TRUMP E MILEI

Quando una tesi è azzardata è meglio riconoscerlo subito, e proporla come un’ipotesi, al limite come un gioco. Per gran parte del Novecento si è ritenuto il comunismo il destino ineluttabile dell’umanità. È possibile che, agli inizi del Ventunesimo Secolo, si stia avendo un rigetto corale non più del comunismo (morto agli inizi degli Anni Novanta) ma addirittura del socialismo e della sua mentalità idealista, collettivista, buonista e irenica.
Il sintomo che può far pensare a questa ipotesi è la comparsa, e il successo, di due personaggi impresentabili come Donald Trump negli Stati Uniti e Javier Milei in Argentina. Il successo che hanno avuto non in due Paesi qualunque, ma il primo nella più grande potenza mondiale, il secondo nel Paese più importante e più europeizzato dell’America del Sud, è significativo. E tuttavia c’è in loro due una rozzezza di idee, un livello plebeo dei programmi, una tale tendenza all’espressione volgare, che uno si sarebbe immaginato un rigetto immediato e totale dell’intera collettività. Non siamo più ai tempi di Masaniello. E qui invece abbiamo un successo alla Masaniello.
Trump non esita ad esprimersi in modo scandaloso. Recentemente ha detto: «Se i Paesi della Nato non pagano il giusto per la loro difesa, che Putin li attacchi pure». Di Milei si potrebbe dire che taglia i problemi con l’accetta, e lui potrebbe irriderci dicendo che abbiamo sbagliato attrezzo: lui usa la motosega, come quella sbandierata in televisione, per dire che intendeva segare molti rami dello Stato e, per quanto possibile, espellerlo dall’attività produttiva del Paese. Il mondo intero si è scandalizzato, in ambedue i casi. E tuttavia in che consiste la novità?
La novità consiste soltanto nella morte della political correctness, nella tendenza a dire la verità nel modo più insultante ed esulcerante possibile. Donald avrà pensato: «Perché dovrei dire che ‘Se i Paesi della Nato non contribuiscono adeguatamente alla loro difesa, gli Stati Uniti non possono garantire da soli che essa sarà efficace’? Io penso: ‘Se non pagate per la vostra difesa siete degli imbecilli e delle sanguisughe. Dunque andate al diavolo. Anche in bocca a Putin’. E questo dirò». In altri termini – ecco il punto di svolta – potrebbe darsi che ciò che pensa Donald lo pensino distesamente anche tutti gli altri, alla Casa Bianca, al Pentagono, e in tutte le sedi che contano. Ma non lo direbbero come Trump perché non sarebbe politically correct.
Ecco la cosa stupefacente: qualcuno comincia a rigettare, con successo, tutti i moduli linguistici e idealistici del Ventesimo Secolo. Non è vero che tutti i popoli sono uguali, alcuni sono una massa di delinquenti pericolosi. Non è vero che i poveri sono sfortunati, spesso sono degli incapaci o dei pigri. Ognuno deve pensare a sé stesso, e nessuno deve aspettarsi che siano gli altri a risolvere i suoi guai. Non è vero che tutti i problemi internazionali si risolvono con la diplomazia, meglio avere un tale esercito che, alla sola idea di attaccarci, il nostro nemico abbia i sudori freddi. La diplomazia è una forma di mondanità. Non so perché i delinquenti delinquano, ma li voglio in galera. Make America great again significa anche tornare all’America degli uomini rudi, irridendo quelli che non osano chiamare nano un nano o nero un nero. Pensa Donald Trump: «Se non c’è niente di male ad essere nani o neri, non ci deve essere niente di male a designarli con una loro caratteristica. Se no io dovrei offendermi se mi chiamano bianco visto che realmente sono bianco».
Qualcosa di analogo è ciò che ha fatto e detto Milei in Argentina. Quel Paese è stato appassionatamente socialista per decenni: al cambiare dei governi, è sempre rimasto valido il dogma che il Paese dovesse essere caratterizzato dal dirigismo, dal collettivismo, in una parola dal socialismo. Ma ecco arriva Milei e dice: «Se lo Stato spinge i suoi rami fino ad impossessarsi di tutte le branche dell’attività umana, fino a condurre uno dei Paesi potenzialmente più ricchi del mondo – come l’Argentina – ad essere costantemente un Paese miserabile e fallito, sapete che vi dico? Io taglierò quei rami. Non è vero che lo Stato è la soluzione di tutti i problemi. La verità è che lo Stato è IL problema. Se riusciamo a ridurlo alla sua funzione primaria, in modo che non ci rompa le scatole, ritroveremo la prosperità. Ecco perché ho qui la motosega. Non si tratta di potare un po’ lo Stato, si tratta di ridurlo al minimo, al suo tronco». E le folle hanno applaudito e votato Milei. Milei che ha rotto il tabù (socialista) dello Stato-Provvidenza, dello Stato-Salvatore, ed ha dimostrato che sotto quell’illusione c’era lo Stato-impiccione, lo Stato-incompetente, lo Stato parassita che, come si è visto in Russia dopo il 1917, volendo fare la lotta ai ricchi e abolire la povertà, è riuscito nell’impresa di rendere poveri tutti.
Ecco l’ipotesi. Può darsi che ciò che, per tanti decenni, ha dato forza alla sinistra (e ai suoi ideali) stia cedendo il passo ad una reazione popolare. La reazione di chi trova il coraggio di dire che il re è nudo. Ed anche il coraggio di dire che, se si è arrivati dove siamo arrivati, è anche perché noi abbiamo rispettato tutto e tutti, preferendo i peggiori ai migliori. E magari preoccupandoci della loro sensibilità se gli ridiamo in faccia perché sono obesi. Basta. Le cose stanno diversamente. La vita è dura e c’è posto in prima fila soltanto per i vincitori. Chi non vuol essere irriso perché è obeso, dimagrisca. Questo potrebbe far tornare l’America all’antica grandezza, questo potrebbe far tornare l’Argentina all’antica prosperità.
Può darsi che tutte queste ipotesi siano state soltanto un gioco. Ma per cercare di immaginare il futuro, bisogna per prima cosa annusare l’aria.

TRUMP E MILEIultima modifica: 2024-02-17T08:44:47+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “TRUMP E MILEI

  1. Ipotesi suggestiva, ma almeno per quanto riguarda l’Europa poco realistica.
    Prendiamo l’Italia: un paese di analfabeti economici (un dato di fatto che pesa enormemente) dove due terzi della popolazione (non ricordo la percentuale ma siamo lì, se non di più) costa di sole spese sanitarie quattro volte le imposte e tasse complessive che pagano allo Stato. Costano tanto perché lo Stato è generoso, pagano poco o nulla di tasse non per via di politiche liberiste ma sempre per la generosita’ dello Stato (chiamiamola così) che garantisce sconti, regali ed agevolazioni di ogni genere alle fasce di reddito presuntamemte più basse.
    Possiamo immaginare una rivolta popolare contro lo Stato da parte di queste masse enormi di garantiti?

  2. tesi che si sposerebbe benissimo con l’urgenza di importare un differente blocco sociale per ritentare le stesse idee -vecchie, su un diverso background. Saluti.

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