ANTIGONE E NAVALNY

Ci sono problemi eterni che sono stati fonte di ispirazione per l’arte. Il conflitto di doveri, per esempio, ha ispirato Sofocle (Antigone), ed anche, più volte, Corneille e Racine. Tanto è fecondo l’argomento. Un animo nobile può preferire la morte al tradimento dell’ideale, e qui gli esempi sono numerosi; ma di fronte al conflitto di doveri neanche il coraggio di morire è sufficiente: è prima necessario che la mente decida per quale ideale battersi, ed eventualmente morire.
Come orientarsi? Prendiamo il caso di Antigone. Antigone sa che per motivi politici lo Stato (rappresentato da Creonte) vieta sotto pena di morte di seppellire i due fratelli Eteocle e Polinice. Antigone reputa che sia suo dovere religioso farlo, e incorre nella pena. Per questa azione, è sempre stata vista come l’emblema dell’eroe (o dell’eroina) che si erge contro lo Stato per un motivo superiore, e accetta la morte pur di provare che lo Stato non ha il diritto di prevaricare su ciò che è sacro. Ma in questo è insito un grave errore. Infatti fra Antigone e Creonte c’è uno sfasamento di piani. Antigone obbedisce alla religione e Creonte alla ragion di Stato. E ognuna di queste due sfere non ha orecchie per le ragioni dell’altra. E quand’anche uno Stato volesse tenere conto delle regole religiose, in tanto potrebbe farlo, in quanto in quello Stato ci fosse una sola religione o, essendocene due o più, non ci fossero contrasti fra di esse. Insomma Antigone ha il diritto di commettere un delitto punito con la pena di morte, ma non ha il diritto di rimproverare lo Stato per avere voluto la legge che la condanna. Così come lo Stato può uccidere Antigone, ma non ha il diritto di imporle di pensare che lo Stato, con le sue leggi, ha sempre ragione. Solo nelle peggiori dittature (non immaginarie, storiche) si è arrivati ad imporre un certo pensiero, e a punire qualunque pensiero diverso.
Ecco perché il caso di Alexej Navalny (come tanti prima di lui in Russia) non è come quello di Antigone. Antigone pretendeva che le ragioni religiose prevalessero sulle ragioni politiche, mentre Navalny ha sempre preteso che le sue ragioni politiche prevalessero sulle ragioni politiche della dittatura russa. Egli ha sostenuto la tesi che lo Stato può attuare qualunque politica, ma non può conculcare la libertà del singolo di dire come la pensa, di criticare il potere, di invocare un potere che sia l’espressione della volontà dei cittadini e non di una cricca, o peggio di una gang al potere. In una parola che la democrazia non deve avere alternativa, e che la dittatura è contraria ai diritti che l’uomo sente naturali. E qui non c’è nessuna trascendenza. Qui siamo sullo stesso piano. La morte di chi si sacrifica per queste idee non vuole essere un omaggio agli dei, ma un invito ai connazionali a non dimenticare di alimentare quella fiamma. Anche se oggi uno muore, speriamo che domani siano dieci, e mille, e un milione.
Ma nel contesto dato, Navalny, dinanzi al quale il mondo mondo libero, si toglie giustamente il cappello, ha sbagliato. Idee chiare, certo, coraggio indomito, sprezzo della morte, spirito di sacrifico a livello di eroismo: quest’uomo in futuro dovrebbe avere il suo monumento in molte piazze russe. Ma il fatto è che non li avrà. Perché ieri in Russia imperava Stalin, e prima di Stalin gli Zar. E dopo la morte di Stalin non è che in Russia per trentacinque anni ci sia stata libertà. Quando infine è caduto il comunismo (che reputavamo erroneamente causa della dittatura), dopo una brevissima parentesi democratica, si è ricaduti nella dittatura di Putin. E allora ecco l’errore di Navalny: è vero che il lievito può far montare la farina ma, se non c’è la farina, il lievito non otterrà nessun risultato. La Russia non merita i Solgenitsin, i Sacharov, le Politovskaya e tutti coloro che si sono battuti contro l’autocrazia, pagando di persona. Perché tutti gli altri russi, per paura o per sincera adesione, stanno con l’uomo forte del Cremlino. Forte nel senso che butta in galera o in campo di concentramento chiunque osi dire che non la pensa come lui.

ANTIGONE E NAVALNYultima modifica: 2024-02-22T13:51:09+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “ANTIGONE E NAVALNY

  1. Ad ogni modo ONORE a NAVALNY, tenace oppositore di un Regime ovviamente “portabandiera” di tutti i fanatismi politico-religiosi anti-occidentali e illiberali (di destra e di sinistra)!

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