L’UNIONE EUROPEA È UN DISASTRO

L’Unione Europea è un disastro. Non ha una politica estera comune. Non ha guida economica comune, salvo le interferenze nella politica monetaria. Non ha un esercito comune. Come avrebbe detto Henry Kissinger, per chi volesse mettersi in contatto con essa non ha un numero cui telefonare. Ha istituzioni molto costose e coreografiche (si pensi all’immenso Parlamento Europeo) e quando scoppia una crisi i suoi massimi dirigenti dicono enormi sciocchezze. Compuntamente riportate dalla stampa. Per fortuna i suoi massimi rappresentanti sono totalmente ininfluenti. La sintesi non è esagerata: l’Ue è un disastro. È nata come un bell’ideale dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale, ma è rimasta – per chi lo sente ancora – un bell’ideale.
I suoi promotori – soprattutto Adenauer, Schuman e De Gasperi, grandi nomi dinanzi ai quali mi levo il cappello – sapendo che l’impresa era difficile, hanno deciso di procedere a piccoli passi e questo è stato il primo errore. Per le grandi imprese bisogna essere rapidi e risoluti, come quando ci si deve strappare un cerotto: un colpo e via. Se cerchiamo di non farci male, ci metteremo molto più tempo e forse rinunceremo all’impresa quando la dannata striscia aderisce ancora per due terzi. I tre avrebbero dovuto ottenere subito dai loro Parlamenti la rinuncia alla sovranità nazionale e, se non ci fossero riusciti, avrebbero dovuto capire che l’impresa era impossibile. Se una cosa non si fa quando c’è l’entusiasmo della novità, e tre giganti come promotori, non si farà certo dieci o vent’anni dopo. I fidanzamenti troppo lunghi o non si concludono con un matrimonio o si concludono con un matrimonio nato stanco.
I padri fondatori, invece, misero il carro dinanzi ai buoi, e pensarono che unificando a poco a poco le economie l’unità politica sarebbe conseguita. Non a poco a poco – suvvia non corriamo – ma addirittura ad una tale velocità che la gente non si sarebbe accorta del movimento, E tutte queste cautele hanno sortito l’effetto fatale: l’Unione Europea non è nata. Neanche le economie si sono unificate. È nata soltanto una Zollverein, un’unione doganale e, per qualche tempo, la libera circolazione attraverso le frontiere. Ora anche questa è in pericolo. A parte ciò, una miriade di leggi troppo particolareggiate che molti Paesi hanno sentito come stupide interferenze: ma oltre non si poteva andare. E tuttavia il fascino di questa finta Unione è stato tale che dai sei membri originari si è arrivati a 27. E con la regola dell’unanimità non si riuscirebbe ad andare in Paradiso neanche se ce l’offrissero gratis. Se prima si era paraplegici ora si è tetraplegici.
L’unico vero effetto positivo dell’Ue è che, almeno attualmente, sembra impossibile una guerra fra i suoi membri. E forse è per questo che tanti Paesi vogliono fare parte sia dell’Unione sia della Nato, nella speranza (non si sa quanto fondata) che, in base all’art.5 del Trattato, in caso d’aggressione gli altri Paesi li difenderebbero). La Nato, in questo campo, sembra essere ciò che l’Onu non è mai riuscita ad essere. Ma si tratta soltanto di una speranza.
Forse, ad essere realisti, sarebbe stato necessario dire: siamo troppo gelosi delle nostre nazionalità per creare un’Unione; siamo troppo vecchi per accettare delle vere novità; siamo troppo imbelli per capire che avremmo necessità di un esercito e una politica estera comune. E ricordiamo che nemmeno l’euro è una grande prodezza. Alla lunga, la moneta comune non può sopravvivere senza l’unione politica: sicché dovremmo prepararci ad uscirne tutti senza troppi danni, se ci riesce.
Un continente può unificarsi se non ha un passato, con tutte le sue ruggini: come è avvenuto nell’America del Nord. Ma da noi Spagna e Portogallo, geograficamente un unicum, non si unificheranno mai. La stessa Svizzera, bell’esempio di unione al di sopra delle nazionalità, ha potuto unificarsi soprattutto perché ha molte montagne che tengono separati i possibili avversari, e comunque non ha eliminato le differenze: gli svizzeri tedeschi disprezzano tutti, inclusi i francesi, gli svizzeri francesi non disprezzano i tedeschi ma li sopportano male, e tutti e due i gruppi disprezzano francamente gli svizzeri italiani. E forse gli svizzeri rimangono insieme soltanto perché l’alternativa significherebbe divenire uno Stato come gli altri Stati europei, quod Deus avertat.
Gli uomini hanno più tendenza a dividersi che ad unirsi. Tutti considerano gli ebrei un gruppo unito, e tuttavia una bella battuta che circola fra loro è questa: se un ebreo sbarca su un’isola deserta, subito costruirà lì due sinagoghe. Una che frequenterà assiduamente e l’altra in cui non metterebbe mai piede, per nessuna ragione al mondo.
Gli europei sono diventati tutti sostanzialmente miscredenti, e per questo oggi non si farebbero la guerra per motivi religiosi. Ma chissà che non siano disposti a farsela per motivi calcistici?

L’UNIONE EUROPEA È UN DISASTROultima modifica: 2023-12-09T17:03:34+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “L’UNIONE EUROPEA È UN DISASTRO

  1. Per un sano europeismo
    L’esasperato individualismo italiano impedisce a molti abitanti del Belpaese di provare un normale amor patrio, che è fatto di sentimenti altruistici: un senso di destino collettivo e di solidarietà nazionale con l’ampiamento dei confini del proprio io, del proprio mondo, dei propri interessi, dei propri affetti, dei propri doveri. Il patriottismo ci innalza moralmente permettendoci di superare l’elementare egoismo animale che ci tiene avvinti al nostro ego, alla nostra tribù, alla nostra fazione, al nostro clan. Chi dice di considerarsi “cittadino del mondo” e proclama – come tanti fanno in Italia – di amare l’intera l’umanità invece che i suoi “fratelli d’Italia”, bersaglio costante della sua litigiosità, vede in realtà sé stesso al centro del mondo, insieme con il proprio clan, parrocchia, fazione, cosca, famiglia, amici e alleati.
    Per il nostro cittadino del mondo, saturo di un fasullo multiculturalismo, internazionalismo, universalismo, cosmopolitismo, l’Altro, questo mitico essere cui vanno le sue costanti dichiarazioni d’amore, rimane una pura astrazione. Dopotutto non esistono obblighi codificati, doveri concreti verso il Diverso, che vive spesso a migliaia di chilometri di distanza da noi. Il cittadino di un Paese ha invece una serie di doveri precisi verso la società in cui vive e verso lo Stato di cui è cittadino. Ecco perché i “fratelli d’Italia” dell’inno nazionale rimangono lettera morta nell’anima del nostro “cittadino del mondo”, fortemente progressista e rimasto orfano del mondialismo comunista.
    Mazzini non è più di moda. Peccato, perché disse cose belle e giuste, come: « Lavorando per la patria, lavoriamo per l’umanità ». Oggigiorno, questo motto mazziniano potrebbe essere espresso così: «Lavorando per la patria, lavoriamo per l’Europa». Ma il nuovo governo italiano dovrà cercare anche altre maniere per far trovare all’Unione Europea la giusta rotta.
    Non è mortificando le nazioni europee che l’Europa si affermerà. L’Europa riuscirà ad affermarsi solo adottando un sentimento patriottico europeo, al posto dell’attuale velleitario sentimento umanitario, basato su una religione dei diritti umani che pone sullo stesso piano il parroco che invita i fedeli a porgere l’altra guancia, e gli Imam di casa nostra che talvolta non esitano a incitare i fedeli a prendere le armi contro gli infedeli. Andrebbe insomma introdotta la nozione di “egoismo europeo” al posto di un teorico e melenso buonismo mondiale.
    L’Europa dovrebbe mirare al modello nazionale, divenendo anch’essa una sorta di Nazione. Ma per riuscire a far ciò dovrebbe stabilire chiaramente il tracciato delle proprie frontiere, da sorvegliare e difendere contro ogni violazione. Perché un’Europa mondiale, aperta a tutti, senza un nucleo di valori particolari derivanti dal proprio passato e facenti parte della propria identità da salvaguardare e onorare, diviene una sorta di Vaticano, sprovvisto però delle sue spesse mura; le quali, nonostante le prediche del nostro Papa sociologo, tengono accuratamente fuori dai confini del minuscolo Stato i “non addetti ai lavori”.
    Occorrerebbe anche fare una distinzione tra Europa e Unione Europea. Oggi assistiamo a una guerra europea: Russia contro Ucraina, nazioni entrambe europee ma non facenti parte dell’Ue. Eppure pochi sembrano rilevare e compiangere il carattere europeo di questa feroce guerra.

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