ISRAELE HA SESSANT’ANNI

Era l’estate del 1967 e mi trovavo, da solo, a fare il turista in Germania. In non so più quale città, dietro una vetrina era esposta una grande carta geografica. Vi erano rappresentati con un colore tutti gli stati arabi che avevano dichiarato guerra ad Israele, e con un altro colore una macchiolina, al centro: Israele. Di fianco, le cifre: i chilometri quadrati, gli abitanti, e le forze che si erano scontrate nella Guerra dei Sei Giorni.
Guardavo quella carta, con un sorriso che mi andava da un’orecchia all’altra, e un anziano signore si fermò accanto a me. Poi, indicando con un dito la piccola Israele, chiese sinteticamente:
Heimat? (Patria?)
Nein, ich bin ein Italiener, risposi, aber es ist wunderbar” (No, sono italiano, ma è meraviglioso).
Avrei tanto amato conoscere meglio il tedesco per dirgli che non era necessario che io fossi israeliano per apprezzare quell’impresa epica. Era semplicemente bellissimo vedere che i molti aggressori perdevano contro il piccolo eroe aggredito, i prevaricatori contro chi aveva ragione, l’ingiustizia contro il buon diritto. Che finalmente la caccia all’ebreo era diventata uno sport pericoloso.
Sono passati quarant’anni e Israele è diventata sempre più forte e sempre più prospera, mentre i suoi vicini si attardano in una situazione di povertà e degrado. È un peccato, che tanta gente preferisca l’odio e la miseria alla pace e alla collaborazione. Ma l’amore non si può imporre a nessuno e si può solo augurare lunga vita a quella piccola democrazia.

Gianni Pardo

ISRAELE HA SESSANT’ANNIultima modifica: 2008-06-09T08:27:42+02:00da Giannipardo
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