L’ASSEDIO DI GAZA

La notizia è che il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant – ovviamente su conforme decisione del governo – ha ordinato il completo assedio della Striscia di Gaza: “Non ci sarà elettricità, né cibo, né benzina”. Ed abbiamo in seguito saputo che è stata anche ordinata l’interruzione della fornitura d’acqua. Possiamo immaginare che Gaza abbia qualche fonte autonoma, per quei prodotti, ma certo la situazione degli abitanti della Striscia oggi è triste e domani sarà drammatica. Provate voi ad immaginare la vostra vita – a tempo indeterminato – senza elettricità e senza benzina. Se poi è vero che scarseggerà anche l’acqua, si arriva alla tragedia. Il problema è: che senso ha, nell’epoca contemporanea, la parola assedio? E che senso ha, nel caso specifico?
L’assedio è una antichissima tecnica di guerra, al punto che c’è una parola per designarne la scienza: la poliorcetica. Né possiamo dimenticare che la famosa Guerra di Troia è la storia di un assedio. Dunque, penserà qualcuno, questo è un modo di guerreggiare del passato. Ma si sbaglia. Chi potrebbe dire questo forse ignora che, ancora negli Anni Trenta del secolo scorso, durante la Guerra Civile spagnola, si rese famoso nel mondo l’assedio dell’Alcázar di Toledo. E un assedio è stato, ancora qualche mese fa, quello vittorioso dei russi all’Azovstal di Mariùpol. L’assedio è una tecnica di guerra viva e vegeta.
Un assedio si conclude in uno di questi tre modi: o gli assedianti assaltano ed espugnano il castello (o la città assediata); o gli assediati si arrendono per fame (od anche sete); o infine (come più volte davanti alle mura di Costantinopoli) gli assedianti rinunciano all’assedio e si ritirano. Stranamente, nessuna di queste normali conclusioni si adatta bene alla Striscia di Gaza. In questo caso infatti la disparità di forze è tale che Tsahal (l’esercito israeliano) potrà entrare nella Striscia senza alcuna difficoltà.
Dunque l’assedio non tenderà a chiedere una resa che già è nei fatti, essendo innegabile l’impossibilità palestinese di resistere a Tsahal, ma le privazioni imposte dai vincitori tenderanno a togliere il sostegno popolare – se ce l’ha – alla cricca al potere. Israele dirà sostanzialmente: “Sono i vostri capi che vi hanno provocato queste privazioni e queste sofferenze. Vi avevamo forse mai attaccato, prima? Ciò di cui oggi voi mancate, non è ciò che prima noi stessi vi fornivamo, e ciò benché dalla Striscia ci venissero quotidiane dichiarazioni di odio ed anche razzi? Il fatto è che ora avete superato la misura, seppure per colpa dei vostri capi, e vi rispondiamo adeguatamente. Come minimo, per avere rapporti umani con voi, pretendiamo di avere a che fare con una Striscia innocua”.
L’assedio è comunque un’operazione di guerra fra le più crudeli. Basta leggere ciò che avvenne ad Alesia durante il lungo assedio che le impose Cesare. Tanto che, se l’attaccante è in grado di attuare un assedio impermeabile, l’altra parte prima si arrende e meglio è. Proprio perché, tecnicamente, non ha speranza. Diversamente soffrirà moltissimo (più volte in passato si è arrivati anche al cannibalismo) e ciò non farà cambiare il risultato. Addirittura, a volte gli assediati, se proprio si devono arrendere, preferiscono suicidarsi (Masada, assediata dai romani). Tanto tragico può essere il finale di quelle vicende. Già, perché in passato a volte i vincitori passavano a fil di spada tutti i vinti, donne e bambini inclusi, oppure “ci guadagnavano qualcosa”, vendendoli come schiavi.
Nel caso della Striscia, l’unico senso che può avere questo assedio anomalo – e sempre che Israele abbia il fegato di mantenerlo per il tempo necessario – è quello di costringere la popolazione a consegnare i capi di Hamas e rassegnarsi ad un’amministrazione controllata da parte di Israele. Nel 2005 Gerusalemme si ritirò da Gaza per non avere fastidi, lasciandole intera libertà, all’unica condizione di non aggredire Israele. Dal momento che questa condizione si è rivelata impossibile, probabilmente ora si sarà deciso di imporle un duro dominio coloniale, fino a negare alla Striscia ogni libertà e soprattutto ogni possibilità di nuocere. Un esperimento cui sarà interessante assistere. Ripeto: sempre che Israele abbia il coraggio di andare fino in fondo.
Infatti l’ipocrisia internazionale quasi non conosce limiti. Sento già le grida: “Siamo nel 2023, che diamine! Non si può lasciar morire la gente così”: dimenticando che i russi, nel 2022, si sono comportati come durante le invasioni barbariche. Ma quando si tratta di Israele, nel mondo prevale la virtù. Dunque Gerusalemme potrebbe cedere, ma una cosa va sottolineata: Israele potrebbe essere troppo perbene per attuare un vero blocco, ma i palestinesi quel tipo di assedio lo hanno ampiamente meritato.

L’ASSEDIO DI GAZAultima modifica: 2023-10-09T16:23:48+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “L’ASSEDIO DI GAZA

  1. Mi sembrano interessanti due articoli:
    https://www.wittgenstein.it/2023/10/09/israele-senza-paragoni/
    e
    https://www.ilpost.it/2023/10/09/palestinesi-moderati-attacco-israele/
    Su https://www.ilpost.it/2023/10/09/israele-hamas-morti/ ci sarebbe da osservare che i morti non si contano, si pesano. E ce li scorderemo, tempo un mese o un anno, rimanendo utili per motivare “vendette” o essere destinatari di corone di alloro o di altro nelle canoniche ricorrenze.
    Una cosa Hamas potrebbe fare se fosse “furba” (vana speranza), per liberare Gaza: restituire gli ostaggi, concordando con gli israeliani data, ora e luogo per la consegna oltre confine (con autobus urbani…, cui deve essere consentito e favorito il ritorno), non senza averli prima curati e nutriti e rivestiti. E averli sottoposti alla visione di un filmato (breve, una mezz’ora max), fatto bene, senza “strilli” e rabbia e pianti, dal titolo, ad es., “Perché siamo incazzati”. Sì, certo, difficile da realizzare in un giorno: la cosa era da pianificare prima.
    Ovviamente riservandosi la facoltà di continuare a “razzare” Israele nel caso di riscontro negativo.
    Grande successo mediatico e sparigliamento del gioco.

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