SCALTRI, TROPPO SCALTRI

Giuseppe Conte ha un rapporto problematico con la lealtà. Prima richiede un giurì d’onore della Camera per sbugiardare la Presidente del Consiglio e poi, dopo che si è quasi completato il lavoro senza nessun intoppo, i suoi rappresentanti si ritirano da quell’organo (dopo avere approvato tutto quanto fatto sino a quel momento) e lo stesso Conte chiede che la procedura si fermi, “perché il giurì voleva far vincere facile Meloni”.
Qualcuno potrebbe pensare che un simile spregiudicato comportamento sia la conseguenza di una semplice deformazione professionale. Essendo avvocato, è obbligato ad avere una moralità molto flessibile e adattabile all’interesse del momento: basti pensare che, contattato e assunto dall’avversario del suo cliente mezz’ora prima di quest’ultimo, l’avvocato avrebbe sposato con fervore la tesi opposta a quella che sostiene attualmente. Sembra un’osservazione imbattibile e non è. E per continuare a vedere perché il comportamento di Conte non ha giustificazione bisogna prima chiarire la funzione dell’avvocato.
L’amministrazione della giustizia è cosa complessa. Già solo il diritto processuale è una tale selva, che un avvocato civilista non si orienta in un processo penale e un avvocato penalista non si orienta in un processo civile. La legge dunque vuole che i contendenti siano su un piano di parità tecnica, avendo ambedue un avvocato, e che poi ogni avvocato dica e scriva tutto ciò che si poteva esporre a favore del suo assistito. Infine il giudice decide. Per essere ancora più chiari: si immagini che il processo sia un foglio grigio; un avvocato disegna in bianco tutte le linee che favoriscono il suo assistito; l’altro avvocato disegna in nero tutte le linee che favoriscono il suo assisto e, sulla base del disegno risultante, il giudice decide. Ma tutto questo non ha molto a che vedere col comportamento di Giuseppe Conte, che riguarda qualcosa che precede il processo, e lui personalmente.
Chi intenta un processo a qualcun altro dinanzi ad un giudice, con ciò stesso accetta quel giudice; dichiara di crederlo imparziale; si impegna ad accettare la sua sentenza, anche se a lui sfavorevole, e ad eseguirla, in sede civile, o a subirla (per esempio andando in carcere) in sede penale. Nessuno può, vedendo che il processo volge a suo sfavore, dire: «Non riconosco più questo giudice, il processo deve essere annullato». E infatti, se lo facesse, tutto il mondo giudiziario gli riderebbe in faccia.
Il giudice non può essere contestato. Lo si può contestare soltanto prima del processo, in materia penale, per esempio andando a vivere stabilmente all’estero, in un Paese non legato all’Italia da un trattato di estradizione. Ma. finché si è cittadini italiani, si vive in Italia, si hanno beni e interessi in Italia, nessuno può dire: «Non riconosco questi giudici».
Il caso del giurì d’onore è ancora più netto, perché non si tratta di un processo cui obbliga il sistema (se non si concilia una contravvenzione stradale un qualunque vigile urbano ci trascina dinanzi al giudice penale), ma di una libera scelta. «Confido nell’imparzialità di quell’organo e gli affido la reintegrazione della mia onorabilità» Dunque il primo atto di Conte è stato, sostanzialmente, quello di dichiarare alto, forte e pubblicamente, che si fidava del giurì d’onore. Una volta compiuto questo passo, non ha la possibilità di fare marcia indietro, perché il sospetto che non l’avrebbe fatto, se la sentenza si fosse profilata a suo favore, e che scappa dal giudizio perché esso si profila a suo sfavore, è inevitabile. E addirittura disonorevole. Tanto da lasciare sbalorditi: Conte non voleva che si pensasse di lui ciò che aveva detto Meloni in Parlamento, ed ora autorizza a pensare che Meloni avesse ragione e che, addirittura, per non sentirlo dire da un giurì d’onore, lui stesso è fuggito dal giudizio. Prima un brutto sospetto, ora due brutti sospetti.
Essere furbi, in questo basso mondo, è forse una qualità. Ma esserlo troppo, perfino in questo basso mondo, è pericoloso.

SCALTRI, TROPPO SCALTRIultima modifica: 2024-02-12T07:02:03+01:00da gianni.pardo
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