I MOTORI ALTERNATIVI

La crisi energetica pone il problema in modo diverso per le installazioni fisse e per quelle mobili. Per le installazioni fisse, il problema non è irresolubile. Da un lato il carbone – malgrado gli ovvi problemi che l’uso ne presenta – sarà ancora disponibile per molto tempo. E a carbone possono anche funzionare le centrali elettriche. Dall’altro esiste l’energia nucleare, anch’essa suscettibile di notevoli sviluppi: basti dire che è divenuto lecito parlarne perfino in un paese ideologizzato e disinformato come l’Italia.

 

Il problema invece è di difficile soluzione per le installazioni mobili. Qui bisogna distinguere la situazione sul mare, nel cielo o sulla terra. Le navi, se abbastanza grandi, potranno permettersi un reattore nucleare. Comunque, grandi e piccole possono tutte permettersi un ritorno al carbone, anche se questo imporrà ad alcuni marinai condizioni di lavoro che si reputavano ormai impensabili. Viceversa non è concepibile un aeroplano che vada a vapore. Né si può volare con motori elettrici, perché non si è risolto (dall’Ottocento!) il problema dello stoccaggio dell’elettricità. Un aeroplano dunque o vola con un combustibile liquido o sta a terra. Tuttavia, dal momento che il consumo di energia per gli aeromobili è una piccola frazione del totale, si può concepire che essi continueranno ad andare a petrolio anche quando gli altri mezzi di locomozione ci avranno rinunciato da tempo.

 

Le maggiori difficoltà le presentano le installazioni mobili sulla terra. Per i grandi mezzi, per esempio le locomotive, si potrebbe tornare al carbone. Ma per i piccoli mezzi privati – l’automobile, insomma – un motore a carbone è impensabile, anche se l’auto a vapore è esistita e – sia detto di passaggio – il termine chauffeur significa appunto “riscaldatore” Ma quel prototipo è stato presto abbandonato e i motivi sono ovvi. L’alternativa più ragionevole ai carburanti derivati dal petrolio sono quelli derivati da vegetali – ma c’è un problema di costi e di uso per fini alimentari – e il gas metano: ma per quest’ultimo bisognerebbe sapere di quali e quante scorte si dispone nel mondo. In realtà, ciò cui pensano tutti, in questi casi, è l’automobile elettrica o ad idrogeno. E purtroppo è pressoché un vicolo cieco.

 

Un veicolo elettrico sarebbe facilissimo da costruire, anzi, ne sono già stati costruiti parecchi modelli. E funzionano: basti dire che i filobus esistono da molti decenni. I problemi in realtà sono l’alimentazione e il rifornimento. L’alimentazione richiede l’uso di molti e pesanti accumulatori, tanto che la macchina sarebbe già stanca di portare se stessa prima ancora di portare passeggeri o merci. Inoltre, una volta esauriti gli accumulatori bisogna star fermi molte ore per ricaricarli. Questo spiega perché da un lato si è riusciti ad andare sulla Luna, dall’altro i veicoli elettrici sono rimasti confinati al trasporto dei bagagli nelle stazioni.

 

L’idrogeno invece sarebbe un combustibile ottimo: non inquina, non richiede lunghi tempi di carica, ha una buona resa energetica. Ma anche qui ci sono delle obiezioni. Il fatto che non inquini non è del tutto vero: l’inquinamento è solo delocalizzato. L’idrogeno infatti non esiste allo stato libero e dunque bisogna produrlo con l’elettrolisi, partendo dall’acqua; per far questo ci vuole molta elettricità; per questa elettricità, se è prodotta col carbone, si è costretti a provocare un notevole inquinamento. Inoltre è vero che quel gas non richiede lunghi tempi di carica, ma maneggiare idrogeno liquido, forse a centinaia di gradi sotto zero, non è che sia problema da poco. Infine c’è il problema del costo, che fino ad oggi è stato ritenuto assolutamente proibitivo. Se così non fosse stato, l’automobile ad idrogeno circolerebbe da tempo sulle nostre strade. Il problema non è il motore, è il carburante.

 

Il futuro è inconoscibile e, per una volta, potrebbe riservare all’umanità qualche lieta sorpresa. Per esempio batterie di grande capacità, leggere ed istantaneamente ricaricabili. Le aspettiamo da oltre un secolo e sulla base dei dati attuali non ci si può permettere alcun ottimismo. Bisogna dunque realisticamente prevedere da prima una notevole rarefazione dell’uso degli autoveicoli: con la benzina a cinque euro al litro, quante persone si permetterebbero la gita fuori porta, la domenica? Quanta gente riscoprirebbe che si possono anche fare due chilometri a piedi? In seguito, con l’esaurirsi del petrolio, sarà necessario cambiare modello di vita. Per fortuna – se fortuna è – la maggior parte di noi non ci sarà più. Ma chi nasce oggi farebbe bene a tenersi in forma, fisicamente.

 

L’argomento dovrebbe essere trattato da ingegneri: speriamo che ce ne siano fra i lettori e che correggano le affermazioni qui contenute, se sono sbagliate.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

27 giugno 2008

I MOTORI ALTERNATIVIultima modifica: 2008-08-04T16:06:28+02:00da Giannipardo
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