UN GATTO DOCENTE DI SOCIOLOGIA

Israele, che le anime belle lo capiscano o no (ed è più probabile il no che il sì), si sta comportando a Gaza in modo molto civile. Teoricamente potrebbe uccidere scientemente e volontariamente tutti i cittadini perché il nemico, non portando una divisa, li ha resi indistinguibili dai militari. Con ciò stesso autorizzando il nemico ad uccidere tutti, nel dubbio. Ma la cosa ad Israele non sarebbe utile e dunque preferisce invitare i civili a sgomberare le zone dove prevede che ci sarà battaglia. Se poi quelli non lo fanno, o Hamas gli impedisce di farlo, sono affari del nemico. Israele – per motivi umanitari – più di quello che ha fatto non poteva fare. Tutto ciò posto, come si spiega il piagnisteo internazionale?
Si spiega innanzi tutto con l’ignoranza di ciò che è la guerra. Per non averla vissuta e per non averla nemmeno studiata. E poi col fatto che i giornali, le televisioni e persino i governi vanno a rimorchio della più volgare e superficiale emotività popolare. La manfrina dei “bambini morti a Gaza”, per esempio, è stucchevole e insopportabile. Non soltanto è Gaza che ha dato inizio alla guerra, col suo innegabile e gravissimo casus belli, ma Gaza è piena di bambini: e per gli aeroplani è francamente difficile distinguerli dagli adulti.
Inoltre, se i civili non lasciano Gaza City malgrado i pressanti inviti di Israele, poi perché si meravigliano che in guerra scoppino delle bombe e si muoia? E se eventualmente è Hamas, che non li lascia sfollare, perché darne la colpa ad Israele? Non sono loro che hanno votato per Hamas? Ma mentre questi ragionamenti sono elementari, e Israele – giustamente – non tiene conto del chiacchiericcio internazionale, i governi dei Paesi arabi, ed anche le grandi democrazie europee, non vedono ragione di andare contro la propria gente. Infatti, al seguito del Papa, ogni giorno “chiedono il cessate il fuoco”; “chiedono corridoi umanitari per la popolazione civile” (come se Israele non li avesse già offerti); “chiedono aiuti umanitari”; “chiedono cibo, acqua, corrente elettrica e medicinali”, come se Israele avesse il dovere di soccorrere il nemico assediato. E tutto ciò perché? Solo perché chiedere non costa niente e fa sembrare buoni. Buonissimi. Come fa sembrare buoni anche attaccare Israele, a proposito e a sproposito. Perché neanche questo costa niente, ed è in qualche misura redditizio.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la civilissima Gran Bretagna si è comportata da selvaggia, con la Germania. Intendiamoci, la Germania si era comportata male per prima, con le sue V1 e V2, missili balistici che avevano lo scopo di demoralizzare i civili, provocando morte e distruzione a Londra. Ma quando poi l’Inghilterra (con la collaborazione americana) ha letteralmente raso al suolo la maggior parte delle grandi città tedesche, uccidendo molte centinaia di migliaia di civili, la Germania aveva già perso la guerra, tecnicamente, e quelle morti non hanno anticipato di un giorno la resa. Questa si è avuta soltanto col suicidio di Hitler. La Germania forse “se l’era cercata”, come si dice, ma il codice penale insegna che la difesa legittima è tale quando è intesa ad evitare il male, non a vendicarlo. Come si vede, la guerra è un mostro che disumanizza anche i migliori.
Mi permetto di spiegare perché definisco gli inglesi “i migliori”. Sono stato a Londra per la prima volta nel lontano 1957, e per la prima volta ho carezzato un gatto che non era il mio gatto. Ne fui felice perché amo i gatti ma soprattutto perché quel micio mi dette una notizia importante. Mentre nella mia selvaggia Sicilia i gatti fuggivano indistintamente tutti gli umani, avendo avuto con loro pessime esperienze, quel piccolo londinese a quattro zampe si fidava del primo venuto. Se dunque i londinesi rispettavano tanto gli animali (e naturalmente anche gli uomini, basti citare il loro Habeas Corpus), come è concepibile che mancassero di empatia al punto da comportarsi come si erano comportati, con la Germania? Il fatto è che mai i gatti avevano tentato di ucciderli e mai c’era stata una guerra tra inglesi e gatti. Forse non bisognerebbe mai giudicare una guerra, a meno che non la si viva, mentre è in corso.

UN GATTO DOCENTE DI SOCIOLOGIAultima modifica: 2023-11-07T19:21:03+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “UN GATTO DOCENTE DI SOCIOLOGIA

  1. E’ stato sfortunato in Italia e fortunato in Inghilterra.
    Ho frequentato ambedue i paesi e ho visto gatti fuggire da me in terra d’Albione come li ho visti farsi accarezzare placidamente qui in Italia.
    Ogni legame uomo/gatto è un universo a se stante.

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