NIENTE CARCERE PER FINI

Gianfranco Fini è sotto processo e la pubblica accusa ha chiesto per lui otto anni. Sarebbe irrispettoso per lui, o per la giustizia, avere un’opinione sulla sua innocenza o sulla sua colpevolezza. Ma in realtà, personalmente, vorrei mi si consentisse di andare oltre, molto oltre. In quanto per un verso Fini meriterebbe forse più di otto anni, dall’altro è stato condannato alla morte civile, alla scomparsa dalla scena politica, con una condanna tanto dura e inappellabile che oggi essere severi sarebbe soltanto inumano e, per dirla tutta, da codardi.
A suo tempo ho seguito la famosa vicenda della Casa di Montecarlo con autentica passione, giorno per giorno, senza perdere una riga, sul giornale che scoprì la triste storia e ne documentò la vergogna. E ciò che fu più insopportabile, in quei giorni, fu l’arroganza con cui Fini negò implacabilmente e a lungo ogni addebito, anche se le prove che il giornale accumulava avrebbero convinto chiunque fosse in buona fede. Che fosse o no in buona fede Fini, allora, fu protetto dalla sua alta carica; ricordo che l’affaire fu anche archiviata, sul momento, non ravvisandosi nessun reato dinanzi ad una vicenda che gridava vendetta dinanzi all’Altissimo. In quegli anni ho desiderato ardentemente che Fini inciampasse, che fosse svergognato in modo da dover mollare la poltrona cui si aggrappava così pervicacemente, negando l’evidenza e sfidando l’accusa. Fu quello il momento in cui avrei voluto vederlo condannato: ma sembrava che il Paese intero volesse difenderlo e mi offendeva vederlo seduto su quello scranno da cui governava la più importante assemblea legislativa del Paese. Quello fu il momento in cui Fini fu massimamente meritevole di una condanna: che non ebbe.
Ma il tempo passò, e arrivò il giorno in cui la carica di Presidente della Camera veniva a scadenza. E venne a scadenza anche Gianfranco Fini. Fu qui che il dramma fu ribaltato da cima a fondo. Da un giorno all’altro Fini non fu più il Presidente, ma un Signor Nessuno da scansare, magari cambiando marciapiede, avendolo avvistato, per non essere costretti, salutandolo, ad ammettere che lo conoscevamo. Mai vista una morte civile tanto subitanea quanto ermetica e condita di taciuto disprezzo. Fini non soltanto non ebbe più amici, ma nemmeno nemici. Nome, cognome e personaggio furono maneggiati con i guanti, se non si poteva farne a meno. Guanti rigorosamente usa e getta. Un azzeramento, un annichilamento, una damnatio memoriae di cui non avevo esperienza. Ma dov’erano, dunque, tutti questi signori che ora lo consideravano morto, quando io, e il mio giornale, ci rodevamo il fegato, vedendo quanto faticasse la verità ad essere ammessa?
Per questo, oggi che Fini è sconfitto, invecchiato, solo ed inesistente, mi auguro che non lo condannino. Molto, troppo ha peccato (come uomo, non come Presidente della Camera), finché è stato seduto su quella augusta poltrona. Ma in seguito ha scontato una pena così lunga, dura e umiliante, che non è necessario parlargli di anni di carcere. Fini ha già dato. E non è il caso di infierire. Se si trattasse di carcere, qualche anno dopo tornerebbe alla sua vita normale. Con la morte civile non c’è più nessuna possibilità di risalita. Lo confesso: se soltanto non fosse arrogante come in passato, potrei arrivare a prendere per buona la sua versione, quella del «Sono stato ingannato». Quella «della mia completa estraneità rispetto a quanto addebitatomi». Prenderla per buona o far finta di prenderla per buona perché, se dovessi farlo sul serio, dovrei anche prenderlo per un imbecille. E non me la sento. Ma farei di tutto pur di essere umano e amichevole, con lui. Non sopporto l’idea dell’ergastolo. E non sopporto il tutti contro uno. In quel caso, non posso che stare con l’uno.

NIENTE CARCERE PER FINIultima modifica: 2024-03-18T17:47:24+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “NIENTE CARCERE PER FINI

  1. Quando penso a Fini mi vengono sempre in mente le (scherzose) parole del babbo del mio AldoPiccioni (che me le ha raccontate) che un uomo innamorato “fa pena e schifo”

  2. In un processo per omicidio preterintenzionale ( pena base 10 anni di reclusione ) l’imputato ha fatto richiesta, subordinandola ai sensi del 3 co. alla sospensione condizionale della pena, di applicazione di una sanzione cosi determinata:
    meno 1/3 ex art.62 bis c.p. (in ragione dello stato di incensuratezza e del leale comportamento processuale) = anni 6 e mesi 8 di reclusione; meno 1/3 in considerazione dell’attenuante già ricompresa nella contestazione di cui all’art. 62 n.2 c.p. (mesi 53.4) sottratto un ulteriore terzo per l’intervenuto risarcimento del danno in favore dei congiunti della persona offesa (= mesi 35.6); sottratta la riduzione per il rito, anni due di reclusione pena sospesa.
    La richiesta di otto anni di reclusione per il reato contestato a Fini, considerando che si tratta di un incensurato, a me pare uno sproposito.

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