IL PROBLEMA DEGLI OSTAGGI

Il problema degli ostaggi è drammatico. Non si osa pensare alla trepidazione e all’angoscia di questi esseri umani la cui dignità, la cui integrità fisica, la cui vita stessa, agli occhi dei loro sequestratori, non ha alcun valore, se non quello di una merce disprezzata. E non si osa pensare alla sofferenza umana dei loro cari, che con questo tormento intimo devono convivere. Per giunta sapendo che un giorno o l’altro potrebbero ricevere le notizie più orribili. Ma tutto questo non può rappresentare la bussola per la condotta di uno Stato.
In questo senso è paradigmatico l’episodio dell’assedio di Toledo, durante la Guerra Civile Spagnola. Una guerra che,essendo “civile”, è stata “incivile”, barbara e spietata.
I franchisti, guidati dal comandante José Moscardò Ituarte, erano asserragliati nell’Alcázar di Toledo e, malgrado le incredibili privazioni e i drammi di un lungo assedio, rifiutavano di arrendersi. I repubblicani ebbero occasione di catturare il figlio sedicenne di Moscardò e dissero al padre che o l’Alcázar si arrendeva o loro avrebbero ucciso il ragazzo. Moscardò chiese di parlargli e, avutolo al telefono, lo invitò a morire con dignità per la Spagna. Il figlio rispose con un asciutto: “Lo posso fare”. Poi i repubblicani non lo fucilarono (morì nel corso della guerra, per altra causa) ma l’episodio, a raccontarlo, fa tremare le gambe. Quale padre, se non un senatore romano dei tempi della Repubblica, un senatore pieno della massima dirittura morale e patriottica di Roma, avrebbe saputo reagire in questo modo? Forse che Moscardò non amava suo figlio? Il punto è che nemmeno l’amore per un figlio può essere messo al di sopra dell’amore per la Patria.
Così, i terroristi si illudono se pensano che Israele possa cedere in qualcosa, a causa di quegli infelici. Sono convinto che a Gerusalemme mettono in conto la loro morte esattamente come si mette in conto la morte di una percentuale dei fanti quando li si lancia all’attacco. In guerra si uccide e si muore. E se si uccide a freddo, se si uccidono dei prigionieri o degli ostaggi, bisogna aspettarsi la massima ferocia del nemico. Perché ogni fante, ogni ufficiale, ogni generale sa che quella sorte sarebbe potuta capitare a lui: e come lui avrebbe sperato di esser adeguatamente vendicato, così penserà di vendicare le vittime di quell’abominevole crimine di guerra. Israele in questo campo è famosa. Si pensi al fatto che gli israeliani riuscirono ad acciuffare (in Argentina) Eichmann, a portarlo in Israele, a processarlo e ad impiccarlo. Si ricordi in che modo Israele è riuscita ad uccidere in tutte le parti del mondo i colpevoli della strage degli atleti israeliani durante le olimpiadi di Monaco di Baviera nel 1972. Uno solo scampò, e non perché gli agenti segreti di Israele non l’avesseero trovato, ma perché quando lo trovarono era in compagnia di una bambina, sua figlia, e per amore di quell’innocente non lo uccisero sotto i suoi occhi. Dunque la vendetta di Israele è da prendere sul serio, e sa anche essere personale.
Dunque che cosa intende realmente fare, Israele, per gli ostaggi? A mio parere, non molto. O più esattamente: il possibile. Se non riescono a localizzarli, la guerra continua come prima. Se riuscissero a localizzarli, non sarebbe che uno spiraglio di luce perché gli israeliani sanno bene che se le forze speciali cominciano ad entrare nel tunnel in cui i terroristi detengono gli ostaggi, la prima cosa che quelli faranno sarà ucciderli tutti. Mettendo anche serenamente in conto la propria morte, perché tanto i fanatici la morte non la temono. “Viva la muerte!”: non fu questo lo slogan degli studenti falangisti di Salamanca?
Per tutte queste ragioni, con mio enorme dispiacere, non riesco a prevedere nulla di buono. E proprio per questo penso che le autorità israeliane, mentre promettono di fare il massimo per ricuperare gli ostaggi, in realtà li considerano già morti. Con dei nemici come i terroristi di Hamas, non è lecito sperare nella minima traccia di umanità.
Come si vede, fino ad ora non si è parlato di riscatto o di scambi. E non è per caso. I terroristi sono viziati. Una volta, pur di avere un soldato – un solo soldato – gli israeliani hanno lasciato liberi mille prigionieri palestinesi. Dunque, dovendo negoziare, i terroristi non si limiteranno a chiedere la Luna, ma vorranno la Luna con panna. E proprio la prevedibile enormità delle loro richieste preclude questa strada.
Io non riesco ad essere minimamente ottimista. Né sulla sorte degli ostaggi, né sulla sorte di chi dovesse rendersi colpevole della loro morte.

IL PROBLEMA DEGLI OSTAGGIultima modifica: 2023-10-19T17:13:01+02:00da gianni.pardo
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