PERCHE’ OBAMA, PERCHE’ HILLARY, PERCHE’ MCCAIN

Fra qualche mese gli Stati Uniti avranno un nuovo presidente e saranno in molti a spiegarci che non poteva essere che quello. In realtà il futuro rimane inconoscibile: il massimo che si può fare è cercare di capire il presente.

 

Durante la lunga competizione per la nomination democratica la signora Clinton si è mostrata molto più preparata, molto più concreta, forse molto più adatta al ruolo di Presidente di quanto non fosse Obama. Il senatore invece per i programmi si è limitato a slogan vacui del tipo: “we can change”. Come se bastasse cambiare per cambiare o come se non si potesse “cambiare in peggio”. Comunque, con il suo tono ispirato da predicatore, è riuscito a suggestionare l’America e per la nomination è bastato. Ma quando si trattasse di governare sul serio il più importante paese del mondo?

 

La campagna per la nomination ha fornito degli insegnamenti. All’inizio le simpatie di molti andavano a Obama: giovane, nero, nuovo. Poi si è visto che cedeva al brutto vizio di vendere nuvole e fumo e parecchie simpatie si sono spostate su Hillary. Costei però ha probabilmente sofferto – oltre che dell’aiuto rovinoso del marito – del fatto che l’umanità ha spinte contraddittorie: se una donna è carina e vagamente materna, la gente reputa impossibile per lei il ruolo di capo; se invece è dura e risoluta, non la sente più come donna e la trova antipatica. Quasi l’imitazione di uomo. Margaret Thatcher era bella, bionda, femminile, e fu tuttavia chiamata the “Iron Lady”. È difficile, essere donne in politica.

 

Molti sono stati comunque contenti perché una contesa per la nomination era finalmente fra un afro-americano e una donna: in un sol colpo, si sono superati due pregiudizi. Ma dal punto di vista tecnico ci sarebbe da preoccuparsi. Se infatti, a conclusione della maratona, uno dei due fosse subito divenuto Presidente degli Stati Uniti, sarebbe stata la consacrazione o della parità femminile o del riscatto dei coloured. Purtroppo qui non si tratta di questo: si tratta di battere un McCain white, anglo-saxon, protestant: cioè un uomo, e non una donna, con tutte le caratteristiche “normali” di un presidente. Al tempo di Kennedy fu considerata una notevole conquista che si eleggesse un presidente cattolico e dunque ci si può chiedere: non è che per caso, confinandosi all’alternativa di una donna e di un meticcio, si sia solo scelto con quale dei due perdere?

 

Dicono che Berlusconi si sia fatto impiantare un pacemaker in America ed abbia così irritato i medici italiani, per i quali quella è un’operazione assolutamente elementare. Ma il Cavaliere, pure uomo di larghe vedute, quando si è trattato della sua pelle si è mostrato ansioso come chiunque. Nello stesso modo, è bello battersi per il progresso civile e contro odiose discriminazioni, ma può anche darsi che, al momento di votare, prevalga un’ansia di sicurezza. Si può votare per la tradizione come si va all’estero per un pacemaker.

 

I democratici hanno scommesso molto sul superamento dei pregiudizi, cosa lodevole. Ma anche ad ammettere che il loro elettorato li abbia superati, li ha superati l’elettorato dei repubblicani? E i molti democratici che non si scomoderebbero per protestare contro un negro ma neppure per applaudirlo, come voteranno quando si tratterà di decidere chi deve sedere nello Studio Ovale?

 

In linea di principio, mai sfidare i pregiudizi. Sarebbe come sfidare gli oroscopi. Sia i pregiudizi che gli oroscopi possono essere fondati sul nulla, cioè sulle emozioni di coloro che pensano poco, ma proprio per questo è inutile lottare contro di loro: si perde.

 

Naturalmente nessuno dice che la vittoria di Obama sia impossibile. Qualcuno anzi la dà per più probabile di quella di McCain. In televisione una signora americana l’altra sera diceva che avrebbe votato per Baraci “perché per troppo tempo alla Casa Bianca ci sono stati dei repubblicani”: e se bastano motivazioni futili come questa, nessuno può prevedere niente.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

8 giugno 2008

 

PERCHE’ OBAMA, PERCHE’ HILLARY, PERCHE’ MCCAINultima modifica: 2008-06-08T17:39:03+02:00da Giannipardo
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