LA GUERRA URBANA

La prevista invasione di terra di Gaza è problematica. Tutti i combattimenti urbani presentano per gli eserciti difficoltà pressoché insormontabili, soprattutto per gli attaccanti. Per cominciare, come si dice, lo scontro in una città è tridimensionale: nel senso che si spara dall’alto delle case, e dal basso verso l’alto contro i difensori. Tanto che i russi per invadere Berlino ebbero difficoltà, dal momento che l’alzo del cannone dei carri non arrivava sufficientemente in alto. Sono facili da collocare le mine; le stesse macerie sono ottime postazioni di tiro; i tranelli e gli agguati sono all’ordine del giorno. Per giunta quando i difensori sono gli stessi abitanti della città, fruiscono di una conoscenza dei luoghi estremamente accurata, superiore a quella che possono avere gli assedianti. Anche se muniti di carte e mappe. Dunque, dicono i testi, in questo genere di combattimento bisogna mettere in conto un buon numero di perdite. Ma tutto ciò non vuol affatto dire che i difensori avranno sempre la meglio sugli attaccanti: e infatti molte battaglie urbane si sono concluse con la vittoria degli invasori.
Ad oggi Israele ha fatto due settimane di anticamera, prima di attaccare, ma non è stata con le mani in mano. La cosa più utile – e di successo – attuata fino ad ora, è stata lo sgombero della città di Gaza. Cosa che non sempre si è ottenuta in passato. In realtà, Hamas avrebbe voluto che i cittadini non prendessero sul serio l’invito israeliano ad abbandonare la città (per la loro stessa sicurezza), in modo da averli a disposizione come scudi civili. Ma gli interessati non avevano la vocazione al martirio. Sapevano benissimo che Israele cova possenti brame di vendetta e pur di salvare un suo soldato distruggerà con una cannonata o una bomba d’aereo un intero condominio da cui partisse una raffica. Del resto la giustificazione sarebbe semplice: “Vi avevamo avvertiti”.
Con questa mossa Gerusalemme ha risolto il principale ostacolo per la guerra cittadina. Ma rimangono tutti gli altri. E certo né i resistenti verranno a dirci come intendono procedere, né lo farà Israele. Alcune cose tuttavia sono certe. In primo luogo, mentre Gaza soffre, Israele può senza troppe difficoltà farle mancare ogni risorsa, dall’acqua all’elettricità, dal cibo alla benzina. E può prendersi tutto il tempo che vuole, per evitare perdite. Né la città ha intorno a sé un territorio in cui produrre checchessia. Essa è nelle condizioni di un castello medievale, sprovvisto persino di una grande cisterna.
In secondo luogo – e di questo particolare non ho visto traccia da nessuna parte – non si può dimenticare che la Striscia di Gaza ha appunto la forma di una striscia, e ad est confina per intero con Israele. Sicché, magari mi sbaglierò, ma mi chiedo che cosa impedirebbe ad Israele di attaccare non da nord ma innanzi tutto da est, all’altezza del limite sud della città, tagliando in due la Striscia (dove è larga circa sette chilometri) isolando i difensori a nord e rendendo impossibili i rifornimenti?
Negli altri casi di guerra urbana (Stalingrado, Berlino, Varsavia, Budapest ecc.) per quanto ne so io, la città rappresentava il punto di scontro di due eserciti, ciascuno con un ampio entroterra alle proprie spalle. In questo caso invece, soprattutto nell’ipotesi che Gaza sia spaccata in due, i resistenti del nord mancherebbero di ogni genere di supporto: così gli israeliani, invece di avanzare, potrebbero sorvegliare il territorio in modo da impedire i rifornimenti, fino a costringere i guerriglieri alla resa per fame, come si usava in passato. Ma la fame non è passata di moda.
La battaglia di Gaza si prospetta difficile per gli attaccanti, come ogni battaglia urbana, ma gli israeliani dispongono di insoliti atout. Non hanno il problema dei civili, perché in linea di massima sono assenti. Non hanno il problema di distinguere i civili dai resistenti perché i terroristi non hanno una divisa e non sono distinguibili dai civili: dunque, per ciò stesso, i civili divengono obiettivi legittimi. Gli israeliani possono scegliere da dove attaccare. Da nord, da nord-est, da est, da dovunque vogliano. Non hanno problemi di tempo, e possono stringere d’assedio sia i resistenti a Gaza sia il resto della popolazione. Possono infine non tenere nessun conto di un’opinione internazionale pronta a condannarli persino quando hanno ragione. E non si dimentichi che un modo per rendere qualcuno spietato, è accusarlo di essere spietato. Dal momento che il prezzo per la mala fama è già stato pagato, sarà certamente tentato di divenirlo.
Nel caso specifico, dal momento che i terroristi hanno voluto dare il massimo esempio di efferatezza e crudeltà barbarica, devono pure aspettarsi che, se pure non programmata dall’alto, qualche tremenda vendetta sarà attuata da alcuni soldati, soprattutto se nel giorno del massacro hanno perduto un amico o una persona cara.
Hamas vuole la morte di Israele: ora come meravigliarsi se Israele desidera la morte di tutti coloro che combattono per Hamas?

LA GUERRA URBANAultima modifica: 2023-10-21T12:10:58+02:00da gianni.pardo
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