Alcuni giorni fa la Knesset (Parlamento israeliano) ha votato a stragrande maggioranza, opposizione inclusa, contro la nascita di uno Stato palestinese. Ed si è trattato di un errore. Non per la tesi in sé, certamente ben fondata, quanto perché, quando le verità sono sgradevoli e non si è costretti a dirle, è meglio tacere.
La teoria dei Due popoli e due Stati imperversa e al riguardo si dimentica sempre che è esattamente ciò che ha voluto fare l’Onu nel 1947. Ciò che Israele ha accettato e che gli arabi hanno rifiutato. Ché anzi hanno scatenato contro Israele tre guerre, nel 1948, nel 1967 e nel 1973. E pur perdendole tutte non hanno mai cambiato opinione. Né possiamo trascurare gli innumerevoli attentati, le stragi (fino a quella del 7 ottobre 2023) e la costante predicazione di intolleranza e di odio. Israele ha sempre chiesto di essere lasciata in pace e non l’ha mai ottenuto. Fino a doversi chiudere a riccio, innalzare muri di cemento, ed arrivare ad una totale segregazione fra la popolazione israeliana e quella palestinese. Col danno, per quest’ultima, di non potere più mandare i propri lavoratori là dove potevano guadagnare molto di più che nel loro territorio.
Per giunta i palestinesi hanno tante volte violato il dovere di lealtà (inviando missili per uccidere civili, usando le ambulanze per scopi militari, assassinando a tradimento pacifici cittadini o mandando bambini o bambine insospettabili a farsi esplodere) che la chiusura è stata totale. Gli israeliani vanno nei Territori Occupati soltanto armati fino ai denti e soltanto in caso di necessità. Ma tutti questi pessimi rapporti umani non impedirebbero la formazione dei due Stati: ci sono frontiere, come quella di Cipro, che non sono fatte soltanto di filo spinato ma anche di odio. Come scritto già tante volte su questo stesso giornale la ragione per cui non si può avere uno Stato palestinese è nella nozione stessa di Stato sovrano.
Secondo la Treccani, lo Stato è un «Ente dotato di potestà territoriale, che esercita tale potestà a titolo originario, in modo stabile ed effettivo e in piena indipendenza da altri enti». Sulla base di questa definizione, si può chiamare Stato l’Ungheria fino alla caduta del Muro? Certamente no. Budapest era una colonia. Aveva la potestà territoriale, ma non a titolo originario: gliela aveva affidata Mosca. Ed era così poco indipendente che, quando ha voluto ritrovare la democrazia (rivoluzione del 1956) la Russia ha inviato i carri armati ed ha riconfermato il suo dominio. Per lo stesso motivo non si può considerare uno Stato secondo la definizione della Treccani la Cecoslovacchia comunista. Anche qui, quando si è avuto un vagito di libertà, sono arrivati i carri armati. Durante tutto il tempo in cui la Russia ha dominato l’est europeo, abbiamo avuto soltanto uno Stato degno di questo nome: l’Unione Sovietica. E per lo stesso motivo non corrispondevano alla definizione giuridica di Stato le colonie di un tempo.
Tutto ciò significa che lo Stato palestinese in tanto sarebbe uno Stato, in quanto potesse anche armarsi ed attaccare Israele, o chiamare gli alleati a farlo partendo dal suo territorio. E perché mai Israele dovrebbe ridursi a respingere il nemico avendolo già sotto casa, quando oggi può cominciare a difendersi dalle sue frontiere attuali? La stessa Gerusalemme è circondata per tre lati dal territorio di questo fantomatico Stato aggressivo. Dunque tutto ciò che Israele può concedere – come ha già fatto con i Territori Occupati – è un’autonomia amministrativa, nulla di più. Nulla che possa mettere in pericolo la sua pace. Nulla che possa costituire la base di attacco di una nuova guerra. Gli israeliani non hanno una speciale tendenza al suicidio.
Del resto al riguardo abbiamo due controprove. Malgrado settantasei anni di convivenza, i palestinesi dei Territori Occupati non hanno rinunciato al sogno di eliminare Israele. Non di stringere patti con essa, non di convivere civilmente: vorrebbero – come gridano in tutto il mondo anche i loro sostenitori – eliminare quello Stato e scacciare o uccidere tutti gli ebrei. Scarse premesse, per un accordo.
La seconda controprova è la vicenda di Gaza. Gaza era uno dei Territori Occupati e Israele nel 2005 le ha regalato l’indipendenza. Addirittura, per evitare fastidi e frizioni, ha espulso con la forza i coloni israeliani che erano nella Striscia. E che uso hanno fatto i gazawi della loro indipendenza? Hanno bombardato le cittadine israeliane con infiniti razzi (miranti esclusivamente ad uccidere persone) per infine manifestare le loro intenzioni con il massacro del sette ottobre. Si può avere la testa dura, ma non vedo chi potrebbe non capire questi messaggi.
Dunque la speranza della creazione di Due popoli e due Stati è sempre stata per ragioni obiettive una chiacchiera inutile (perfino quando l’autore è stato il Presidente degli Stati Uniti). E si continuerà a parlarne perché si sembra tanto saggi, tanto buoni ed equidistanti, quando lo si fa. Come dicevano tutte le miss di un concorso di bellezza in un film americano (Miss Detective), «vogliamo la pace nel mondo».