COME TAGLIARE LA TESTA DEL SERPENTE

Nella recente riunione del Consiglio Superiore della Magistratura – per una volta presieduto dal suo presidente, Sergio Mattarella – il ministro della giustizia Carlo Nordio ha solennemente affermato che mai e poi mai in Italia il Pubblico Ministero sarà sottoposto al potere esecutivo. Lo ha detto molto chiaramente ricordando tuttavia che non è vero che la Costituzione contiene stelle fisse, come aveva affermato il membro laico Michele Papa (M5s): essa infatti è modificabile, come stabilisce la stessa Costituzione. Ma quella subordinazione men che mai la vorrebbe lui, che è stato pm per quarant’anni.
Si può essere d’accordo o no col ministro, ma c’è qualcosa di fastidioso quando una certa tesi o la situazione giuridica di un funzionario dello Stato sono trattate come se fossero anatema. Nello Stato di New York, come in moltissimi altri Stati della federazione statunitense, quello che da noi sarebbe il Capo della Procura è elettivo come il sindaco. È insomma un politico che ha idee politiche e le esprime ad alta voce, durante la campagna elettorale per la sua elezione. E poi, una volta eletto, cerca di metterle in pratica. Se i risultati piacciono, potrà essere rieletto, diversamente i cittadini voteranno per un altro Capo della Procura. Che il sistema sia giusto o sbagliato non bisogna in nessun caso stracciarsi le vesti. Gli americani potrebbero ben dirci che è meglio avere un procuratore politico che è tale alla luce del sole che un Procuratore altrettanto politico, che però ha la pretesa di essere trattato da imparziale. Così, quando il Procuratore di New York, chiaramente democratico e di sinistra, accusa Donald Trump, questi ha gioco facile ad accusarlo a sua volta di scopi politici. Poi giudicherà l’elettorato americano. Sia reputando Trump indegno di divenire Presidente, sia reputando infondate le accuse, o infine reputandole fondate ma ininfluenti sulle capacità di quel candidato come Presidente. Il tutto rientra nel gioco democratico. Il nostro sistema è migliore? Può darsi. Ma potrebbe anche darsi che non lo sia. Essenziale è che la si smetta con la mentalità manichea per la quale non soltanto qualcuno pensa di avere ragione, ma pensa anche che avere una diversa opinione sia un abominio. Noi siamo abituati all’estrema faziosità italiana (che data da secoli) ma essa è peggio che fastidiosa.
Nordio non dovrebbe esprimersi sposando la tesi dei magistrati secondo cui sottoporre il pm all’esecutivo sarebbe un colossale errore che l’Italia non commetterà mai. Perché quel colossale errore l’ha commesso e lo commette la Francia. Allora la Francia non è più una democrazia? In quel Paese i cittadini sono imprigionati secondo i capricci politici del potere? Perché non la smettiamo di dividere le opinioni con l’accetta, da una parte tutto il bene e dall’altra tutto il male? Bastava e basta dire che si preferisce il sistema italiano e non si ha intenzione di cambiarlo.
Ecco un altro esempio. Se c’è un principio inconcusso, in diritto, è che nessun organo chiamato a decidere qualcosa può essere pari. Vanno bene gli organi con uno, tre, cinque, sette membri. Addirittura si stabilisce che, se per caso l’organo è di numero pari, in caso di parità di voti prevale il voto del Presidente. Gli organi pari sono inconcepibili. E dopo avere detto tutto questo ecco vediamo che a Roma, patria del diritto, l’organo esecutivo più importante era composto di due persone, i consoli. Questa diarchia ha creato qualche problema, a volte, nondimeno è durata per secoli e, se la Repubblica ad un certo momento è venuta meno, non è stato a causa di essa. Nil mirari, smettiamola di meravigliarci per ciò che per noi è insolito.
In realtà in questo caso non è grave ciò che è detto, ma ciò di cui è sintomo. Sarebbe bello se Nordio stimasse veramente i magistrati, come ha detto di fare, ma non è così. Le sue parole sono più una manifestazione di paura che di amicizia. Una paura che è di questo governo come di tutti quelli che lo hanno preceduto. E purtroppo se si ha paura di tagliare la testa del serpente è inutile chiedergli di stare fermo, per favore.
Nordio avrebbe dovuto dire che i magistrati applicano le leggi (attività giuridica) e il Parlamento le vota (attività politica) per il bene del Paese, non cercando di far piacere ai magistrati o a qualche altra corporazione. Nordio avrebbe dovuto dire che questo governo riformerà la giustizia, se possibile con l’accordo dei magistrati, ma al bisogno senza il loro accordo e ingiungendogli: «Ne sutor ultra crepidam», di non andare oltre le loro competenze. Non bisogna rassicurarli, rispetto alla possibile sottomissione della requirente all’esecutivo, ma riferire pianamente che la maggioranza non la desidera. E sarebbe stato bello addirittura che il ministro affermasse che si è commesso un grave errore quando, sull’ondata emotiva di Mani Pulite, si è sostanzialmente abrogata la parte essenziale dell’immunità parlamentare. Perché da decenni non è la magistratura che ha avuto da temere per la propria indipendenza, ma la politica e il governo. Si è dimenticato l’Avviso di Garanzia recapitato a Berlusconi mentre presiedeva un convegno internazionale contro il crimine, a Napoli, come per dirgli che il primo criminale era lui? E questo per un reato che dopo si è dissolto come neve al sole? Ma veramente in Italia la storia non conta proprio nulla?
Finché la politica avrà paura dei magistrati, la più alta istanza del potere sarà la magistratura.

COME TAGLIARE LA TESTA DEL SERPENTEultima modifica: 2023-12-02T16:53:46+01:00da gianni.pardo
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