IL SENSO DELLA GUERRA, ATTUALMENTE

Gli obiettivi di Hamas che l’esercito israeliano ha colpito a Gaza nelle ultime 24 ore sono stati oltre 200. Chiaro. Ma che cosa si intendono per obiettivi? Inoltre, se Israele ha distrutto con i bombardamenti tanta parte della città (le fotografie sono desolanti) come mai ci sono ancora “obiettivi” e come mai Israele, se li conosce, non li ha già colpiti? L’esercito di Israele agisce e tiene il becco chiuso. Fa benissimo. Quando si ha da fare con un nemico mortale (inclusa una buona parte dell’Occidente, sotterraneamente antisemita) è meglio non dire niente: ché tanto gli altri stravolgeranno in peggio qualunque cosa si dica. Ma purtroppo tutto ciò rende difficile capire ciò che Gerusalemme fa e ancor più ciò che intende fare.
In mancanza di informazioni siamo costretti ad andare a naso: ed è ciò che provo a fare, partendo dall’ultima domanda: come mai, dopo avere colpito tanti obiettivi, Israele continua a bombardare? La mia risposta è che ci sono sempre nuovi obiettivi. Infatti Hamas vuole la guerra. E poiché (malauguratamente per essa) non è in grado di muovere la guerra normale – quella che si fa con i mezzi blindati, gli aeroplani e le navi – usa gli strumenti di un’organizzazione terroristica: attentati e razzi. Per quanto riguarda gli attentati, i terroristi hanno molta difficoltà a colpire perché i fanti israeliani non sono ancora entrati a Gaza; dunque rimangono i razzi e quelli continuano a spararli. Da dove? Questo è il punto.
Con la sua tecnologia e col sistema anti-missile Iron Dome, Israele non soltanto riesce nel giro di secondi a distruggere in volo la maggior parte dei razzi nemici, ma è anche capace di determinare il punto da cui il razzo è partito. In passato, col sistema degli scudi umani, Hamas è riuscita a sfuggire alla risposa immediata, ed è come se Israele si sia difesa con un braccio legato dietro la schiena. Ora invece, con la guerra in corso, Israele considera un obiettivo legittimo qualunque luogo, condominio incluso, da cui sia stato sparato un razzo. E nel giro di minuti lo bombarda. Hamas nel frattempo sposta la rampa o ne monta un’altra su un altro edificio e Israele distrugge anche quello. E questo un giorno dopo l’altro. Col risultato che, con l’attiva collaborazione di Hamas, si sta procedendo alla completa distruzione di Gaza.
I terroristi non se ne curano, perché hanno la cultura della morte, inclusa la propria e quella dei palestinesi. Tutto ciò potrebbe spiegare perché i bombardamenti israeliani non finiscono, e perché muoiono tanti palestinesi. In queste condizioni, se Hamas non detenesse degli ostaggi, i belligeranti potrebbero continuare indefinitamente, fino a fare di Gaza soltanto un cumulo di rovine. Ma la presenza degli ostaggi, finché si può presumere che siano vivi, impone l’invasione di Gaza via terra. Ecco perché se ne parla.
Ma – non dimentichiamolo – se domani Hamas liberasse gli ostaggi o li uccidesse tutti, a Gerusalemme potrebbe andare benissimo il tipo di guerra attuale. Gaza spara missili (che spesso Iron Dome intercetta) e l’aviazione israeliana, senza perdere un uomo, distrugge a rate Gaza. In altri termini, se si continuerà secondo le modalità attuali, la guerra durerà finché a non ci sarà più un edificio in piedi. Inoltre, mancando di acqua e di cibo, tutti i gazawi moriranno. Tanto, della loro vita a Hamas non importa assolutamente nulla. Questa sorta di suicidio di Gaza sarebbe un atto eroico se l’avessero deciso i gazawi: invece gli viene imposto da dei fanatici. Hamas preferisce la morte alla resa, e impone la stessa morte a tutti i palestinesi. La loro ferocia si dimostra senza limiti non solo contro Israele, non solo contro gli infedeli, ma contro l’umanità. E infatti i romani definivano questo genere di delinquenti inimici humani generis, nemici del genere umano.
Parliamo di una soluzione tragica, ma rimane vero che, per Israele, essa costituirebbe comunque una vittoria. Questo modo di ragionare può sembrare barbaro, ma bisogna considerare che sono i palestinesi e Hamas, che lo impongono. Se si arrendessero e se tutti i membri di Hamas si consegnassero o fuggissero, la guerra finirebbe domani. Invece bisogna considerare che ogni razzo che Hamas spara è un tentativo di assassinare dei civili israeliani. Dunque un atto di guerra. Per giunta discutibile dal punto di vista del diritto internazionale umanitario. E un tale atto autorizza una risposta simmetrica dell’aggredita (Israele). Se, per continuare la sua guerra, Hamas si fa scudo dei civili, se cioè non tiene in nessun conto la loro vita, perché dovrebbero tenerne conto gli alti comandi israeliani? Questi ufficiali non saranno dei macellai, ma certo non sono neppure Damine della San Vincenzo. Se Hamas vuole continuare lo scontro finché tutto e tutti saranno annientati, perché gli israeliani si dovrebbero occupare della sopravvivenza di Gaza, loro che da essa sono stati aggrediti?
Chissà che questo non spieghi l’attuale fase della guerra. Gerusalemme probabilmente dà per morti o irrecuperabili gli ostaggi, e nel frattempo vede l’attuale fase per sé profittevole. Mentre Hamas esaurisce le sue scorte, i gazawi muoiono di stenti e tutti gli immobili della Striscia sono demoliti, si può negare che il tempo scorre a favore di Israele? Forse da questo genere di conflitto Gerusalemme erediterà soltanto un enorme mucchio di macerie e di cadaveri. Ma meglio macerie e cadaveri che terroristi vivi

IL SENSO DELLA GUERRA, ATTUALMENTEultima modifica: 2023-10-17T14:15:51+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “IL SENSO DELLA GUERRA, ATTUALMENTE

  1. Leggo dalle agenzie che l’assedio sigillato auspicato in questo blog è già finito prima ancora di incominciare: l’apertura del valico di Rafah per l’ingresso di aiuti umanitari è stato chiesto al Gabinetto di guerra direttamente da Joe Biden.
    Le conseguenze della sceneggiata del razzo autoinflitto dai macellai di Hamas alla propria gente produce i primi risultati: spaventare i governi arabi moderati (annullato il vertice), mettere in confusione i fragili (psicologicamente) politici europei, far intervenire Biden che pur promettendo a parole il massimo sostegno a Israele, nella realtà sta pensando come frenare Israele e iniziare le trattative.
    i terroristi non hanno nulla da perdere, quale sarà la prossima mossa?
    Spiace per Israele che dovrebbe essere libero di condurre la sua guerra nel migliore dei modi, ma Netanyahu è troppo debole e dovrà cedere, a mio parere

  2. Il fatto è che Hamas da tempo tiene in ostaggio anche i palestinesi della striscia; volontario, a seguito di lavaggio del cervello da decenni nel nome di Allah, favorito, patrocinato e istigato da Stati interessati.

  3. Ecco alcuni miei giudizi, spero non avventati, suscitati dai cruenti avvenimenti in atto in Israele e nella Striscia di Gaza.
    “La guerra è inutile” proclamano moltissimi nel Belpaese, gran campioni di moralismo e amanti della predica. Quanto sta succedendo in Israele prova invece “l’inutilità dei discorsi sull’inutilità delle guerre”.
    Esce a pezzi dai cruenti attacchi, condotti dal braccio armato di Hamas contro gli israeliani, il buonismo universalista dei “cittadini del mondo”, nemici dei muri, delle frontiere e di tutto ciò che si oppone alla mescolanza e confusione di esseri umani, di passati storici e di identità nazionali.
    Gli armati che compiono atti atroci suscitano orrore. Ma suscitano, ahime’, anche un senso di meraviglia e sorpresa per il loro spirito implacabile e le loro capacita’ strategiche. Dopo tutto essi, pur suscitando orrore, impongono paura e rispetto agli avversari per la loro pericolosita’.
    Nessuno sfugge ad una identita’ collettiva basata sul passato storico; e sugli insegnamenti del proprio dio, ossia sulla religione. Peccato che gli uni e gli altri, che si fronteggiano in Palestina, abbiano due dii nemici tra loro. La religione vuol dire, purtroppo, anche intolleranza e odio.
    La religione, i miti, la storia illustrano e celebrano in maniera spesso grandiosa l’eterna condizione di vittime innocenti degli ebrei raminghi per il mondo, in esilio dall’amata Gerusalemme, terra promessa, patria spirituale. Con la nascita dello Stato d’Israele, lo speciale amor patrio degli ebrei, ossia il loro particolare senso di fedeltà rivolto a una terra lontana, sacra, metafisica, virtuale, s’intreccia e confonde con quello ormai diretto a un Paese fisico e reale. L’identità d’Israele, divenuto Paese storico, fisico, politico, da Paese virtuale, religioso, metafisico che era, non coincide pienamente con l’identità tradizionale degli ebrei della diaspora; identità quest’ultima basata in gran parte su un loro eterno ruolo di vittime innocenti ad opera di un continuo, misterioso odio belluino da parte degli altri: i non ebrei. Ma l’egoismo nazionale israeliano ha ormai intaccato il crisma della superiorità morale e della diversità assoluta di questo popolo rispetto agli altri.
    Gli altri popoli persero in epoche antiche l’innocenza aggredendo i vicini, combattendo contro lo straniero invasore, attuando l’esclusione verso gli estranei, i foresti, gli stranieri (tra cui gli ebrei). Tutto ciò per brama di territorio, di senso d’identità collettiva, di solidarietà di gruppo, d’omogeneità, di fedeltà al Paese di nascita. Oggi sta succedendo lo stesso agli israeliani. Anche questi, infatti, avendo adottato la logica del radicamento in un suolo, sono sottoposti alle dure esigenze dell’egoismo nazionale. E lottano cruentemente contro i nemici, contro gli stranieri (i loro “ebrei”), in nome del territorio e dei suoi sacrosanti confini. In nome dell’esclusione dell’Altro. E hanno perso cosi’ anche loro l’innocenza.

  4. Ragionamento impeccabile se Israele fosse libera di decidere
    Ma al decimo giorno tutte le nazioni del mondo, da est a ovest, sono in fila per dire pubblicamente che cosa Israele deve fare, non dovrebbe, DEVE.
    Chissà perchè capita sempre a Israele doversi fermare prima di finire il lavoro: sono 75 anni che capita.
    Qualcuno crede che gli USA, quelli che hanno stabilito le regole, l’esercito più potente del mondo, permetteranno a Israele di liberarsi una volta per tutte di Hamas e dei complici, come vorrebbero gli ottimi strateghi di IDF?
    Eppure il mondo sarebbe un posto più sicuro se Israele potesse fare quello che dice il prof. e lo Stato Maggiore israeliano.

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