L’ETNIA

di Dino Panigra

Il ministro Francesco Lollobrigida ha usato la parola “etnia” e si sono aperte le cateratte del cielo. Secondo “La Repubblica”, “Etnia italiana cela l’idea di razza”, ed essendo stato evocato il Maligno, ancora rabbrividisco. Ma poiché sono indifferente ai pericoli delle parole, più o meno come un apicultore dinanzi alla sua arnia, vado ai fatti. Al “significato”, come si diceva in linguistica, piuttosto che al “significante”. Le etichette importano poco. Qual è il problema?
È molto semplice. Una nazione è una entità in cui i cittadini sentono di avere qualcosa in comune (la lingua, le tradizioni, l’arte, il sentimento della propria identità) cosicché questi cittadini hanno la percezione di un “noi” che contrappongono ad un “loro”. Una differenziazione che non implica necessariamente ostilità. Io ho simpatia per gli inglesi ma gli inglesi per me rimangono “loro” e non fanno parte del “noi”. Poi, certo, se un inglese viene a vivere in Italia e i suoi figli conoscono l’italiano meglio dell’inglese, anche loro faranno parte del “noi” piuttosto che dei “loro”. Ma questo amalgama incontra dei limiti.
Un ebreo italiano è un italiano a pieno titolo perché da noi la religione, se non è fanaticamente seguita e se, soprattutto, è tollerante verso le altre religioni, non ha importanza. Non mi viene mai in mente di chiedere a qualcuno: “Lei di che religione è?” Né mi ha mai disturbato che i miei migliori amici inglesi fossero due anglicani e una terza metodista. Né mi mancava un amico inglese ebreo, Harry Hyman, che ho saputo essere tale dopo anni che lo conoscevo.
Le cose si complicano quando i nuovi venuti non vogliono essere assimilati. Parlo soprattutto dei musulmani perché il loro credo – che essi seguono molto più seriamente di noi – gli impone l’intolleranza, il senso della diversità, e soprattutto di non aderire ai nostri modelli di vita. Come possiamo assimilarli, se loro si fanno un punto d’onore nel non essere assimilati? In Francia ho visto francesi originari del Nord Africa, il cui padre e il cui nonno erano già di nazionalità francese, e che tuttavia si sentivano loro stessi diversi e perfino anti-francesi. Uno aveva la tentazione di chiedersi: “Se non amano la Francia e se vogliono sempre vivere fra loro (ci sono quartieri, a Parigi, che danno l’impressione di essere arrivati in Marocco) perché non se ne tornano in Africa? E se vogliono rimanere a Parigi, perché non divengono parigini come tutti gli altri?” Sembra che molti migranti, venendo in Europa, desiderino che noi ci conformiamo ai loro usi e costumi, invece che loro ai nostri. Pretesa francamente assurda. Così la Francia ha da sempre il problema delle banlieues (sobborghi) che, essendo spesso a maggioranza “araba”, finiscono col costituire un problema sociale e di ordine pubblico.
Fino alla Seconda Guerra Mondiale, se un uomo in Italia uccideva la moglie per averla sorpresa a letto con l’amante, usufruiva di tante di quelle attenuanti che a momenti usciva applaudito dalla Corte d’Assise (la pena partiva da tre anni). Poi l’Italia si è evoluta e quell’obbrobrioso articolo è stato abolito. Viceversa recentemente una famiglia pakistana ha strozzato la figlia perché aveva un fidanzato italiano e rifiutava il matrimonio combinato dai genitori. Ora chiediamoci: il padre avrebbe diritto all’attenuante di avere agito per causa d’onore? Secondo il punto di vista pakistano sì, secondo il nostro codice certamente no, e non penso che il colpevole ne beneficerà. Dunque la nostra legislazione intende che chi vive in Italia deve conformarsi alle leggi italiane, e non l’Italia alle tradizioni dell’ospite. Tutto ciò per dire che la mia “pretesa” di vedere chi vive stabilmente in Italia comportarsi come noi non è assurda. Infatti è corroborata dalla nostra legislazione.
Per buttarla un po’ a ridere, all’islamico che viene in Italia direi: “Ti concederemo la nostra nazionalità se brinderai con noi con un buon bicchiere di vino e mi permetterai poi di baciare tua moglie su ambedue le guance, come usa fra noi. Se non ti piace, te ne puoi anche andare. Saremo più felici tutti e due”. È etnia, è razzismo, è imperdonabile nequizia, questo? Chissà. Quello che mi è chiaro, è che è meglio evitare i guai che metterci rimedio.
Sarebbe bello che venissero a vivere fra noi bianchi cristiani. Anche dei neri cristiani. Ma non degli islamici, a meno che dimostrino di non essere musulmani praticanti. A casa mia ho una porta blindata che neanche con l’ariete si potrebbe sfondare e questo dimostra che non ho molta fiducia nei miei concittadini, perché tra loro ci sono dei ladri e dei rapinatori. Perché dovrei trattare meglio gli stranieri?

L’ETNIAultima modifica: 2023-05-21T07:18:22+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “L’ETNIA

  1. La frase del Ministro Lollobrigida che ha creato scandalo anche in ambienti dove non avrebbe dovuto (L’Avvenire) è, se non vado errato, questa: “Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica”. Questa della sostituzione etnica non è un “lapsus” del Ministro ma un’operazione che risponde a precise volontà politiche. Riporto a maggior chiarimento quanto ha più volte dichiarato un politico del MAT della mia zona, del quale non indico il nome perchè non ho l’autorizzazione a farlo, e che ha pubblicato il documento di cui riporto uno stralcio: “C’è una data, che tutti coloro che andranno a votare contro se stessi, cioè per i partiti che hanno favorito l’invasione extracomunitaria o per dar inutilmente il loro consenso ai “grullini” o che hanno deciso di astenersi dovrebbero conoscere, in particolare coloro che in buona fede votano per l’ex PCI, il cosiddetto Partito Democratico. Questa data è il 18 settembre 1988. Perché ? Che accadde ? Dove ? Il luogo è Campi Bisenzio, un comune confinante con Firenze, l’evento è il Festival Nazionale de “L’Unità” , un Festival importante, ove si presentava alle “masse” il nuovo segretario nazionale Achille Occhetto. Era un Festival per qualche verso diverso a tutti gli altri, erano scomparsi i gazebo dei paesi dell’Est, al loro posto c’erano quelli di varie industrie, anche multinazionali… Mi colpì la cucina multietinica – anche questa era una novità – e uno sparuto gruppetto di anziani , meno di dieci , che ascoltavano l’oracolo di un alto esponente del partito, un parlamentare presente anche in questa legislatura, che avevo conosciuto da ragazzo nei primi anni sessanta. Mi avvicinai ed ascoltai : “Compagni, vi vedo preoccupati, ma non ne capisco la ragione… il Partito si è mosso. Sì all’Est siamo in crisi e può anche darsi che salti tutto per aria… Ma da noi non succederà niente. Per certi versi anzi è meglio… non ci potranno più accusare di essere i servi di Mosca…Dal prossimo anno faremo arrivare in massa gli extracomunitari, ci serviranno per rilanciare la lotta di classe, disarticolare l’Occidente e la Chiesa Cattolica.”
    Sbalordito ricordai subito la prosa profetica del mio Amico don Lorenzo Milani che sul comunismo, il 31 luglio 1966, ebbe a dirmi: “Il comunismo è la mediazione e l’organizzazione politica di ogni male, al fine di consentire, ad una classe dirigente parassitaria e brutale, la gestione di ogni forma di potere sulle spalle degli ultimi”. Credo che si possa affermare, senza ombra di dubbio, che il criminale cinismo dell’esponente comunista toscano, è perfettamente
    coerente con la prosa, lucidissima, del Profeta di Barbiana..”
    La sostituzione etnica è un progetto portato avanti da anni, in particolare dal partito di cui la Schlein, che si è stracciata le vesti alle parole del Ministro, è la segretaria.

  2. Fino a qualche anno fa si parlava tranquillamente di razza: se riprendiamo in mano i nostri libri di scuola troviamo spesso questa parola, come del resto i “negri”. Non solo: di razza parla persino la Costituzione più bella del mondo.
    Poi, da qualche anno, “razza” è diventata una parolaccia ed è diventato obbligatorio parlare di etnia: ma oggi anche quella è diventata una parolaccia, anzi una bestemmia in epoca di Santa Inquisizione.
    È la naturale dinamica comune ad ogni radicalismo ideologico, per la quale ciò che ieri era radicale oggi è normale, domani sarà moderato e dopodomani addirittura inaccettabilmente retrogrado e reazionario.
    Tanto per citare il solito argomento paradigmatico, anche i nazisti alle camere a gas ci sono arrivati per gradi.

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