UNA GUERRA CHE NON SI PUO’ VINCERE

Chi non conosce la storia spesso non capisce il presente. Infatti molti pensano che certe guerre non si possono vincere, per esempio quelle contro la guerriglia. E normalmente hanno ragione. Ne seppe qualcosa Napoleone in Spagna. Ma quando una guerra è inevitabile va combattuta e vinta nelle condizioni date. Abbiamo un buon esempio nell’antichità. Come racconta Dione Cassio, i pirati erano divenuti un vero flagello: depredavano i naviganti e poi li vendevano come schiavi. Sottomettevano intere città portuali. Chi li affrontava in mare aperto era sconfitto; chi li sconfiggeva non riusciva a catturarli perché avevano navi veloci. Il problema, malgrado la sua gravità, pareva insolubile. Ma Roma fornì a Pompeo strumenti assolutamente eccezionali per numero di navi e di uomini e in meno del tempo previsto lui risolse il problema insolubile. Inseguì i pirati dovunque nel Mediterraneo, ne catturò ventimila, ne uccise diecimila, distrusse tutte le loro basi ed eliminò la pirateria.
Oggi Israele si trova a combattere non contro un Paese ma fondamentalmente una città, con nemici indistinguibili dalla popolazione civile e privi di scrupoli fino alla barbarie. Una di quelle guerre che non si possono vincere a meno che non si sia romani e ci si chiami Pompeo. Cioè a meno che non si applichi tutta la forza di cui si dispone, senza esitazioni e senza sconti, come sta facendo Israele. Gaza soffre? E perché non consegna gli aggressori del 7 ottobre? Fra l’altro non hanno speranza. Se i terroristi escono dai tunnel sono uccisi, se ci rimangono moriranno di fame o saranno sterminati coi gas, come nelle derattizzazioni. I panorami di rovine di Gaza City non dicono niente? Israele opera in silenzio, implacabilmente e, salvo imprevisti, si fermerà solo quando avrà annullato Hamas e messo in sicurezza Gaza. Se non ci riuscirà, si accontenterà di avere raso al suolo la Striscia.