PER GLI INNAMORATI DELL’INGLESE

Il lettore Carliballo mi ha fatto il piacere di inviarmi questo commento, in calce all’articolo “Le traduzioni di Repubblica”. Lo ripropongo a chiunque ami la lingua inglese.

“Caro Gianni Pardo; leggo questo commento in ritardo, ma voglio ugualmente dare il mio contributo. Purtroppo, è un fatto che il secondo quotidiano d’Italia non brilli né per l’uso dell’italiano nè per l’attenzione dei titolisti al contenuto dei servizi. Nello specifico però direi che sbagliando (di poco) il termine ha centrato il concetto. Stante infatti il rapporto di circa 900 a 1 tra morti palestinesi e morti israeliani, direi che definirlo ‘non identico nelle proporzioni’, come lei implicitamente suggerisce, è un understatement che nemmeno la BBC oserebbe adottare.

L’inglese è ricco di sinonimi (più dell’italiano) e ciascuno ha il suo significato. La traduzione migliore di ‘disproportionate’ è semplicemente ‘sproporzionato’, quella da lei proposta essendo invece più adatta a tradurre ‘unbalanced’ o ‘uneven’. Inoltre il buon Olmert ha pensato bene, per chiarire il concetto, di aggiungere ‘fierce’. Anche qui, possiamo tradurre con termini che vanno da ‘fiero’ a ‘feroce’: quale le sembra più adatto?

Lei scrive bene, in modo piacevole e linguisticamente corretto. Glielo dico da vecchio giornalista (tessera Ordine 46047) con oltre vent’anni passati come caposervizio e caporedattore a rivedere le bucce dei colleghi. Non usi di queste capacità a fini indegni della professione.”

Caro Carliballo,

la ringrazio innanzi tutto per avermi trattato da collega, essendo io soltanto un vecchio professore in pensione.

La ringrazio molto delle sue sapienti notazioni linguistiche. Lei ha ragione, la migliore traduzione di “disproportionate” è “sproporzionato”. Solo che lei giustifica l’aggettivo comparando il numero di morti fra le due parti, mentre io lo porrei (e l’ho posto) in relazione, come irritata risposta, all’insistita richiesta di terzi di una “proportionate” reazione israeliana alle provocazioni di Hamas. Dimenticando fra l’altro che la più proporzionata e simmetrica delle risposte sarebbe il lancio di razzi sulla popolazione civile di Gaza. Olmert non ha dunque scelto quell’aggettivo fra altri sinonimi a caso, ma mirando a quel “proportionate” usato da altri. Poi, sì, ci ha aggiunto “fierce”, di tasca sua, e questo suonava insieme come minaccia e manifestazione di collera.

Tornando all’inglese, abbiamo una risposta “smisurata”, “sproporzionata”, “non identica nelle proporzioni”, “unbalanced” e “uneven”. What a pleasure, such a subtle sensitiveness for a foreign language, when Italians are sometimes so thick about their own language!

Smisurata è sicuramente sbagliato. Spropozionata è il più vicino, come senso, all’originale. Non identica nelle proporzioni è fin troppo neutro, ma corrisponde al senso che io volevo dare alla traduzione di “non sensibile alle ipocrite richieste di proporzione dei terzi”. Unbalanced e uneven, facendo dimenticare l’origine della controversia, metterebbero involontariamente l’accento su una sorta di ingiustizia della reazione. Infatti unbalanced (non cerco sul dizionario per mantenere la mia spontaneità di parlante) io lo tradurrei con squilibrato (con esattezza linguistica, se pensiamo al significato di libra). E squilibrato fa pensare anche a qualcosa di pazzesco. Uneven forse è un po’ troppo neutrale per i suoi gusti, sbaglio?

Accontentiamoci di “sproporzionata” e manteniamo l’amicizia, vuole?

La ringrazio per le parole gentili e sarei tanto lieto di avere più spesso critiche come la sua!

PER GLI INNAMORATI DELL’INGLESEultima modifica: 2009-02-12T09:25:13+01:00da Giannipardo
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Un pensiero su “PER GLI INNAMORATI DELL’INGLESE

  1. Ultima risposta del sig.Carliballo, nel post “Le traduzioni di Repubblica”, per coloro che avessero seguito l’episodio.
    Caro Carliballo,
    il suo commento non è stato pedante, è stato preciso. Abbiamo in comune la passione per le lingue, vedo, ed io confesso subito un mio limite: avendo avuto poca occasione di praticarlo, ho difficoltà con l’americano. Certe persone non articolano gran che, molti saltano le “t” (per cui international invece di suonare /intǝ’næSnǝl/ suona /inǝ’næSnǝ/ e twenty suona /twini/), più la tendenza a pronunciare la “o” di money come la “o” di hot e la “o” di hot come una a. Io mi ci perdo. Insomma gli americani capiscono me meglio di come io capisco loro. Mi consolo dicendo che sono uno specialista di francese, non di inglese.
    Lei dice che è meglio affidarsi agli interpreti ed ha ragione. Purtroppo, molta gente non si rende conto dell’immensa difficoltà delle lingue, quella per la quale, se mi chiedono quanto tempo ci vuole per impararne una, io rispondo: tutta la vita, se si è longevi. Nella mia città ho visto un negozio con questa insegna: Point alimentary. Non è da impiccagione? Questo signore non ha frequentato nemmeno la prima media, in inglese, classe in cui immagino si insegni il posto dell’aggettivo, e scrive sulla facciata del suo negozio: “Sono un ignorante. In compenso, presuntuoso”.

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