STAMPA E TV

La crisi della carta stampata è innegabile ma, a mio parere, in questi mesi c’è una ragione in più per azzoppare i giornali: sono diventati illeggibili. La maggior parte dei quotidiani, inclusi i giornaloni, sono di sinistra. E si sapeva. Da sempre. Ma da quando c’è un governo di centrodestra si sentono investiti della missione di dirne il massimo male possibile, utilizzando tutte le occasioni, dalla testata fino ai necrologi. Non sono più fogli informativi, sono la versione cartacea di un Savonarola ubriaco di indignazione per il trionfo del Maligno. Indicano scandali improbabili, intervistano intellettuali di sicura fede (di sinistra), denunciano la democrazia in pericolo e le intenzioni malvagie del governo, in un bombardamento tanto continuo e tanto assordante che uno, se appena può, scappa via: per legittima difesa. Così quei quaresimalisti, invece di conseguire il risultato sognato (la squalifica e la caduta del governo) ottengono che la gente non legga più i giornali. E ancor meno, ovviamente, li compri.
Non mi chiedete quale approfondita indagine demoscopica me lo ha detto: lo so per esperienza personale. Finché c’è stato il governo Draghi, ho potuto leggere molti giornali; da quando c’è il governo Meloni, ne leggo sempre meno e salto a piè pari, senza nemmeno sfogliarli, alcuni fogli di sinistra. So già quello che scrivono. Per giunta, frastornato dall’eccesso di denunce, di grida di allarme e di accuse di ogni genere, alla fine non ho nemmeno voglia di leggere i quotidiani che sostengono il governo. Per chi ama leggere in silenzio il chiasso è insopportabile. Prima la Rassegna Stampa mi prendeva una parte della mattinata, ora me la cavo in poco tempo. Leggo l’Ansa, cerco i fatti nudi e crudi, e passo ad altro.
Il caso di un singolo ovviamente non conta, ma se non si tratta più del caso di un singolo, la cosa è allarmante. Vediamo infatti che i giornali tirano sempre meno, vendono sempre meno, incassano sempre meno e licenziano giornalisti invece di assumerne. La gente non legge più. E – quel ch’è peggio – si crede lo stesso bene informata perché sa in sintesi che cosa è successo. Non si rende conto che la radio, internet, la televisione, tutti gli specialisti della bruciante attualità, vi dicono che cosa è successo un paio d’ore fa, ma non ve ne fanno capire il senso. Non lo sanno, o non hanno il tempo di dirvelo. Mentre i buoni giornali sono forse battuti in velocità, e vi dicono soltanto ciò che cosa è successo ieri: ma ve ne spiegano il significato. Magari con un’interpretazione vicina alle convinzioni di chi scrive, ma sempre senza fanatismo, senza violare i fatti, senza alcuna predicazione. E non è differenza dappoco. La preferenza per la televisione si spiega col fatto che sembra gratuita (mentre la paghiamo con la bolletta elettrica), come internet, le chat, e il blabla. E così la gente, vivendo in una folla vociante, crede di sapere tutto e non sa niente: perché anche gli altri, che vivono nella stessa folla vociante, non ne sanno più di loro.
Un microscopico esempio, tratto dall’attualità. Si scopre che dodici dipendenti dell’agenzia dell’Onu Unrwa di Gaza hanno partecipato al raid del 7 ottobre e molti Paesi sospendono il versamento degli aiuti (per ultimo, dopo la Francia, anche il Giappone). Obietta Hamas: «Per soli dodici dipendenti, già licenziati, smettete di aiutare il popolo di Gaza?». Ecco, la gente sa soltanto questo. E può anche dare ragione al punto di vista di Hamas: dodici imbecilli su migliaia di dipendenti non sono nulla. Ma chi legge Fausto Biloslavo (per esempio) apprende che da anni Israele dimostra che quelle scuole indottrinano al radicalismo, che molti docenti sono attivisti di Hamas, che perfino i loro libri di testo sono proni alle tesi dei terroristi, e cento altre prove del genere. Insomma non si tratta soltanto di quei dodici dipendenti, ma di uno scandalo che, scoperchiato e finalmente ammesso oggi, dura da tempo. Ma la gente lo saprà mai?
Ecco la differenza fra il flash e la notizia. La gente crede di conoscere i fatti ed ha invece soltanto i mozziconi dei titoli di una stampa antiamericana, antioccidentale, e in larga misura anche anti-italiana, come quella che abbiamo nel nostro Belpaese. Per dimostrare il pericolo che corriamo basterebbe ricordare l’aureo principio: la televisione si rivolge agli occhi, il testo scritto al cervello.

STAMPA E TVultima modifica: 2024-01-29T10:44:03+01:00da gianni.pardo
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