UN MODO DI CONCLUDERE LA GUERRA

Fino ad oggi abbiamo preso sul serio la volontà di Israele di vincere questa guerra, annientando Hamas. E in molti non abbiamo capito come si intende realizzare questo risultato. I grandi capi sono già all’estero. I capi di seconda categoria o sono già stati uccisi o si nascondono: finché non scapperanno anche loro. Fra l’altro, attualmente, secondo quanto dicono i giornali, i terroristi – o comunque i membri Hamas – non osano farsi vedere in giro. In particolare a sud, perché la gente ce l’ha a morte con di loro. E questo merita commento: prima i gazawi hanno esultato insieme con i terroristi per la riuscita della gloriosa impresa di violentare donne e ammazzare bambini; ora che sono chiamati a pagare il prezzo della prodezza, sono pieni di rancore contro con chi l’ha eseguita. Comunque la presa di Hamas sulla popolazione di Gaza oggi non è più quella di un tempo. Quell’organizzazione è popolare nei Territori Occupati perché è un mito e per lì non hanno subito personalmente le conseguenze del loro comportamento. Che sia già questa la sconfitta di Hamas?
Comunque il seguito della guerra è oscuro. Anche ad ammettere che gli israeliani distruggano tutte le case di Gaza e l’intera rete dei tunnel, certo non troveranno venti o trentamila terroristi con la bandana verde. Quando le cose si mettono male, perfino nei Paesi seri chi prima era in divisa cambia vestiario. Già i grandi capi di Hamas sono all’estero, pieni di soldi, protetti dagli emiri. Anche se questo, col tempo, non sottrarrà molti di loro alla vendetta dello Shin Bet. Dunque forse non c’è modo di avere una vittoria più completa su Hamas.
Nel nord, per quanto se ne sa, Israele ha già compiuto la missione. Ora bisogna vedere che cosa fare nel sud. Tutti ci siamo detti: «Israele avrà un piano». E per questo, ora che ci sono dei giorni di tregua, è giusto chiedersi che cosa avverrà, alla ripresa della guerra. Se ci sarà. Infatti i palestinesi scacciati da Gaza City vanno a Khan Younis; ma i gazawi da Khan Younis e dintorni se sono cacciati dove vanno, su una nuvola? Non possono nemmeno andare a nord perché Israele lo vieta e perché le loro case sono spesso distrutte. Dunque a questo punto ci è forse consentito un gigantesco guesswork (tirare a indovinare).
Israele, non potendo fare molto altro, deve soltanto concludere la guerra decentemente. E forse questa conclusione potrebbe intrecciarsi con la liberazione degli ostaggi. Israele potrebbe rilasciare tutti i prigionieri richiesti da Hamas e poi, una volta recuperati tutti o quasi i sequestrati, riarrestare tutti quelli che riesce a catturare, per ributtarli in galera a scontare il residuo di pena. Li accuserebbero di slealtà? Potrebbero sempre rispondere: «Che lealtà dovremmo avere, nei confronti di chi violenta le donne, uccide intere famiglie, decapita i bambini, sequestra degli innocenti e li tiene prigionieri per anni? Non sapete che in diritto qualunque consenso dato sotto minaccia non vale nulla, per nessun contratto?».
Per quanto riguarda il punto di vista militare, a Gerusalemme potrebbero dirsi: «Più di questo non possiamo fare. Avremmo il diritto di uccidere i 2.300.000 abitanti di Gaza – perché è quello che loro avrebbero voluto fare di noi – ma noi non siamo loro. E non lo faremo. Ecco invece ciò che faremo: affideremo Gaza a chiunque voglia occuparsene, salvo Hamas, avvertendo però che della nostra sicurezza ci occuperemo noi. Manterremo la nostra presenza militare. Interverremo non appena avremo sentore di qualche pericolo. Cambieremo qualunque amministrazione che non ci garantisca la pace. Infine distruggeremo qualunque edificio nel raggio di cinquanta metri dal posto da cui sarà partito un singolo razzo contro Israele». Naturalmente si possono concepire altre misure più particolareggiate. Per esempio, i gazawi non avranno alcuna sovranità. I terroristi non saranno processati dalla magistratura comune, ma dalla giustizia militare israeliana. Saranno vietate le manifestazioni e l’uso di bandiere. Sarà vietata l’importazione di merci, salvo minuziosi controlli doganali israeliani. Se le merci conterranno armi od esplosivi, tutti i responsabili saranno immediatamente condannati all’ergastolo. Chiunque esca da Gaza senza permesso sarà ucciso a vista dalle guardie di frontiera. Insomma il programma è semplice: «I gazawi potranno vivere in pace a casa loro, se non ci aggrediscono: nient’altro».
La vittoria sostanziale su Gaza sarà l’averla messa una volta per tutte in condizioni di non nuocere. Non soltanto perché Gaza City è mezzo distrutta, e forse peggio che mezzo distrutta, ma perché gli israeliani hanno dimostrato che cosa possono fare dal cielo, senza perdere neanche un uomo. Infine gli israeliani, rimanendo presenti e ben svegli, avvertono i gazawi che sono tutti in libertà vigilata. Libertà che possono perdere al primo stormir di foglie. Molta gente pensa che i gazawi siano indomabili, ma tutti sono indomabili, quando hanno da fare con un potere molto moderato e molto civile. Viceversa ricordiamoci che Stalin ha regnato per decenni senza la minima manifestazione ostile. Con le buone maniera si ottiene tutto.

UN MODO DI CONCLUDERE LA GUERRAultima modifica: 2023-11-29T07:26:46+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “UN MODO DI CONCLUDERE LA GUERRA

  1. Israele non mi preoccupa, seppur con sfumature diverse, politici e militari sembrano avere le idee chiare:
    il resto del mondo a Oriente e a Occidente sta facendo pressioni … sugli arabi terroristi, sugli stati complici (Qatar, Turchia)?
    no, sugli israeliani perchè smettano di difendersi: sono secoli che subiscono pogrom, che cosa pretendono? si rassegnino.
    il nemico peggiore non sono i macellai di Hamas, ormai i servizi sanno tutto di loro, ma sono i politici, i Media, gli intellettuali, i filosofi, i preti insomma tutto il resto del mondo … credo che siamo rimasti in pochi fra i non ebrei (goym) a pretendere una punizione biblica per i macellai di Hamas, i complici e i fiancheggiatori.
    Hamas lo sa e ci conta, in modo spregiudicato, vedremo nei prossimi giorni

  2. Dopo il 7 Ottobre immaginare ancora possibile la vicinanza, di convivenza neanche a parlarne, tra israeliani e gazawani non è realistico. Gli israeliani che vivevano a Sderot e nelle località limitrofe sono andati via. Un loro ritorno e la ripresa delle attività economiche in quei luoghi con i gazawani a un tiro di schioppo, non è immaginabile. Gaza dev’essere completamente evacuata e incorporata a Israele in modo che a sud confini solo con l’Egitto. Senza questa condizione quella parte di Israele che confina con Gaza resterà disabitata.
    In contropartita Israele dovrebbe consentire, a certe condizioni, alla nascita di uno stato palestinese in Cisgiordania dove i palestinesi di Gaza potrebbero trasferirsi. Naturalmente tutta questa operazione dovrebbe essere finanziata, in massima parte, dai paesi arabi se vogliono contribuire alla soluzione del problema palestinese.

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