PASSATO E PRESENTE DELLA SINISTRA

Gli uomini ci mettono molto tempo, ad apprendere la lezione dell’esperienza. Purtroppo, una volta che l’hanno appresa, hanno tendenza ad applicarla anche quando la situazione è cambiata ed essa è inadeguata. Il caso della sinistra in Italia è emblematico. Per decenni – durante il lungo periodo del bipartitismo imperfetto Dc-Pci – la sua politica è stata semplice e redditizia: criticare il governo qualunque cosa facesse o dicesse. Del resto, aveva la garanzia di non essere mai chiamata a fare di meglio. Quando poi, prevalentemente per via giudiziaria, è riuscita sia ad eliminare il nemico ( la Dc ) che l’alleato (il Psi), ed è stata costretta a governare, lo ha fatto di mala voglia. Per troppi anni aveva criticato qualunque azione ed ora aveva mala coscienza, all’idea di decidere qualcosa. Era pronta ad ascoltare le proteste sia provenienti dalla società che dal suo stesso seno (ce ne sono sempre) ed a bloccarsi. Durante l’ultimo esecutivo Prodi si è arrivati all’assurdo di ministri che partecipavano alle manifestazioni di piazza contro il governo. Il fatto è che ci si era allenati per troppo tempo a dire no e a criticare e chiamare con disprezzo “decisionismo” qualunque tentativo di azione (per esempio di Craxi): per questo ora ci si condannava all’ “indecisionismo”. Qualcosa si riuscì a fare solo dal punto di vista fiscale, in odio “ai ricchi”, cioè alla maggioranza degli italiani, riuscendo così ad ottenere ineguagliati picchi di impopolarità. Tutto questo fino al gennaio del 2008.

 

A questo punto della sua storia la sinistra ha una presa di coscienza che ha del miracoloso: il futuro – comprende – è nel cambiamento rispetto al passato; nel distacco dalle frange più massimaliste, per non dire demenziali della sinistra; in un rapporto più sano con l’eventuale maggioranza. Ed ecco nasce il Pd, partito che non si allea con Prc, Pdci e Verdi, condannandoli alla Geenna, dove c’è pianto e stridor di denti, e si presenta come un’assoluta novità. Ma si ripete il vecchio fenomeno storico per cui non sempre gli attori sono all’altezza della commedia che mettono in scena. Bruto e Cassio hanno saputo tenere in mano un pugnale ma non hanno saputo gestire l’eliminazione di Cesare. I dirigenti del Pd commettono prima l’errore di fare spazio a Di Pietro – ridando nuova vita all’opposizione gridata e irragionevole che avevano detto di voler eliminare – e poi l’errore di una condotta moscia, indecisa, parolaia. In totale poco credibile. E qui si inserisce il dramma personale del “povero Veltroni”, come lo chiama oggi Andrea Romano, sulla Stampa.

 

Uomo d’indole mite e di parola moderata, il nuovo Segretario viene scelto per acclamazione probabilmente perché Prodi è bruciato dalla prova pratica, D’Alema o altri sembrano troppo “comunisti” ed altri ancora, per la grande massa degli italiani, sono sostanzialmente degli sconosciuti. Purtroppo, come dicevano i romani, ubi commoda ibi incommoda, ogni cosa ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi: Walter ha i difetti delle sue qualità. È naturalmente sorridente e gentile, ma proprio per questo è inadeguato a rispondere a muso duro alla furia popolaresca di un tribuno della plebe come Di Pietro. È moderato e conciliante, ma proprio per questo dà la sensazione di non avere idee, o di averle flessibili fino all’inconsistenza. Il risultato è che  si può parlare del “povero Veltroni”, mentre nessuno mai parlerebbe del povero D’Alema e, men che meno, del povero Berlusconi. E tuttavia, chi si poteva ragionevolmente aspettare da lui la risolutezza di un vero leader?

 

La colpa dell’attuale situazione, nel Pd, è  probabilmente un po’ di tutti. Si stenta a prendere coscienza della fine dell’efficacia di un’opposizione “a prescindere” o delle continue denunce di incostituzionalità, di pericoli di fascismo e regime. Non si comprende che bisognerebbe scaricare Di Pietro una volta per tutte, dichiarando sin da ora – come si fece per i partiti dell’estrema sinistra – che non ci si alleerà con lui alle future elezioni, checché accada. Se cooptarlo nella coalizione è stato un errore, si abbia il coraggio di dirlo ad alta voce: meglio una fine con orrore che un orrore senza fine. Bisognerebbe poi collaborare con il governo per quei provvedimenti che piacciono alla maggioranza degli italiani – problema dei rifiuti in Campania, pubblica sicurezza, lotta all’inefficienza della pubblica amministrazione, riforma della giustizia e poco altro – attuando invece un’opposizione senza quartiere per qualche provvedimento che si reputa sbagliato e che non ha il supporto della maggioranza degli italiani. A Napoli, guardando una montagna di rifiuti, chiunque sarebbe stato disposto ad applaudire anche il diavolo, se fosse stato capace di eliminarla. A che scopo dunque mettersi a criticare la costituzionalità della competenza esclusiva di una Procura, per gli eventuali problemi giuridici, quando i cittadini dei problemi giuridici si impipano e vogliono soltanto non sentire più la puzza dei rifiuti bruciati?

 

Il Pd avrebbe dovuto smetterla con le teorie aristocratiche. Avrebbe dovuto cambiare totalmente politica e presentarsi non come l’opposto del berlusconismo ma come qualcosa di migliore in concreto. “Prodi non ha potuto risolvere il problema dei rifiuti, a Napoli, perché aveva la palla al piede dell’estrema sinistra. Berlusconi c’è riuscito perché non l’aveva, e anche noi ci saremmo riusciti, se fossimo stati al governo, adottando gli stessi provvedimenti dell’attuale governo, e per questo non lo critichiamo. Ma avremmo anche fatto questo e quest’altro”. Invece no, le vestali dell’opposizione in ogni caso, i sacerdoti del costituzionalismo duro e puro si sono lasciati distanziare, rimanendo quelli che il problema non avevano saputo risolverlo e verosimilmente, se avessero vinto le elezioni, non l’avrebbero risolto neppure ora.

 

La conclusione è sconsolata. Sulla sinistra sembra pesare la maledizione di un passato che non passa, di pregiudizi duri a morire, di una mancanza di coraggio che ne fa uno stanco partito conservatore. Colpa di Veltroni? Forse no. Ma gli dei sarebbero più benevoli se mandassero a questo partito un vero Capo, uno capace di governare gli avvenimenti piuttosto che esserne governato.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

6 agosto 2008

 

PASSATO E PRESENTE DELLA SINISTRAultima modifica: 2008-08-06T10:30:11+02:00da Giannipardo
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