I TUNNEL E PASCAL

Il problema dei tunnel, a Gaza, è di quelli da dare i sudori freddi. Chi penetra in un tunnel grande giusto il necessario per far passare una persona, combatte comunque una guerra di uno contro uno, e rischia di perdere molti uomini. Soprattutto se l’avversario, come in questo caso, non da pressoché nessun valore alla vita dei propri uomini, e soprattutto se ha avuto anni ed anni per preparare questa difesa, disseminando i cunicoli di mine e trappole di ogni genere. Per questo è lecito che si facciano mille ipotesi, alcune magari sballate, per vedere in che modo si può risolvere il problema. Qui si propone una soluzione, per quello che vale, e pronti a riconoscerne l’inapplicabilità. Eccola: e se si sfruttasse il Principio di Pascal? Cioè: qual è l’effetto se si provoca un’esplosione potente in un cunicolo come i tunnel di Gaza?
Ecco il Principio: «Quando avviene un aumento della pressione in un punto di un fluido confinato, tale aumento viene trasmesso anche ad ogni punto del fluido all’interno del contenitore con la stessa intensità ma in direzione sempre perpendicolare alla parete del contenitore sulla quale il fluido esercita la pressione». Pascal inserì un tubo verticale lungo dieci metri in una botte piena, ci versò dentro dell’acqua e la botte scoppiò. Perché la pressione esercitata sui pochi centimetri quadrati del lume del tubo si propagò identica su tutti i centimetri quadrati all’interno della botte, la quale non resistette alla pressione. Il principio è stato utilizzato anche per i freni delle automobili: il pedale crea una pressione all’interno di un tubo pieno d’olio e questa pressione va ad esercitarsi, identica, in ogni punto delle quattro ganasce dei freni. E questo mentre prima – quando i freni erano a filo d’acciaio (come quelli delle biciclette) – se si frenava l’auto si metteva di traverso, perché la pressione non era mai identica su tutte le ruote. Per la stessa ragione – lo so, è orribile – se colpita da un proiettile, la testa di un uomo, essendo il cervello pressoché un liquido, può scoppiare. Naturalmente il principio funziona alla perfezione quando il fluido è (relativamente) incompressibile, come l’acqua o l’olio, mentre funziona meno se il fluido è elastico, come l’aria. Ma una cosa è certa: mentre un’esplosione all’aria libera provoca spaventose distruzioni, la stessa esplosione, in un ambiente confinato raggiunge livelli inimmaginabili.
Se dunque i soldati israeliani, scoperto a Gaza l’ingresso verticale di un tunnel, vi ponessero al fondo dell’esplosivo in quantità, poi otturassero il pozzo verticale con del cemento (lasciando la carica libera di esplodere verso il tunnel orizzontale), e infine – via filo – facessero esplodere la carica, la pressione che si realizzerebbe sarebbe tale da far saltare anche le porte blindate. E immaginate che cosa ne sarebbe degli esseri umani.
Questo ragionamento a chi scrive (profano) sembra valido? Ma lo è e in che misura? E fino a quale distanza si avrebbe l’effetto distruttivo, considerando il lume interno di un metro e mezzo (80 cm base per 200 cm altezza)? Questo soltanto qualche competente potrebbe dirlo.
Una cosa è certa: quando un problema sembra insolubile, prima di arrendersi bisogna vedere se per caso non esista una soluzione curiosa ma efficace. Il primo grande esempio (immaginario) è il Cavallo di Troia ma la storia offre innumerevoli esempi reali di come una città imprendibile o una rocca inespugnabile siano stati conquistati con un trucco, una trovata, uno stratagemma cui nessuno aveva prima pensato.
Si dice che, nella storia, c’è un’eterna rincorsa fra la spada e lo scudo, nel senso che prima si cerca un’arma capace di vincere le difese del nemico, poi una una difesa capace di difendersi dalla nuova arma, poi una nuova arma capace di vincere quella difesa, e così all’infinito. Qui si è parlato di splosivo, ma chissà quante ipotesi sono state fatte a Gerusalemme.

I TUNNEL E PASCALultima modifica: 2023-11-20T19:38:46+01:00da gianni.pardo
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14 pensieri su “I TUNNEL E PASCAL

  1. Se può essere utile: il Wadi Gaza (che immagino a regime torrentizio) parte poco a sud di Bureij devia verso nord, superando Nuseirat, che si lascia sulla sinistra, e dopo una curva a sinistra si getta nel Mediterraneo. Effettivamente taglia in due la Striscia, Purtroppo su molte carte non è neppure segnato. Io ormai lo trovo perché so dov’è e ne ricordo più o meno il tracciato.
    Mi correggo, parte da Israele, poco a nord di Bureij.

  2. Allora Carlo, chiedo scusa, non avevo capito a che fiume ti riferivi. Tu probabilmente parlavi del Wadi Gaza. Io invece pensavo parlassi del fiume che oggi risuona nei cori antisemiti delle universita’ di mezzo mondo.

  3. Carlo, anch’io sarei d’accordo sui gas narcotizzanti, e successivi svuotamento ed esplosione.
    C’e’ da dire pero’, che il dosaggio del gas non e’ cosa facile. Nell’ Ottobre 2022 i ribelli ceceni entrarono in un teatro di Mosca, dove intrappolarono circa 800 persone per piu’ di due giorni. Allora le truppe russe rilasciarono un certo gas (misterioso) nel teatro. Il risultato fu che i ribelli vennero immobilizzati, ma circa 120 ostaggi morirono per overdose di gas.

    Il fiume e’ il Giordano.

  4. Il nord della striscia di Gaza, fino al fiume di cui non ricordo il nome, andrebbe completamente bonificato. Ma per far questo tutta l’area dev’essere evacuata e ci vuole tempo. Per i tunnel meglio usare dei gas narcotizzanti, entrarvi attrezzati per svuotarli e poi farli esplodere.

  5. Se i tunnel sono stati scavati nella sabbia che trasuda acqua (essendo sotto il livello del mare) sono stati sicuramente impermeabilizzati (es. con un rivestimento di cemento). Altrimenti sarebbero perennemente allagati. Meglio immettere gas venefici, tutti più pesanti dell’aria. C’è comunque sempre il problema di non far morire gli ostaggi, a meno di rifarsi al detto “muoia Sansone con tutti i Filistei”.
    Circa l’idea dell’onda d’urto di una esplosione, si tenga presente che non ha nulla a che vedere con la pressione e col principio di Pascal. Inoltre siamo in presenza di una rete di tunnel (qualcuno parla di 500 km), e l’aria è un fluido elastico. Se no, la famosa esplosione di Pietro Micca avrebbe distrutto tutte le gallerie sotto la Cittadella di Torino, anziché limitarsi ad impedire il passaggio dei granatieri Francesi. Certo, il povero Micca ci ha lasciato la pelle, ma era a pochi passi dall’esplosione (miccia corta).

  6. §Credo di sapere che il sottosuolo di Gaza è sabbioso, tanto è che fantasioso ipotizzare che i tunnel potrebbero essere anche profondi 70 m. Ho letto da qualche parte – sempre che sia vero – che già a trenta metri la sabbia comincia ad essere umida. Dunque, immettendo acqua, può darsi che si disperda nella sabbia, invece di allagare i tunnel.

  7. Non so se l’onda di pressione dovuta a una bomba funzionerebbe. I tunnel sono dotati di pozzi di ventilazione, attraverso i quali la pressione parzialmente si dissiperebbe. Hamas ha a disposizione (aveva, all’inizio di questo mese) circa 200 000 galloni di carburante da usare per missili, elettricita’ e ventilazione per i tunnel. Ora credo che dovranno dire addio ai missili, per badare ai tunnel. Se Israele avesse il tempo di aspettare, li avrebbe intrappolati come topi. Ma c’e’ l’opinione pubblica internazionale purtroppo, aizzata da musulmani e sinistre istruite a dovere. Forse l’inondazione con acqua pompata dal mare e’ la soluzione migliore. E chiaramente anche gli ostaggi annegherebbero. Ma le sinistre non glie la perdonerebbero mai, a Israele.

  8. In alcuni contesti, allagare il tunnel con acqua può essere una soluzione per renderlo inutilizzabile. Spesse volte è stato usato in passato negli assedi. È un metodo adatto per situazioni in cui la stabilità strutturale non è una preoccupazione primaria, come in questo caso.

    Il sistema più semplice però – per una soluzione permanente – è gettare materiale di risulta per poi coprirlo con abbondante calcestruzzo. Questo richiede un po’ più di tempo per la preparazione e l’indurimento, ma fornisce una chiusura solida e pressoché definitiva.

  9. Sarebbe bello poter distruggere i tunnel ed eliminare Hamas per sempre ma la realizzazione non è solo questione di metodo: Israele non accetterebbe l’idea di uccidere gli ostaggi insieme alla distruzione dei tunnel.
    Hamas gioca su questo e si guarda bene dal perdere il suo punto di forza.
    Purtroppo nel mondo (est e ovest) in troppi considerano Hamas una controparte invece che una banda di assassini e la legittimano.
    Non vedo soluzioni, come le guerre e le operazioni del passato anche “Spade di ferro” sarà terminata su pressioni internazionali; per Hamas sopravvivere è considerata una vittoria, continuare ad ammazzare ebrei una missione.
    Non vedo soluzioni realistiche, purtroppo, Israele è forte ma è piccola e fragile, dipende dagli USA: di più, la sua classe dirigente è divisa e inadeguata e i conflitti istituzionali peggiorano il quadro. Anche se IDF è il miglior esercito al mondo, motivato, addestrato, tecnologicamente avanzato, non basta.

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