PIETA’ PER GAZA?

Gaza ha aggredito e provocato Israele in modo intollerabile e indimenticabile, ma per questa colpa pagherà un prezzo di dolore strabiliante. Superiore a quello che avrebbero pagato altre popolazioni in un caso consimile. E per queste differenze c’è una logica.

In diritto c’è un principio generale che molti ignorano: il risarcimento che si può pagare per un danno causato non dipende dalla gravità della colpa, ma dall’entità del danno stesso. Se in un incidente d’auto causo la morte di un single, andrò in galera ma non pagherò niente come risarcimento. Se con le stesse modalità uccido un magnate in Rolls Royce con una grande famiglia, per i danni non basterà nemmeno il massimale dell’assicurazione e, detto in sintesi, sono rovinato. Eppure il malfatto è identico. Questa regola si applica anche a Gaza.

I gazawi soffrono perché si combatte sul loro territorio. Ma è il loro territorio che ha aggredito Israele: in quale altro posto si potrebbe combattere? Soffrono perché vengono distrutte le loro case: ma sono loro che le hanno utilizzate come rampe di lancio per i missili lanciati contro Israele. Come fortini per sparare sull’esercito israeliano che avanza. Che hanno usato condomini, ospedali, moschee, istituzioni dell’Onu e ogni altro edificio intoccabile come strumenti di guerra. I guai di cui soffrono i gazawi se li sono cercati. Considerato come si sono comportati, hanno perduto persino il diritto alla pietà. Infatti Israele è più buona di quanto loro meritino, dal momento che non mira espressamente ad ucciderli. Infatti così gli offre più di quanto Hamas abbia offerto ai cittadini israeliani sui quali è riuscita a mettere le mani.

Veramente i gazawi non hanno diritto a chiedere di più, certo non ad Israele. È vero che la Striscia è sfortunata in partenza: è sovraffollata, i suoi abitanti sgomitano su un territorio striminzito tanto che, spostandosi per evitare le bombe secondo le indicazioni di Israele, alla fine non hanno nemmeno chiaro dove potrebbero ancora andare: i posti sono già occupati e persino le zone sicure sono sicure fino ad un certo punto. Il Paese è così piccolo da non avere una seria agricoltura. Non ha industria (salvo la fabbricazione dei razzi). Non produce elettricità e non ha acqua potabile, al punto che da sempre vive di carità. Cioè di quella parte dei miliardi provenienti dai Paesi islamici ricchi che Hamas non è riuscita ad arraffare al passaggio. Ma, appunto, un Paese che ha tante maledizioni sul groppone, come può pensare di imbarcarsi in una guerra, andando contro l’esercito più potente del Medio Oriente, e forse fra i più potenti del mondo? Come può essere aggressivo e crudele l’inerme che ha tutto da perdere? Come può aggredire il più forte in modo tale che questi in seguito è dispensato dall’avere qualsivoglia scrupolo, nei suoi confronti?

Ovviamente qualcuno dirà che non sono stati i semplici gazawi quelli che hanno dichiarato guerra a Israele, è stata Hamas con i suoi terroristi. Obiezione invalida. I popoli da un lato beneficiano di ciò che gli ha procurato un governo abile e dall’altro pagano per i misfatti di un governo criminale. Ne hanno saputo qualcosa i tedeschi del 1944 e del 1945. Anche perché – oggettivamente – quei governi sono espressione del popolo stesso. Qualcuno riesce ad immaginare Hamas che governa l’Inghilterra?

Piuttosto qui è da segnalare un’anomalia. Hitler, parente per certi versi di Hamas, nella sua follia voleva far grande la Germania. Solo negli ultimi mesi, completamente fuori di testa, desiderava la sofferenza e la morte del popolo tedesco, colpevole di non aver vinto la guerra. Mentre Hamas programmaticamente, e da sempre, non ha tenuto conto delle sofferenze che poteva infliggere ai gazawi, soltanto perché hanno commesso l’imperdonabile errore di votare per loro nel 2007. Hamas non verserebbe una lacrima, vedendoli morire tutti: lo si vede dal modo come si comporta ancora in questi giorni. Ma i gazawi non hanno forse pubblicamente applaudito i terroristi che avevano compiuto la gloriosa impresa di uccidere centinaia e centinaia di persone inermi; di avere prima stuprato e poi ucciso innumerevoli donne e di non avere risparmiato neppure vecchi e bambini? «Povera gente ignorante!», dirà qualcuno, in un eccesso di longanimità (a spese altrui). Ignorante sì, sarà gente ignorante, ma anche fanatica e assetata di sangue ebraico. Il suo comportamento ricorda la frase fantasiosamente attribuita agli ebrei che chiedevano la morte di Gesù: E che il suo sangue ricada su di noi. Ebbene, effettivamente a volte ricade.

La situazione di Gaza è obiettivamente tremenda, ma non c’è nessuna sofferenza che i gazawi non abbiano meritato. Hanno anzi la fortuna che nessuna di esse è inferta volontariamente. Comunque non possono pretendere che le loro mancate vittime si occupino di loro, nutrendoli, curandoli e dando loro un riparo. Avere pietà di loro? Forse. Ma solo dopo che loro avranno imparato che cos’è la pietà.

PIETA’ PER GAZA?ultima modifica: 2024-01-09T18:38:03+01:00da gianni.pardo
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7 pensieri su “PIETA’ PER GAZA?

  1. Per Claudio Antonelli
    Caro Claudio, lei parla di razzismo. Io vivo in Sudafrica da circa quarant’anni, e al mio arrivo il razzismo qui era fiorente. I neri venivano trattati dai Boeri non molto meglio di bestie da soma. Poi le cose sono cambiate, e ora c’e’ finalmente la parita’ dei diritti. Peccato pero’ che, con i neri al comando, il paese sia regredito da primo a terzo mondo. Un tempo il Sudafrica era il paese piu’ ricco del continente, oggi siamo alla fame, o quasi.
    Passando ad Israele, gli ebrei non sono certo colpevoli di razzismo. Hanno sempre cercato di integrare gli arabi nella loro societa’, di vivere tutti insieme. Infatti, oggi il 20% degli israeliani e’ composto da arabi. Il resto degli arabi non ha fatto altro che mostrare odio e cercare di annientare la razza ebraica. Chi e’ il razzista qui?
    E parlando di genocidio, Israele sta combattendo per la propria sopravvivenza. Ed e’ Hamas che, nascondendosi tra i civili arabi, ha causato questa situazione. Ora Israele ha due alternative: quella di eliminare Hamas a costo di sterminare una parte della popolazione di Gaza, o quella di uscire da Gaza e aspettare passivamente la propria sorte. Che prima o poi arrivera’, perche’ gli arabi gliel’hanno giurata.

  2. Inizia oggi all’Aja il processo per genocidio contro Israele, su denuncia del Sudafrica. Stamane una “solona” anti-Israele spiegava che, secondo le “convenzioni internazionali”, il reato di genocidio ha tanti aspetti, e include anche la volontà di genocidio e l’istigazione al genocidio. Ma allora perché non condannare coloro che scrivono nella loro pseudo-Costituzione che bisogna distruggere Israele ed eliminare tutti gli Ebrei?
    Mi sembra il solito capovolgimento tra diritti e doveri. Nel caso del “diritto del mare”, si passa dal dovere, per ogni nave, di salvare i naufraghi e portarli nel “porto sicuro più vicino”, al diritto di chi va per mare su una nave clandestina di auto-proclamarsi naufrago ed essere trasportato nel porto che più gli aggrada.
    Nel caso di Gaza, si passa dal dovere di non sparare (potendo) sui civili, al diritto dei terroristi di non distinguersi dai civili tramite divise, anzi di farsi scudo coi veri civili.

  3. Per Nicola De Veredicis:
    Bisogna vivere o aver vissuto all’estero – io vivo in Canada – per rendersi conto del male che puo’ fare la disumanizzazione di un’intera etnia o comunità; che in certi casi può essere la nostra. Avrei molto da raccontare al riguardo, ma mi limitero’ a trascrivere queste righe tratte dal mio libro “Mario Duliani nel pianeta Québec; un Ulisse senza ritorno: Pisino, Milano, Parigi, Montréal” (Firenze: Edarc, 2023).
    “Il discorso sull’animalità sessuale degli italiani ebbe un rigurgito razzista nel 1971 con il feroce attacco condotto dall’intellettuale François Hertel contro i siciliani: l’articolo, “Ces affreux Siciliens”, apparve nella rivista “L’information médicale et paramédicale” del 5 ottobre 1971. Il prete spretato Hertel, nume tutelare di tanti nazionalisti e al quale sono dedicate diverse strade nel Québec, in questo sgangherato, fetido articolo espresse contro di noi idee razziste alla Rosenberg e alla Gobineau: ‘Hanno il coito puzzolente’, pensano solo a fare figli (‘Plus le coït est puant, plus il est fécond!’); bisogna fermarli alle frontiere del Québec impedendo loro di entrare!” […] “A scatenare la reazione antisiciliana di Hertel furono molto probabilmente gli aspri dibattiti sulla lingua che si ebbero in seguito alla ‘crisi scolastica’, con la rumorosa reazione di molti italiani al cambiamento radicale che stava per avvenire in campo educativo nei confronti della lingua inglese, rimpiazzata da quella francese come lingua d’insegnamento scolastico per i figli degli immigrati.”
    Avrei tanti altri esempi concreti da far valere contro le forme peggiori di una “disumanizzazione a priori”, che gli italiani espatriati hanno talvolta conosciuto dal vivo, senza pero’ spargimenti di sangue, e che quindi noi emigrati rigettiamo. Capendo tuttavia le scelte di campo, e le valide ragioni che le sottendono.

  4. Per l’amico Antonelli. L’Antico Testamente ha passaggi “selvaggi”, ma è stato scritto secoli prima di Cristo. Gli amici di Hamas si compiacciono dell’uccisione di inermi e stupri telefonando alla mamma col telefonino. Per quello che vale.

  5. Certamente bisogna ricordarsi che entrambe le parti, come in ogni guerra, sono fatte di esseri umani. Per quanto, in uno dei due casi, si faccia fatica ad ammetterlo.

  6. I guerriglieri di Hamas, il 7 ottobre, hanno dimostrato di nutrire una concezione disumanizzante dei nemici israeliani, militari e civili, da loro trattati come animali da abbattere, da torturare, o da sequestrare.
    Nel campo opposto, il Vecchio Testamento, concentrato di orrori, offre a personaggi di spicco argomenti religiosi che legittimano la “disumanizzazione” dell’avversario.
    In un’intervista televisiva, l’ex ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite Dan Gillerman ha descritto i palestinesi come “animali orribili e disumani”.
    Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha parlato di una guerra tra “i figli della luce e i figli delle tenebre”.
    In un’altra occasione, Netanyahu ha equiparato Hamas al nemico biblico Amalek, invitando gli israeliani a non dimenticare le parole del Signore. Il Signore Onnipotente aveva detto, infatti, a Saul: ”Io punirò Amalek per ciò che ha fatto a Israele (…). Ora vai, attacca gli Amalechiti e distruggi totalmente tutto ciò che appartiene a loro. Non risparmiarli; metti a morte uomini e donne, bambini e lattanti, bovini e pecore, cammelli e asini”.
    Il pericolo che io vedo è che chi, da semplice osservatore, parteggia da lontano ma con tutto il proprio essere, in maniera viscerale cioè, per una delle due parti – o meglio dei due popoli – che si fronteggiano è di ritenere che il nemico appartenga a una specie subumana, ampiamente meritevole quindi delle punizioni che gli vengono inflitte.

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