CHI È SENILE

Joe Biden non somiglia a Donald Trump, ma a Donald Duck, per gli italiani Paperino. Qualunque cosa prova a fare, tutto si mette male, e lui sembra destinato a fallire. Sul suo conto aleggia anche il sospetto che, avendo ottantuno anni, sia svanito. Accusa che personalmente trovo ingenerosa ma che ha convinto moltissime persone.
Un osservatore sereno non può avercela con Biden. Quando è stato eletto, questo Presidente è sembrato un personaggio ripescato dall’archivio ma dopo tutto ha fatto del suo meglio, durante questi anni. Si è trovato ad affrontare crisi gravissime e nuove – Nato, Ucraina, Gaza – e, seppure senza grandi successi, se l’è più o meno cavata. Forse è stato sfortunato, certo è che oggi troppi sono insoddisfatti. E tuttavia questo quadro ammette anche un’altra interpretazione, legata anch’essa all’età di Biden: ma non soltanto la sua.
La maggior parte delle teste che decidono, in Occidente, si è formata nel Ventesimo Secolo. Un secolo talmente suggestivo che in troppi non riescono ad uscirne. Tutti seguono gli schemi mentali e i principi dell’interminabile dopoguerra, senza rendersi conto che quel dopoguerra è finito. Sembrava inverosimile, sembrava impossibile, e quasi indecente, ma è avvenuto. Dunque non possiamo reagire agli eventi come se fossimo ancora negli Anni Settanta del secolo scorso. Ed è questa la colpa non soltanto di Biden, ma dell’intero Occidente.
Qual è stato il paradigma fondamentale, per tutto il dopoguerra? Che la pace armata con la Russia non doveva in nessun caso sfociare in una guerra. E probabilmente questo principio ha dominato a lungo anche la dirigenza russa. Ma se non fossimo vecchi (nel senso americano di senile, rimbambiti), nel 2014 avremmo dovuto capire che la Russia non rispettava più questo schema. E infatti s’è annessa la Crimea. Vladimir Putin era teoricamente disposto a scatenare la guerra sul suolo europeo ma era concretamente convinto che l’Europa non avrebbe avuto il coraggio di reagire. E infatti non ha reagito. Blande sanzioni, non riconoscimento dell’annessione, un buffetto sulla guancia: «Suvvia, smettila, birboncello». Putin invece ha raccolto il messaggio sostanziale: pur di rimanere in pace, l’Occidente era disposto a tollerare qualunque cosa. «E allora perché non l’annessione dell’intera Ucraina, visto che ho già un piede nel Donbass?» Da ciò è nata l’iniziativa del febbraio 2022 che ha sorpreso tutti e non avrebbe dovuto sorprendere nessuno.
Gli Occidentali, se non avessero avuto il calendario bloccato sul Ventesimo Secolo, avrebbero dovuto capire che o si rassegnavano all’egemonia russa o reagivano così duramente da rimettere immediatamente la bilancia in equilibrio. Invece di continuare a temere di irritare la Russia, avrebbero dovuto sfidarla, perché essa ci aveva sfidati. Bisognava inondare l’Ucraina di una tale quantità di armi e munizioni che, sempre combattendo sul suolo ucraino, si potessero ributtare i russi fuori dai confini nel giro di un mese o due. In modo da fargli capire che l’Occidente è capace di reagire. Bisognava rispondere non con i belati, con gli aiuti col contagocce, o con la tendenza disperata a cercare la pace: bisognava arrestare il rapinatore, non negoziare.
Né la Russia avrebbe potuto reagire. Anch’essa non era preparata alla guerra, perché non contava di combatterla. Anch’essa non avrebbe potuto obiettare nulla, dal momento che si combatteva su un territorio che non apparteneva certo alla Nato o all’America, ma neppure alla Russia. E in ogni caso di fronte ad un intervento in forze degli Stati Uniti, come quello che abbiamo visto durante la Seconda Guerra Mondiale, pararsi dinanzi al rullo compressore era soltanto un modo di procurarsi il suicidio per schiacciamento. Gli Occidentali questo non l’hanno fatto, perché erano fermi al pacifismo e non hanno capito che si era in una situazione del tutto diversa. Qui non si trattava di scegliere la pace o la guerra, ma di scegliere fra la vittoria e la sconfitta. La guerra era nelle cose. E chi spera soltanto nel pareggio finisce col perdere. Oggi tutti rimproverano Biden per questo stato di cose, ma gli avrebbero perdonato (ammesso che se lo fosse potuto permettere) un atteggiamento risolutamente e concretamente combattivo, nel marzo del 2022? Ne dubito. Fortemente.
Di questa incapacità di capire il presente gli Occidentali si sono resi colpevoli – e si rendono colpevoli – anche riguardo a Gaza. Lo schema era che se Israele, dopo aver subito un’aggressione, cominciava a vincere, si doveva fermare. Per non fare troppo male agli arabi. E Israele effettivamente la smetteva. Ma ovviamente questo gioco agli israeliani non poteva piacere. Ecco perché, nel corso degli anni, Israele si è armata sempre più, incrementando anche la propria produzione di armi, fino ad essere militarmente indipendente e poco disposta ad obbedire ai terzi.
Stavolta, dopo essere stata provocata il 7 ottobre in un modo inumano e fuori dagli standard dell’epoca moderna (Shoah a parte) Israele vuole la sua vendetta. E dal momento che la difficoltà del terreno di battaglia richiede di radere al suolo la Striscia di Gaza, è disposta a raderla al suolo. Che a tutti i terzi piaccia o no. «I morti sono nostri, ed ne trarremo vendetta a modo nostro. Senza sconti. Gaza ha voluto la nostra morte, noi ci limiteremo a volere la morte di tutti responsabili di Hamas. Costi quel che costi, anche ai civili. Non noi abbiamo voluto questa guerra».
E qui, ancora una volta Biden e gli occidentali hanno perso l’autobus. Avrebbero dovuto capire che la musica era cambiata. Che stavolta Israele non si sarebbe piegata. E a questo punto, se fossero stati intelligenti, se fossero stati pragmatici, avrebbero dovuto schierarsi col più forte e sostenere Israele in modo da fare della vittoria di Israele la vittoria dell’Occidente. Purtroppo i nostri dirigenti sono fermi al Ventesimo Secolo.
Forse Biden è senile, ma temo che lo sia l’intero Occidente.

CHI È SENILEultima modifica: 2024-02-13T15:52:34+01:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “CHI È SENILE

  1. ” L’Occidente sembra avere una pulsione irrefrenabile a dare ragione a chi ha torto.” Mi permetto di aggiungere ” ma è ricco di materie prime “.

  2. Sempre con beneficio di inventario. Per Israele si chiede la pace perché Israele sta vincendo e gli arabi stanno perdendo. Dunque l’antisemitismo internazionale, sotto forma di pacifismo, cerca di salvare gli arabi. Nel caso dell’Ucraina, il rischio è che l’Ucraina stia perdendo, e dunque si invoca una guerra che la salvi. In ambedue i casi si cerca il pareggio, con danno dell’aggredito. L’Occidente sembra avere una pulsione irrefrenabile a dare ragione a chi ha torto.

  3. Israele a Gaza non combatte (solo) per vendetta. Combatte per disperazione. Per aver visto vanificati tutti i suoi tentativi (fin dal 1948) di convivere pacificamente con gli arabi. Combatte per la propria sopravvivenza. Se smettesse adesso, Hamas prima o poi tornerebbe sulle proprie posizioni a Gaza, e si ricomincerebbe da capo. Hamas e’ ricca. Qui in Sudafrica oggi vediamo i nuovi sfavillanti SUV dell’ANC da usare per la campagna elettorale per le elezioni di Aprile, comprati con i soldi di Hamas e di Tehran ricevuti come compensazione per avere il Sudafrica portato Israele in corte a l’Aja.

  4. La differente posizione Israele/Ucraina non quadra con la supposta attitudine anni ’70. Se fosse così come mai viene chiesta come unica soluzione nel caso di Israele la pace, e invece nel caso dell’Ucraina l’unica soluzione è la guerra.

    Non basta dire che per l’Ucraina la risposta non è stata più guerra ovvero pace, si sono prese proprio due posizione opposte, entrambe non perfette ma opposte.

    Saluti.

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