GLI INDISPENSABILI

GLI INDISPENSABILI

Enrico Mentana, in occasione della morte di Eluana Englaro, desiderava andare in onda con un’edizione straordinaria di Matrix, mentre Mediaset ha “coperto” l’argomento con una trasmissione di Retequattro. Mentana si è dimesso per protesta. La dirigenza ha subito accettato le sue dimissioni e infine i giornalisti del gruppo hanno proclamato uno sciopero. Il quadro va completato con i dati concreti della serata. Canale 5 ha mandato in onda il Grande Fratello ed ha avuto il 31,78% del pubblico televisivo; Rai1 ha trasmesso un’edizione speciale di “Porta a Porta” ed ha totalizzato il 17,31%; Rai2 ha trasmesso X Factor ed ha avuto il 12,25%; Retequattro ha avuto il 4,58% di pubblico.

Checché ne dicano i moralisti, la televisione è solo uno strumento di intrattenimento. Se prendesse sul serio eventuali doveri educativi sarebbe punita dal pubblico con l’abbandono. Infatti la stessa Rai, che pure è pubblica, che pure fruisce del canone ed avrebbe il dovere di una certa qualità, non è diversa da una televisione commerciale. Tutte le accuse di “stupidità” rivolte a chi fa la televisione sono dunque fuor di luogo: il pubblico comanda e la dirigenza obbedisce. E se il pubblico preferisce il Grande Fratello al Requiem di Mozart, chi vuole avere grandi ascolti manda in onda il Grande Fratello.

Vespa ha realizzato appena il 54,46% degli ascolti del Grande Fratello. Dunque il pubblico si interessa più a ciò che presenta Alessia Marcuzzi che ad Eluana Englaro. Nessuno vietava a Mentana di pensare che, se avesse condotto lui lo special che è stato affidato ad Emilio Fede, gli ascolti sarebbero stati ben maggiori: ma può esserne sicuro? I fatti dicono che la dirigenza ha visto bene e Mentana ha visto male. Tutto questo è moralmente discutibile? Forse. Ma Canale 5 ha il dovere di fare utili, non di predicare grandi principi.

Enrico si è lasciato andare ad un malumore ingiustificato. Non solo ha protestato a torto ma ha anche commesso l’errore di annunciare prima le proprie dimissioni alla stampa. Quasi che, da quel momento, Mediaset dovesse prostrarsi ai suoi piedi. Ha dimenticato che nessuno è insostituibile: il varietà non è morto con Mario Riva e il giornalismo non è morto con Indro Montanelli. Che pure era Indro Montanelli.

Mentana si è dimesso in dissenso su una decisione aziendale e questo rientra nella sua sfera di libertà. Ma non si capisce lo sciopero dei giornalisti. A meno che essi non reputino che la televisione deve essere guidata dai suoi personaggi di spicco piuttosto che dai suoi dirigenti. Come se, in battaglia, si affidassero le operazioni ad un eroe di guerra piuttosto che a un freddo stratega.

L’episodio rientra forse in un quadro più vasto che si potrebbe designare: “illusione prospettica dell’intellettuale”. I giornalisti sanno che il lustro del giornale dipende da ciò che scrivono e alla fine sono tentati di pensare che tutta l’organizzazione economica sia secondaria. Un po’ come le salmerie per un esercito. E questo è un errore. Il personaggio più importante del giornale non è nemmeno il direttore: è l’editore. È lui che rischia i propri soldi; è lui che sceglie il direttore giusto; è lui che influenza la linea editoriale. L’indipendenza dei giornalisti, soprattutto nei grandi giornali, non è in discussione: ma chi può ignorare che c’è sempre qualcuno che tiene il coltello dalla parte del manico?

Nessuno può permettersi di atteggiarsi a prima donna. Neanche le prime donne. La storia di Hollywood fornisce parecchi esempi di grandi divi e dive che ad un certo punto i produttori, malgrado la loro fama, non hanno più voluto, a causa del loro comportamento.

I cimiteri sono pieni di persone indispensabili.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

11 febbraio 2009

GLI INDISPENSABILIultima modifica: 2009-02-11T15:33:00+01:00da Giannipardo
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