LA SIG.RA ALBANESE E IL DIRITTO INTERNAZIONALE

Secondo Francesca Albanese, giurista specializzata in diritto internazionale e diritti umani, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati, Israele usa un “diritto inesistente all’autodifesa” in risposta all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. Vista l’enormità della tesi, qualcuno potrebbe pensare che abbiamo letto male, e allora ecco le sue parole testuali, come le riferisce l’Ansa: “Gli stati membri [dell’Onu], specie in Occidente […], restano in silenzio per paura di ledere l’autoproclamato diritto di Israele all’autodifesa. Sotto il diritto internazionale, ha aggiunto, Israele ha il diritto di proteggersi, ma non di ingaggiare una guerra”. Sotto forse no, ma sopra certamente sì.
Risposta ai vari punti. Il diritto alla difesa legittima è sancito dal codice penale di tutti i Paesi, incluso il nostro, all’art.52. Ma questa norma vale nel diritto positivo dei vari Paesi, mentre non ne esiste una analoga né in natura (per esempio quando un animale si difende da un altro) né in politica internazionale. In quest’ultimo ambito i diritti (a meno che non dipendano da trattati che le parti rispettano) non esistono; o, se vogliamo dirla diversamente, tutti hanno il diritto – sempre che vogliamo chiamarlo così – di fare qualunque cosa, perfino massacrare degli innocenti. Per esempio la Russia da mesi, deliberatamente, colpisce obiettivi civili. Del resto Stalin non fu mai chiamato a rispondere dell’eccidio a freddo e immotivato di 22.000 militari e civili polacchi i cui cadaveri furono poi rinvenuti nelle Fosse di Katyn. Questo eccidio, essendo avvenuto nel 1939, era ben noto quando si celebrò il Processo di Norimberga ma, di questo come di altri, l’Unione Sovietica vietò che si parlasse. Né si chiamarono gli inglesi a rispondere dell’inutile massacro di Dresda, un crimine che forse provocò più vittime di Hiroshima. Il fatto è che, come già scritto, diversamente da quanto avviene all’interno di uno Stato, non c’è un potere sovrannazionale capace di imporre o di vietare un qualunque comportamento. Né si può ragionevolmente parlare di guerre offensive e guerre difensive perché la distinzione, ovvia nella sostanza, è labile in campo giuridico: basti dire che nel 1939 Hitler sostenne che la Germania era stata aggredita dalla Polonia. Nello stesso modo, benché nel 1967 Israele abbia reagito ad un classico casus belli (la chiusura degli Stretti di Tiran), gli arabi e i loro amici da sempre sostengono che il Sole è quadrato, cioè che Israele fu l’aggressore.
In ambito internazionale è dunque inutile (a dir poco) cianciare di diritto di proteggersi. In questo campo è ragionevole soltanto parlare di capacità o incapacità di difendersi, di capacità o incapacità di vincere. Il diritto internazionale esiste quando ci si occupa di trattati. Per il resto abbiamo da fare soltanto con fatti, non con fenomeni giuridici. Lo stesso vale per il diritto di ingaggiare guerra, come si esprime la signora Albanese. Anche questo è un fatto, al punto che è caduta in disuso la relativa dichiarazione. Lo stato di guerra è un fatto, non un’occasione per fare della letteratura.
La giurista specializzata ha inoltre avuto da ridire sul fatto che si usi il termine guerra per il conflitto tra Israele e Gaza “perché Gaza non è un’entità indipendente, ma piuttosto una parte dei Territori occupati”. Dunque, se la Cina attaccasse Taiwan, e Taiwan, magari sostenuta dagli Stati Uniti, dal Giappone e dall’Australia, si difendesse, non si tratterebbe di una guerra ma di una rissa: perché secondo la comunità internazionale Taiwan fa parte della Cina. Ne prendiamo accuratamente nota.

LA SIG.RA ALBANESE E IL DIRITTO INTERNAZIONALEultima modifica: 2023-11-15T16:26:29+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “LA SIG.RA ALBANESE E IL DIRITTO INTERNAZIONALE

  1. Coraggio, professore, faccia uno sforzo, si tolga l’ultima fetta di prosciutto dagli occhi: vedrà come la realtà sarà più nitida.
    Gli eserciti organizzati, con una catena di comando e regole di ingaggio, con obiettivi strategici, non hanno bisogno di sprecare munizioni sui civili: Israele e la Russia compiono azioni militari, hanno obiettivi precisi, sono i Media avversari che usano la solita litania dei bombardamenti deliberati sui civili, frutto di malvagità. Gli eserciti sono la forza dello stato non sono terroristi.
    A volte il bombardamento dei civili è una decisione militare, per ridurre il numero dei propri soldati uccisi, per cercare di far finire una guerra, come a Dresda o a Tokio, a Mosul, Raqqa, non è frutto di malvagità ma di opportunità.
    La morale non c’entra.
    La guerra non si vince in TV, si vince o si perde sul campo di battaglia e, di solito, vince il più forte. Anche se l’Occidente a guida USA ha pompato Kiev di soldi e di armi Kiev non sta vincendo, perchè?
    Del resto, se in lei alberga un minimo di onestà intellettuale (sono certo che c’è), non si è accorto che Kiev bombarda i civili di Donetsk dal 2014? dicono i Media filo russi ma non solo. Sono fatti, frutto di decisioni politiche e militari che hanno determinato reazioni politiche e militari.
    A secondo della posizione ideologica, i Media di parte accusano la controparte usando le stesse categorie morali: il nemico usa metodi nazisti, che sia Israele, Mosca o Kiev.
    Forse sarebbe meglio spegnere i Media e ragionare solo sui fatti, liberi da ideologie e pregiudizi, se si vuole assomigliare ad analisti e non fare i propagandisti.

  2. Ho avuto il piacere (si fa per dire) di sentire le baggianate della signora Albanese in uno dei tanti dibattiti televisivi. Il tasto su cui lei batte è che Gaza è da vari decenni occupata da Israele, che quindi i Palestinesi hanno ragione a volersi liberare. Inoltre Israele, in quanto Potenza occupante, ha il dovere di garantire i diritti fondamentali degli abitanti di Gaza. Mi astengo dal citare altre baggianate, in quanto chiunque le può trovare su internet.
    La Albanese vanta il proprio ruolo di “esperto indipendente”, sostenendo di non essere “dipendente” dell’ONU. Forse, dico io, ha un contratto di consulenza; questo non toglie che, se non lavora gratis, le sue parcelle vengano pagate dalla Segreteria generale dell’ONU. Pare anche che il di lei marito abbia lavorato per il Ministero dell’economia della ANP.

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