CHI POTREBBE AIUTARE I GAZAWI

Proponiamoci un gioco piuttosto amaro ma istruttivo. Dimentichiamo le cause della guerra, le colpe di Hamas, quelle degli stessi gazawi e permettiamoci di avere pietà di due milioni di persone che non hanno da mangiare, non hanno ospedali, non hanno servizi pubblici (nemmeno la nettezza urbana), e non hanno un tetto. Insomma che non hanno nessuna speranza. Chi può fare qualcosa per loro?
Per loro non può far nulla Israele, perché da decenni tutti i gazawi sono stati educati ad odiarla. Non è possibile nemmeno un rapporto utile ad ambedue le parti come quello che Israele ha avuto la cattiva idea di instaurare con i gazawi frontalieri. Dunque Israele si limita ad assistere indifferente al loro calvario. Ma chi sono gli altri che potrebbero alleviare le loro pene?
Qui la lista è più lunga del previsto. Chi potrebbe fare qualcosa per loro è Hamas. Se i capi di questa gang fuggissero da Gaza, ordinassero il rilascio delle persone sequestrate e indicassero agli israeliani la mappa e gli ingressi dei tunnel, in modo che essi possano distruggerli, la guerra finirebbe domani. Ovviamente i capi di Hamas cercherebbero di sopravvivere altrove e ovviamente Israele cercherebbe di ucciderli anche altrove, ma a Gaza tornerebbe la pace. Invece – seguendo la sua dottrina di morte – Hamas vuole che i gazawi soffrano e diano la colpa della loro sofferenza a Israele. Al limite, che muoiano a centinaia per fare pubblicità alla causa islamica. È un fatto: a Hamas della vita dei gazawi non importa nulla, e figuriamoci della qualità della loro vita.
Un altro soggetto che potrebbe fare qualcosa per quell’infelice popolazione è l’Egitto. Se solo le permettesse di accamparsi nel Sinai, magari costruendo degli insediamenti meno rudimentali di quelli in cui sono ammassati oggi. Purtroppo non solo nel Sinai non ci sono risorse sufficienti per dare ricetto a due milioni di persone, ma l’Egitto non vuole quei palestinesi neanche in minima parte, perché li conosce bene e li considera degli affiliati alla Fratellanza Musulmana: una minaccia per l’Egitto. Dunque per il Cairo essi possono anche morire. Qualche aiuto sì, prenderseli in casa mai.
La cosa più semplice, pensano molti, sarebbe unificare la Palestina musulmana sotto l’Anp, Autorità Nazionale Palestinese. Chi sostiene questo non sa, o tace, che i palestinesi di Ramallah quelli di Gaza non li vogliono. Perché sono pericolosi; perché sono troppo numerosi; perché vorrebbero farla da padroni e perché destabilizzerebbero la già precaria economia dei Territori Occupati. Sostegno a parole sì, ma non sul loro territorio. Il muro che Israele aveva eretto intorno a Gaza è sempre stato benedetto, nella West Bank.
A questo punto rimangono tutti i Paesi musulmani: l’immensa (ma desertica) Arabia Saudita, la Giordania, la Siria, il martoriato Libano (che già ha avuto da pentirsi di avere accolto dei palestinesi) ed ancora, allargando il cerchio, l’Irak, l’Iran, la Turchia, l’Afghanistan, gli Stati musulmani ex sovietici. La lista è lunga. Come mai nessuno di costoro si è fatto avanti? La risposta è sempre la stessa: nessuno vuole i palestinesi in casa. Essi sono riusciti a farsi disprezzare, temere e odiare da tutti. La Giordania (di cui erano cittadini), dopo averli accolti, ha dovuto buttarli fuori, verso il Libano, a cannonate (Settembre Nero, 1970) perché volevano farla da padroni. Il re Hussein, per poter comandare a casa sua, è dovuto ricorrere a maniere ben più forti di quelle di Israele. Infine ha addirittura rinunciato alla sovranità sulla Cisgiordania, pur di non avere a che fare neanche con coloro che erano rimasti nei Territori Occupati. Non diversamente da come l’Egitto ha a suo tempo rinunciato alla sovranità su Gaza.
Questa esile Striscia, invisibile sulla carta geografica tanto è piccola, ha seminato tanto vento che oggi raccoglie mille tempeste. Nessuno sente vera pietà per lei. Nessuno si sente di trasformare la parola pietà in quella di accoglienza. Anche coloro che dovessero provare sinceramente un grande sentimento di compassione sanno che non devono trasformarlo in una vera apertura, perché domani sarebbero costretti a pentirsene. Aiuti ai gazawi sì, ma a casa loro. E se una casa non l’hanno più? «Ci dispiace sinceramente ma non possiamo farci nulla». Nessuno può farci nulla.
Dunque non è solo Israele che impone a Gaza di pagare uno scotto doloroso, per il malfatto: è l’intero mondo, anche musulmano, che dei gazawi ha una tale cattiva opinione da essere disposto a dar loro da mangiare, ma non a stringergli la mano, e men che meno averli ospiti a casa sua: anche perché nessuno ignora che è gente abituata a vivere di aiuti esterni. Come nessuno ignora che Israele gli ha dato intera libertà ed essi ne hanno approfittato per votare per Hamas e attaccare mille volte Israele con i razzi. Infine nessuno ha dimenticato che hanno esultato per le strade, per l’eroica impresa del 7 ottobre.

CHI POTREBBE AIUTARE I GAZAWIultima modifica: 2024-01-23T18:11:50+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “CHI POTREBBE AIUTARE I GAZAWI

  1. “ Israele avrebbe proposto di cancellare, attraverso la Banca Mondiale, una porzione significativa del debito dell’Egitto per indurre il governo di Abdel Fattah al-Sisi ad accogliere nel Sinai i palestinesi in fuga da Gaza. Lo riporta il sito Ynet. “ Il premier egiziano, Sisi sarebbe però contrario e avrebbe invece proposto che Israele trasferisca i palestinesi di Gaza nel Negev. “
    https://www.rainews.it/articoli/ultimora/Israele-propone-alla-Banca-Mondiale-di-cancellare-una-parte-del-debito-allEgitto-in-cambio-dellaccoglienza-dei-profughi-palestinesi-df8f1374-13ff-4039-8e3b-879febf135e6.html
    E questo nonostante l’Egitto sia sull’orlo della bancarotta !

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