CINQUE IN CONDOTTA

CINQUE IN CONDOTTA

La scuola è sommersa da strati di retorica. I professori amano gli alunni come figli e del resto la parola “alunno” deriva da “alere”, nutrire. Dunque è lecito immaginare la classe come un posto in cui un saggio, benevolo ed ispirato, offre il nettare della cultura a discenti che l’aspettano a bocca aperta, ansiosi come i pulcini nel nido. Oh, che bella immagine.

La realtà è diversa. Non solo perché per sua natura differisce dal sogno, ma perché alunni che venerassero la scuola come il tempio in cui saranno formate le loro anime e la loro cultura (cosa che pure è), sarebbero da portare dallo psichiatra.

In natura l’adolescenza non esiste. Col raggiungimento della maturità sessuale, la “minore età” finisce. E infatti, presso i primitivi, dopo una cerimonia di iniziazione, si passa da fanciulli ad adulti. Nella società evoluta invece le cure parentali si prolungano molto di più. Non basta che le ragazze siano in grado di partorire e i maschi in grado di cacciare: hanno ancora molto da imparare. C’è dunque un lungo periodo in cui gli esseri umani sono fisiologicamente maturi ma devono comportarsi come bambini; vorrebbero essere autonomi ma dipendono interamente dai genitori; vorrebbero in primo luogo avere attività sessuali e “sportive” e sono costretti a star seduti e ad imparare cose che non gli interessano per niente. La scuola, anche se necessaria, è un’innaturale costrizione: ecco perché i ragazzi che amano la scuola sono allarmanti.

I giovani d’oggi non sarebbero contenti di essere proclamati adulti a quindici anni per poi vivere zappando o cacciando dalla mattina alla sera. E morire in media a venticinque anni. Devono dunque capire che la scuola è la migliore soluzione. Non si tratta di amarla, si tratta di riconoscerne l’utilità.

Per la verità, molti provano a spiegarla, quell’utilità. Dicono ai giovani che la matematica insegna a ragionare; che le scienze gli danno un’idea della natura; che la poesia è la luce del mondo; che senza conoscere la storia non si capisce il presente. Una serie di errori. Non che quelle affermazioni non siano vere, anzi: ma chi cerca di provare l’utilità della scuola in questo modo è come se ammettesse che se i destinatari non fossero convinti dalla perorazione, poi avrebbero il diritto di non andare a scuola o di non studiare. Invece bisogna dire loro: “la scuola è utile perché lo diciamo noi”. E avendo riconosciuto che è un’immane seccatura, avvertirli che non gli sarà risparmiata. Che anzi durerà di più (bocciatura) se non si impegnano.

L’utilità della scuola la capiscono i grandi e l’alunno deve anche comportarsi bene perché ciò è necessario per l’insegnamento. Non è più complicato di così.

Da qualche decennio a questa parte, invece, la mancanza di sanzioni ha provocato un disastro. I giovani hanno speso fra i banchi lo stesso tempo dei loro nonni, si sono annoiati quanto loro, ma ne hanno ricavato un’utilità molto minore, in termini di cultura e di formazione. Il diluvio di cinque in condotta, conseguente alla riforma Gelmini, sta lì a dimostrare la frustrazione di tanti e tanti docenti. Per la stragrande maggioranza costoro sono persone dal cuore tenero, tutt’altro che Cerberi, ma è chiaro che non ne possono più. Non appena hanno avuto un’arma in mano, se ne sono serviti con entusiasmo. In una classe su due c’è oggi un ragazzo cui i professori hanno detto che, se continuerà come in passato, saranno costretti, indipendentemente dal profitto, ad usare l’arma assoluta (e vagamente sleale) della bocciatura. Che tristezza, che si sia dovuti arrivare a tanto.

Bisognerebbe smetterla, con la retorica. La scuola non sarà mai divertente, interessante o addirittura entusiasmante, come sognano certi film e i poeti dell’insegnamento. Come nessuno pretende che l’infermiere di notte, il becchino o l’impiegato del catasto si divertano, guadagnandosi il pane, non si vede perché i ragazzi dovrebbero divertirsi, frequentando la scuola. È il loro lavoro. Il pranzo che troveranno in tavola ha questo prezzo.

Poi, magari, partiti col piede giusto, e col professore eccezionale, la scuola potrà anche essere un bel posto in cui stare: ma non bisogna né aspettarselo né, soprattutto, pretenderlo.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

2 marzo 2009

CINQUE IN CONDOTTAultima modifica: 2009-03-03T10:18:25+01:00da Giannipardo
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Un pensiero su “CINQUE IN CONDOTTA

  1. CONCORDO PERFETTAMENTE, LA SCUOLA DEVE ESSERE FREQUENTATA PERCHE UTILE E NECESSARIA NON PERCHE’ DEBBA PIACERE. INFATTI CON QUESTA RIFORMA SI METTE FINE ALLA FILOSOFIA POST 68 ( 6 POLITICO, VIETATO VIETARE E COSI’ VIA),FILOSOFIA CHE HA PORTATO AL DEGRADO MORALE E DIDATTICO DELLA SCUOLA ITALIANA

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