue strade (almeno le nuove) sono tutte dedicate – vedi caso – a Marx, Lenin, Engels, ecc. E tuttavia, visto lo sviluppo culturale medio, sarei molto stupito se, intervistando qualcuno per strada, sapesse chi sia stato Engels. Questo per dire che alla fede non sempre corrisponde la cultura. Del resto lo stesso avviene con i cattolici. Provate a chiedere che cosa indica l’Immacolata concezione di Maria e tutti o quasi vi diranno che la Madonna concepì Gesù senza intervento umano. In altre parole grandi masse di persone affidano la loro vita economica e politica a portatori di teorie che non conoscono, e la loro anima ad una religione che non comprendono. Non ci credete? Provate a chiedere il significato dell’inizio del Vangelo secondo Giovanni: «In principio era il verbo, e il verbo era presso Dio, e il verbo era Dio».
Che cosa è successo perché l’ex Partito Comunista abbia perduto appeal? Semplice. Prima questo partito prometteva il paradiso in terra, poi questa illusione si è sgonfiata; prima questo partito era quasi una religione, poi è diventato uno come gli altri; prima sparava promesse a ruota libera, perché era inteso che non sarebbe mai andato al governo, poi c’è andato ed ha deluso l’elettorato. Come era fatale. Malgrado tutto ciò, il Pd ha accettabilmente vivacchiato fino a pochi anni fa.
Il colpo fatale gliel’ha inferto il Movimento 5 Stelle il quale, non avendo nessuna ideologia salvo la più bassa e dispendiosa demagogia, ha annullato la credibilità della maggior parte delle promesse progressiste. Ha scavalcato a sinistra il Pd, ha cercato di mettere in pratica le sue teorie più sballate (Reddito di Cittadinanza, Bonus del 110%) ed ha finalmente vaccinato l’elettorato contro questo genere di provvedimenti. Tanto che il governo Meloni li ha potuti sostanzialmente abolire riscuotendo compiacimento, più che proteste, presso gli italiani che lavorano.
Come se non bastasse, malgrado i fallimenti conclamati, il Partito Democratico non ha denunciato le promesse insostenibili del M5s ma si è messo pigramente sulle sue tracce, cercando di adottarne slogan e schemi: tutto questo nella speranza di realizzare l’unione (puramente e ingenuamente numerica) della sinistra. Di suo ha conservato le discussioni fra le correnti, le logomachie su problemi che non interessano per niente all’elettorato, la tendenza al più esagerato catastrofismo e infine l’eterna, stucchevole, barbosa manfrina dell’antifascismo. Tutti questi elementi messi insieme hanno fatto sì che non soltanto gli italiani, per la prima volta, abbiano dato la maggioranza al centrodestra, ma addirittura, invece di desiderare di rovesciare il governo alla prima delusione, continuano a dargli tempo e fiducia. Così si spiega la serie lunghissima di rovesci della sinistra e di vittorie della destra.
Può darsi che, improvvisamente, gli italiani siano usciti dalla minore età politica. Se votano centrodestra non è perché siano sicuri che Meloni e compagni faranno miracoli, ma perché sono così delusi dalla sinistra (e non parliamo dei Cinque Stelle), che oggi il principio fondamentale è: «Proviamo anche questi qua». E dal momento che l’opposizione denuncia catastrofi che gli italiani non vedono, danni economici che invece sono attribuibili incontestabilmente ai Cinque Stelle (e reggicoda del tempo), la sinistra viene vista come una congrega di menagramo. Essa non fa che remare contro, su tutto, continuando a cercare un fascismo revanscista che gli italiani non vedono da nessuna parte: il risultato è che la la Sinistra non è più credibile. Né in teoria, perché il comunismo è veramente morto; né in pratica, perché non propone nulla di concreto a favore della collettività o, se lo propone, si tratta di spese, spese e ancora spese. Mentre l’Italia ancora nel 2022 (amministrazione di sinistra) ha avuto un bilancio gravemente in deficit. La politica della spesa, che tanto piace alla sinistra ed ai Cinque Stelle, è stata troppo rovinosamente e troppo recentemente applicata perché la si possa rimpiangere. Il centrodestra invece apre a qualche speranza. Parla di riforme graditissime (la giustizia, per cominciare) di opere grandiose (il Ponte sullo Stretto), di premierato, ecc. E non ha ancora avuto il tempo di deludere.
La Sinistra è come se avesse già giocato tutte le sue carte importanti, e insistesse pervicacemente a giocare scartine, promuovendo rumorose campagne di protesta che non smuovono l’elettorato e che inducono gli italiani a considerarla, insieme con i sindacati, una grande organizzatrice di carnevalate.
Il Pci e successori si sarebbero salvati se, invece di assassinare il Partito Socialista, avessero saputo raccoglierne il messaggio e coltivarne gli ideali democratici e moderati. Di partiti che sparano scemenze ne abbiamo già due o tre: il Pd avrebbe invece dovuto confermare la sua natura di partito serio e di governo. Gridare quotidianamente al lupo è solo patetico ed ha un inconfondibile sapore di frustrazione.

PERCHÉ LA SINISTRA CONTINUA A PERDEREultima modifica: 2024-04-28T14:03:38+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “PERCHÉ LA SINISTRA CONTINUA A PERDERE

  1. @ Luca: la sanità non ha bisogno necessariamente di più fondi, ma di una migliore gestione. Certo che più denaro non farebbe male, ma, per fare un semplice esempio, se si continua ad espletare concorsi per l’assunzione in Pronto Soccorso e per 600 posti si presentano 60 aspiranti, non si risolve nulla anche con più denaro.

  2. C’è davvero bisogno del ponte sullo stretto? a me pare solo un enorme spreco di soldi che potrebbero essere utilizzati per altre cose più importanti tipo la sanità

  3. Sull’antifascismo: la sinistra sta commettendo un errore clamoroso. Chi non si proclama antifascista è considerato automaticamente fascista. Come se chi si dichiarasse non cattolico fosse anti-cattolico, il non musulmano fosse anti-musulmano, il non gay fosse anti-gay, e così via.
    Continuano ad affermare che la Costituzione è anti-fascista. Forse non l’hanno mai letta (o capita): la Costituzione vieta la riorganizzazione del Partito Nazionale Fascista, ma non vieta di essere fascisti. Né potrebbe farlo, visto che l’art. 3 dice:
    “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
    Quindi tutte le opinioni politiche sono ammesse e deve essere possibile manifestarle.
    Dimenticavo: chi non si dichiara anti-comunista è comunista?

  4. Grazie, Professore, per continuare a condividere con noi i suoi preziosi articoli. Credo fermamente che i commenti di noi lettori affezionati possano offrirle una percezione più chiara del nostro interesse e apprezzamento per il suo lavoro. Con questo mio commento, desidero non solo esprimere la mia gratitudine, ma anche invitare gli altri lettori a far sentire la loro voce. Un semplice commento può fare la differenza e sostenere il nostro stimato autore. Uniamoci tutti in questo piccolo, ma significativo gesto di supporto!

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