ZAGREBELSKY

Gustavo Zagrebelsky, sulla Repubblica del 27 aprile, vorrebbe dire tutto sull’antifascismo, e riesce soltanto a dire tutto sul suo maniacale orizzonte intellettuale. L’intera politica del pianeta a suo parere ruota intorno a quella insignificante ideologia di cent’anni fa. Così arriva a dire che in tutto il mondo i regimi si distinguono in fascisti e antifascisti. Idea che all’estero farebbe sobbalzare di sorpresa non solo i politici e le persone colte, ma anche i semplici cittadini. Ecco le sue parole. «Fascismo e antifascismo non sono due sfumature politiche: sono visioni che dividono la concezione del mondo in due (due Weltanschauungen, nel lessico fascista tedesco). L’una contraddice l’altra nell’essenziale, e non c’è spazio per una terza. È una autentica dicotomia: ciò che sta in una parte non può stare nell’altra». Come si vede, non si è esagerato quando si è parlato di fascismo mondiale. In realtà, accanto alla dicotomia di cui parla il magistrato, ce ne sono molte altre: mentalità di destra e mentalità di sinistra. Mentalità cristiana e mentalità laica. Mentalità collettivista e mentalità liberale, mentalità conservatrice e mentalità progressista, e così via. Zagrebelsky le ignora sovranamente, perché il suo unico orizzonte è il fascismo. Comunque, se nessuno può sfuggire alla dicotomia zagrebelskiana, la Svizzera è fascista o antifascista? E la Danimarca, il Belgio, l’Australia, la Lettonia? Zagrebelsky ci assicura che siano di origine politica controllata? Gli Stati Uniti, dove non si parla mai di fascismo o antifascismo, sono fascisti o antifascisti? Per Zagrebelsky forse l’America è un portatore sano (e inconsapevole) di fascismo. Storicamente gli Usa hanno fatto guerra alle dittature nazifasciste perché aggressive, non perché portatrici di idee sbagliate. Agli americani delle idee di Mussolini e di Hitler non importava un fico secco. Se italiani e tedeschi si fossero tenuti quelle dittature senza aggredire gli altri, agli Americani sarebbe andata benissimo. L’Inghilterra non ha dichiarato guerra alla Germania perché non sopportava il nazismo, ma perché ha rischiato di essere invasa, oltre che di vedere l’intera Europa sottomessa ad un potere ostile. Poi Zagrebelsky esamina le scuse che avanzano coloro che, essendo fascisti nell’anima (secondo lui), non vogliono ammetterlo apertamente. Mi sono permesso di raggrupparle per linea argomentativa. Argomenti storici: il fascismo è cosa d’altri tempi; il fascismo ha fatto cose brutte ma anche belle; la resistenza, e non solo il fascismo, si è macchiata di crimini. Al riguardo Zagrebelsky ha poco da ironizzare: sono fatti veri. Argomento sociologico: i problemi degli italiani sono diversi; quasi vero. Nel senso che la maggior parte delle volte gli italiani non si occupano nemmeno degli altri problemi: si limitano ad imprecare. Argomento dei vigliacchi (cioè di quelli che temono di essere condannati per eresia): antifascista a modo proprio; fascismo e antifascismo sono fatti miei. Ma questi poveracci hanno sì o no il diritto di non rispondere alle domande degli importuni? Zagrebelsky rigetta anche l’argomento della colpa comune delle dittature, definendo «Sciocca e retorica» questa domanda: «Tu che mi chiedi, tu sei anticomunista?» Ma se è stupida la domanda: «Sei comunista?» è anche stupida la domanda «Sei fascista?». Ma Zagrebelsky procede intrepido. «Il fascismo, al di là della parola, invece, è attuale, sempre». Romolo di destra e Remo di sinistra. Silla di Destra e Cesare di sinistra. Antonio di sinistra, Ottaviano di destra, ecc. Chissà quanto riderebbe un vero storico, ascoltando questo catalogo. Ma il fascismo per l’illustre editorialista è eterno nella sostanza. Ci scusiamo per la lunga e barbosa citazione: «Ne vediamo i contenuti, (…): nazionalismo e purismo etico ed etnico; rifiuto della modernità e dei diritti universali; restaurazione dei valori tradizionali; irrazionalismo e avanguardismo; primato dell’azione, anche violenta, sulla riflessione e sulla discussione; anti-intellettualismo; accentramento del potere, decisionismo e antiparlamentarismo; (…); disprezzo della cultura e culto della forza; “machismo” e antifemminismo; intolleranza alle critiche; ostilità nei confronti della libertà di pensiero, scienza, arte e stampa; (…); (…); senso comune; concezione del popolo come massa organica indifferenziata; (…); intolleranza verso i “diversi”, “non integrabili”; xenofobia e razzismo conclamati o dissimulati; unanimismo; complesso del complotto; nazionalismo ripiegato su se stesso contro internazionalismo, universalismo e cosmopolitismo; superiorità o unicità nazionale; vittimismo aggressivo. Accidenti, che descrizione accurata del regime di Putin! Chi non ci credesse rilegga il corsivo. I fascisti (che orrore!) si dicono credenti, e questo serve a «invocare la fonte suprema della legittimità del potere». Gott mit uns, per dire. Ma prima di vedere il fuscello ad ovest, Zagrebelsky dovrebbe vedere il trave ad est: è nel mondo bizantino (e russo) che il supremo capo religioso è sottoposto al supremo capo politico. Nella Chiesa Ortodossa questa è un’eredità della Seconda Roma, Costantinopoli. Nel mondo occidentale invece imperano i principi dell’Illuminismo (che lui chiamerebbe Valori della Resistenza). Una nota sulla parola Weltanschauungen. Innanzi tutto, Zagrebelsky avrebbe potuto scrivere pianamente «concezioni del mondo» e tutti l’avremmo capito. Ma soprattutto perché attribuire quell’innocente parola al lessico fascista tedesco? Cercando su Internet ho trovato questa informazione: la parola è apparsa erstmals bei I. Kant in der Kritik der Urteilskraft nachgewiesen, bezeichnet die in ein System gebrachte Gesamtauffassung vom Ursprung, Wesen und Ziel der Welt und des Menschen in ihr». Che non traduco per non mancare di rispetto alla competenza in tedesco del dr. Zagrebelsky. Per i profani dico soltanto che la parola è contenuta nella Critica del Giudizio di Kant. Che Kant fosse criptofascista?

ZAGREBELSKYultima modifica: 2024-04-28T14:44:35+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “ZAGREBELSKY

  1. Hannah Arend, questa grande studiosa del totalitarismo, non considero’ il fascismo un movimento totalitario: “La Arendt conclude che mentre il fascismo italiano era un movimento autoritario nazionalista, il nazismo e lo stalinismo erano movimenti totalitari che cercavano di eliminare tutte le restrizioni al potere del movimento.” Della stessa opinione fu il grande storico dell’ebraismo: Yosef Hayim Yerushalmi.
    Il nostro Sergio Romano, che non considera il fascismo un vero totalitarismo, giudica il comunismo piu’ “coerentemente totalitario del nazismo”.
    Giovanni Antonio Lampis: “In seguito agli studi di Hanna Harendt sul totalitarismo, prosegue Romano, il termine regime totalitario viene applicato senza distinzioni agli Stati comunisti, nazisti e fascisti. E tuttavia la realtà indicherebbe che, tra i regimi totalitari, alcuni furono più coerentemente totalitari di altri. Romano si riferisce in particolare allo Stato sovietico, che “si impose con la forza, conferì tutto il potere a un solo partito, imbavagliò la Chiesa, censurò qualsiasi manifestazione eterodossa, soppresse il diritto di proprietà”. Basta e avanza perché su questo breve saggio di uno dei politologi italiani più noti sia scoppiata la polemica. Soprattutto a sinistra.
    Il regime comunista, secondo Romano, fu addirittura più totalitario di quello nazista. Il nazismo ‘fu poliziesco, repressivo, brutale, razzista e violò in molti casi la proprietà privata, ma non la abolì (…). Non basta. A dispetto delle sue ambizioni totalitarie e delle sue velleità neopagane, non abolì le due grandi famiglie del cattolicesimo tedesco: la cattolica e la protestante’.”
    E dal New York Times: “Who Were the Fascists, curato da Stein Ugelvik Larsen e altri e contenente contributi di alcuni dei maggiori specialisti mondiali sul fascismo, mostra – se ancora dovesse essere dimostrato – che il fascismo non era un monolite. Ma Larsen e i suoi colleghi mostrano anche che alcune caratteristiche erano condivise dalle molte varietà di fascismo e che si può parlare di tendenze tipicamente fasciste. Inoltre, anche se non siamo in grado di dire con precisione chi fossero i fascisti, possiamo affermare con una certa sicurezza chi non era fascista. Per fare quest’ultimo, dobbiamo liberarci, finalmente, dell’abitudine di ispirazione comunista di caratterizzare come fascista chiunque sia alla nostra destra e, occasionalmente, anche all’estrema sinistra.”
    Ma ritorniamo a Sergio Romano: “L’espressione «male assoluto » fu usata da Gianfranco Fini nel corso di un viaggio a Gerusalemme. La frase mi sembrò priva di qualsiasi rilevanza storica e un po’ troppo enfatica. Se il regime fosse stato davvero «male assoluto», la Repubblica democratica avrebbe dovuto dissolvere tutte le istituzioni create nel corso del Ventennio, abolire il codice civile, sopprimere l’Iri, restituire la Banca d’Italia alla legislazione prefascista, eliminare la legislazione previdenziale e assistenziale. La Repubblica, invece, conservò molte di quelle cose perché erano state fatte da uomini competenti, non necessariamente fascisti, a cui il regime aveva permesso di realizzare i loro progetti e le loro ambizioni.”

  2. Gaetano Azzariti, magistrato e giurista, durante il ventennio fascista ricoperse l’incarico di capo dell’Ufficio legislativo del ministero di Grazia e Giustizia e in quel ruolo partecipò alla costruzione legislativa del regime fascista. Poi nel 1938 venne nominato presidente del Tribunale della razza fino al 25 luglio, caduta di Mussolini. Il giorno dopo il maresciallo Badoglio lo nomina ministro di Grazia e Giustizia incarico che ricopre fino al 15 febbraio del 1944. Alla fine del 1945 Azzariti ritorna a capo dell’Ufficio legislativo con il nuovo ministro della Giustizia Palmiro Togliatti di cui diventa consigliere di fiducia. Nel 1955 Giovanni Gronchi lo nomina giudice della corte costituzionale di cui diventa presidente nel 1957 fino al 5 gennaio 1961 giorno della sua morte. Da presidente del tribunale della razza a presidente della corte costituzionale, senza abiure o ritrattazioni. E senza che nessuno glieli abbia mai chiesti, né il monarchico Badoglio, né il comunista Togliatti ( il migliore ), né il democristiano Gronchi.
    A Giorgia Meloni, che il fascismo lo ha visto solo in fotografia e che in più occasioni, anche ufficiali (1), ha dichiarato non aver mai avuto simpatia per quel regime e di considerare le leggi razziali del 1938 una vergogna nazionale, la sinistra chiede insistentemente di dichiararsi “antifascista”. Senza rendersi conto la richiesta oltre che ridicola è improponibile. Come osservò Winston Churchill “ In Italia fino al 25 luglio c’erano 45 milioni di fascisti; dal giorno dopo 45 milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che l’Italia abbia 90 milioni di abitanti “. Il sarcasmo di Churchill rende evidente, date le dimensioni del fenomeno, l’origine del termine “antifascista”, la sua etimologia. Trattasi di fascista pentito. Che c’entra la Meloni ?
    (1) https://www.youtube.com/watch?v=0qVqGUFprng

  3. @carloeduardo1 Barbero è un personaggio piuttosto sopravvalutato.
    Il comunismo è intrinsecamente più totalitario del fascismo: per la sua stessa logica, un’ideologia che considera la proprietà privata un furto non può essere democratica e non può che imprigionare tutti quelli che la pensano diversamente (come è puntualmente avvenuto ogni qualvolta i comunisti ne hanno avuto la possibilità). Sarebbe come per le persone normali accettare il diritto di ladri e rapinatori di essere tali e svolgere le proprie attività.
    Altro che “applicazioni autoritarie” come se fossero stati incidenti di percorso.

  4. Ripropongo, senza riscriverlo, il mio commento al post precedente (Perché la sinistra continua a perdere).
    Certamente il sig. Zagrebelsky crede che chi non la pensa esattamente come lui sia fascista. Quindi si sta dando del fascista da solo.

  5. Recentemente Alessandro Barbero ha sostenuto che la differenza fra fascismo e comunismo sta nel fatto che nel primo è insita la violenza, la sopraffazione, mentre nel secondo, al netto di applicazioni anche autoritarie ( Sic ! ) , è permeato da uguaglianza, giustizia e democrazia. Un’ideologia totalitaria che ha prodotto disastri di proporzioni umanamente analoghe a quelle del nazismo, anche grazie a intellettuali sedicenti illuminati che hanno diffuso il verbo totalitario ammantandolo di giustizia sociale.

  6. Forse à più difficile rispondere ad un insulto che ad un complimento. In questa occasione siete stati tutti molto generosi con me – direi affettuosi – ed io non so come rispondere. Dico “Grazie!” e vi prego di contentarvi di questa banalità.
    Temo sinceramente di essere sopravvalutato in questo senso: che di solito si ammira ciò che è superiore all’ordinario, mentre io offro – credo – dosi massicce di buon senso terra terra. E se molti mancano di questo buon senso terra terra, non è un merito mio, ma un demerito loro.
    Del resto lo dico sempre che questa mi sembra un’epoca impazzita, in cui la gente è sorpresa dai fatti come fossero cose impensabili. E invece essi rientrano pianamente nella grande corrente della storia.
    Speriamo di uscirne indenni.
    Ancora grazie, Gianni.

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