PERCHÉ ESSERE PER PUTIN?

Perché essere a favore di Putin? La risposta del putiniano è: “Perché ha ragione”. Ma la risposta vera è: “Perché ha evidentemente torto”. E una risposta del genere merita una spiegazione.
Di fronte a qualunque problema l’individuo non si pone come neutrale ma, se appena è possibile, come parte in causa. C’è una disputa internazionale fra Colombia e Bolivia? Se interrogate un guatemalteco vi dirà la sua opinione. Per esempio: “Ha ragione la Bolivia”. Ma se chiedete a un colombiano, quante probabilità avete che vi dica che ha ragione la Bolivia?
Questa prevalenza del riferimento a sé stessi diviene particolarmente importante nei frustrati. Se vince la nostra squadra, ha giocato meglio; se vincono gli avversari, parliamo di sfortuna, di errore di strategia, di sviste dell’arbitro. Ma fin qui siamo ancora nel campo della normalità. Da questa normalità invece usciamo quando la parzialità addirittura acceca. Episodio indimenticabile: come è noto, quando c’è stato l’attentato alle Torri Gemelle, in molte capitali arabe si è festeggiato. Perché? Semplice: perché gli Stati Uniti sono forti e gli arabi sono deboli. Perché gli Stati Uniti sono ricchi e loro sono poveri. Perché gli Stati Uniti, se vogliono, vincono le guerre, e gli arabi perdono persino le guerre di cui hanno preso l’iniziativa. Come quelle contro Israele. A questo punto, se un tornado si abbatte su Washington (e non ne parliamo se avesse la bella idea di arrivare a Tel Aviv), per loro è festa nazionale, è come se la natura li vendicasse.
La caratteristica del vero inferiore – come ha ben visto Nietzsche – è il rancore. La persona di buon senso, a cominciare da Niccolò Machiavelli, sa che il successo è anche frutto della fortuna; e che senza fortuna non si va lontano. Dunque trova che la mediocrità è un destino normale. L’inferiore invece non solo non pensa a questo, ma non vede neppure in che misura il suo insuccesso è causato dal suo demerito. Così arriva – pur di salvarsi – a rovesciare i valori. Per lui il perdente è, ipso facto, colui che meritava di vincere. E se tutti adorano Dio, lui è per Satana. Se tutti sono per l’aggredito, lui è per l’aggressore. Se tutti sono per la democrazia, lui della democrazia vede soltanto i difetti, tanto che alla fine non si sa più che cosa desideri. E via di questo passo. Essere contro tutto e tutti è la risposta simmetrica alla sua sensazione che tutto e tutti siano malvagiamente contro di lui. Diversamente lui, invece di essere un dannato perdente, sarebbe stato un vincente.
Il vero inferiore è contro chi ha ragione perché si identifica naturalmente con colui cui tutti danno torto. Consegue in questo modo il vantaggio di sentirsi un ribelle, un eroe solitario, uno che sfida il mondo crudele. E lo fa a partire dal vestiario: non raramente porta i capelli lunghi e la barbaccia incolta alla Marx, anche lui personalmente un bel soggetto.
In fondo, quello che è stato descritto è un meccanismo naturale. Un proverbio napoletano dice che “ogni scarraffone è bello a mamma soja”, ogni scarafaggio sembra bello a sua madre. E dovrebbe apparire brutto a sé stesso? Il singolo ha un tale bisogno di sopravvivere che è capace di falsare ogni giudizio in proprio favore: se è ignorante, i laureati ne sanno meno di lui; se è povero, è perché i ricchi lo hanno derubato di ciò che gli era dovuto; se è malato, è perché la medicina ufficiale serve le multinazionali dei farmaci. E infatti lui si cura con i farmaci omeopatici di una multinazionale. Si potrebbe proseguire all’infinito, fino al “delitto del depresso”.
Naturalmente, più l’inferiore ha degli strumenti per difendersi, più soffre per il proprio fallimento. Più ha avuto la possibilità di studiare e di vivere in una famiglia agiata, più rischia di diventare un estremista. Nessuno ha dimenticato Giangiacomo Feltrinelli. L’inconscio dice allo sfortunato che molto è colpa sua, ma il suo io “razionalizza” a tutta birra e costruisce un intero mondo in cui lui è un vincente, seppure immaginario, e tutti hanno torto. E poiché la realtà gli dice quotidianamente il contrario, per esempio che Putin ha torto marcio ed è un bugiardo patentato, lui gli dà ragione. Arrampicandosi sugli specchi.
Non vi dovreste stupire se, chiedendo a mille persone se vogliono andare in paradiso o all’inferno, alcuni scegliessero l’inferno. Perché, avendo rovesciato tutti i valori, si sentono in dovere di contestare anche il mito dell’eterna felicità.

PERCHÉ ESSERE PER PUTIN?ultima modifica: 2023-05-20T17:35:58+02:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “PERCHÉ ESSERE PER PUTIN?

  1. X Fabrizio
    a cio’ che mostra la mappa nell’articolo di Bardazzi vanno aggiunti i 1340 km di confine con la Finlandia. Poi, nel prosssimo futuro, gli 895 km con la Georgia, e probabilmente i 2295 km con l’Ucraina.

  2. Gli errori di tutto questo ragionamento – se errori ci sono –sono due. Il primo è quello di giudicare la politica internazionale sulla base della legge. La politica internazionale non ha legge, se non quella della forza.
    Il secondo è quello di non tenere conto delle “dosi”. Come diceva Paracelso, niente è “veleno”, ma molte cose sono “veleno” quando le dosi aumentano.
    Finché la Russia si appropria la Crimea, l’Occidente – magari sbagliando – non reagisce e per amore della pace impone a sé stesso (e all’Ucraina) di tollerare l’illegalità. Poi Putin tenta di invadere l’intera Ucraina, commettendo un errore talmente colossale che praticamente nessuno ha previsto che potesse commetterlo (salvo i servizi segreti americani) e a quel punto, dal momento che ne andava (e ne va) dell’equilibrio mondiale, l’intero Occidente s’è alzato ed ha dato di piglio alle armi. Aussi simple que ça, non è più difficile di così.
    Putin non ha scuse, nemmeno il machiavellismo. Se fosse stato machiavellico, e avesse fatto bene i suoi calcoli, non avrebbe cercato di invadere l’Ucraina. Li ha fatti bene i suoi calcoli Khrushchev che, commettendo un’azione altrettanto spregevole, dal punto di vista umano e democratico, ha invaso l’Ungheria nel 1956. Infatti allora l’Occidente non si mosse. In quel contesto, realisticamente, si potevano mandare i carri armati. Nel contesto attuale, con una Russia media potenza regionale, no.
    È lo stesso errore commesso dall’Argentina con le isole Falkland, quando ha dimenticato che certe donne, invece di mancare di palle, ne hanno quattro.

  3. Mi rendo conto che la lunghezza di questo commento lo rendera’ difficilmente leggibile, tranne che agli “uomini di buona volonta’ “. Ma l’argomento e’ piuttosto complesso.
    Il commento e’ una mia libera, o meglio ridotta traduzione di un articolo di Sebastian Shehadi su Investment Monitor (organo di informazione derivante dal Financial Times).

    https://www.investmentmonitor.ai/special-focus/ukraine-crisis/nato-expansion-russia-putin-ukraine-germany/

    In una conferenza nel Dicembre 2021 Putin, riferendosi alla Nato, disse: “Nel 1990 voi (Nato) prometteste che non vi sareste mossi di un pollice verso Est. Avete tradito svergognatamente la vostra promessa.” E da quel momento, ha costantemente invocato quel “tradimento” quale la ragione della sua invasione in Ucraina.

    Che la Nato si sia mossa verso Est negli ultimi 30 anni e’ fuori dubbio. La domanda e’ perche’.
    Nel 1949 la Nato consisteva esclusivamente di 12 membri (oggi 31). Nata poco dopo la Seconda guerra mondiale, e nei primi stadi della Guerra Fredda, la Nato aveva tre motivi di esistere: “Tenere i Russi fuori, gli Americani dentro e i Tedeschi sotto (controllo)”, come affermo’ Stanley Ismay, il suo primo Segretario Generale.

    “Tenere i Russi fuori” era chiaramente la ragione principale, il contenimento del Comunismo. Mantenere “gli Americani dentro” significava tenere gli Americani a bada dell’Europa, dopo la vittoria contro il nazismo e gli aiuti economici USA (piano Marshall). Infine, mantenere la Germania “sotto”, perche’ i pericoli di un revanscismo tedesco erano ancora molto reali.

    È importante ricordare che l’Unione Sovietica aveva una sua versione della Nato, nota come Patto di Varsavia, fondata nel 1955. Tuttavia, quando la Guerra Fredda terminò nel 1991, il blocco fu sciolto. Allora perché non è stata sciolta anche la Nato? La risposta è semplice: la Germania.

    Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, sorse la gravosa e controversa questione della riunificazione tedesca. Con l’ombra della seconda guerra mondiale ancora incombente, molti su entrambi i lati della cortina di ferro erano profondamente preoccupati dal pensiero di una Germania potenziata. Uno dei più strenui oppositori fu l’allora primo ministro britannico Margaret Thatcher, che nel 1990 descrisse notoriamente l’idea dell’unificazione come “un’assurdità storica”.

    Tuttavia, Mikhail Gorbaciov, l’ultimo leader dell’Unione Sovietica, aveva più paura di una Germania neutrale, che non apparteneva a nessun luogo, che di uno stato tedesco unificato che potesse essere ancorato all’UE e alla NATO, spiega la professoressa Kristina Spohr, vice capo del dipartimento di storia internazionale presso la London School of Economics.
    “Quindi, mentre l’Unione Sovietica iniziava a dissolversi, anche la Russia voleva che la Nato rimanesse intatta in modo da poter gestire la Germania e impedirle di essere un agente libero in Europa”, dice. “A quel tempo, molti politici temevano ancora davvero l’ascesa di un Quarto Reich”.

    Di conseguenza, nel 1990 fu firmato il trattato 2+4, aprendo la strada a una Germania unificata che sarebbe stata integrata nella Nato.
    Sebbene il documento non facesse menzione del futuro allargamento della Nato a est della Germania, la narrativa russa negli anni e nei decenni successivi affermava che Gorbaciov avrebbe accettato il trattato con la tacita promessa che non ci sarebbe stato alcun allargamento della Nato: questo era lo “spirito del trattato”. come l’avrebbe descritta Boris Eltsin, il primo presidente della Russia post-sovietica nel 1993. Qui sta la genesi dell’accusa di Putin “Nato, ci hai imbrogliato spudoratamente”.
    “Ma non vennero fatte promesse vincolanti sul non allargamento”, afferma Spohr. “Ciò che è nel trattato è nel trattato. Non si puo’ iniziare a parlare di uno “spirito del trattato”. Non è pratico. Tuttavia, questo momento ha dato inizio al seme del tradimento nella narrativa russa, qualcosa che è diventato sempre più grande nel corso dei decenni”. Durante i colloqui preliminari per il trattato 2+4, l’allora segretario di stato americano, James Baker, disse infatti ai russi che la Nato non si sarebbe espansa “di un pollice verso est”.

    L’articolo prosegue ancora per un paio di pagine, per chi abbia voglia di leggerlo interamente.

    Vorrei comunque precisare che:

    1. L’articolo e’ stato scritto da persona assolutamente non sospettabile di simpatie russofile, o “putinofile”.
    2. L’articolo espone esclusivamente fatti storici, senza alcun tentativo di interpretazione degli stessi.
    3. Personalmente condanno l’invasione dell’Ucraina con tutte le mie forze, e sono convinto che Putin sia uno dei grandi criminali della storia.

    Volevo peraltro far presente che forse qualcuno potrebbe “essere per Putin” non solo perche’ fallito, pazzo, o afflitto da complessi di inferiorita’. C’e’ chi considera Putin dal lato della ragione, considerando l’espansione della Nato dopo l’annullamento del Patto di Varsavia. Si badi bene, ho scritto espansione, non espansionismo. Le nazioni si sono rivolte e si rivolgono alla Nato spontaneamente, per protezione contro la Russia, e ne hanno ben donde.

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