IL DELIRIO DELLA SINISTRA

Non si rivela niente di nuovo a nessuno se si dice che, da qualche mese, l’opposizione ha la bava alla bocca, inventa le accuse più sanguinose e inconsistenti per denunciare il governo come colpevole di tutti i mali, del passato e del futuro. Ci avverte gridando dell’arrivo dell’Apocalisse, provocata da Giorgia Meloni, e dell’oscuramento del Sole a titolo definitivo. La spiegazione potrebbe essere psicologica.
Normalmente, dinanzi ad un simile comportamento, uno si chiede se non si tratti di turbe psichiatriche. Ma quando abbiamo da fare con decine di migliaia di persone, e con quasi tutti i grandi giornali (tutti similmente morsi dalla tarantola), prima di invocare il soccorso sanitario è meglio pensarci due volte. Cercando innanzi tutto di capire quali possano essere le ragioni di questo delirio pressoché generalizzato.
Dal momento che non è possibile che tutti i giornalisti di sinistra siano improvvisamente impazziti, bisogna trovare una spiegazione meno colorita e più realistica. A mio parere, la ragione del fenomeno risiede nell’essenza stessa della sinistra. Nel modo italiano di essere di sinistra. Questa categoria dello spirito, se vogliamo chiamarla così, in Italia riposa su due pilastri: l’insoddisfazione esistenziale (della quale si cerca sempre il colpevole) e l’idealismo (cioè l’illusione che qualcuno possa metterci rimedio).
L’insoddisfazione esistenziale riguarda tutti, perché tutti abbiamo dei problemi. Tutti siamo insoddisfatti di qualcosa. Non solo: tutti ingrandiamo questo qualcosa – anche se oggettivamente insignificante – fino a fargli occupare tutto il proscenio. Il paralitico si lamenta giustamente di non avere l’uso delle gambe, ma se l’avesse si lamenterebbe di non essere alto uno e ottanta; e se fosse alto come un corazziere si lamenterebbe di non essere bello. Infine, se fosse bello, si lamenterebbe di essere disoccupato o se avesse un lavoro si lamenterebbe del fatto che guadagna poco… Inutile continuare. Chi ha il cancro pensa, giustamente, che se non l’avesse avrebbe il dovere di essere felice. Ma se domani guarisse, abituatosi alla nuova condizione, dimenticherebbe presto quel dovere e si lamenterebbe di qualcosa: fino ai problemi di condominio o al dispiacere di veder perdere la squadra del cuore. L’uomo è sempre insoddisfatto perché ingrandisce i propri problemi e dimentica i propri vantaggi. In queste condizioni chiunque non può non essere infelice.
Ma in questo atteggiamento ci sono gradazioni. L’uomo di buon senso non se la prende troppo calda e vive accettabilmente. La sinistra è invece prevalentemente composta di uomini che considerano l’insoddisfazione un sintomo di superiorità (un po’ come i romantici, affetti dal mal du siècle)) e sono veramente scontenti. Poi, essendo idealisti, credono che lo Stato ci possa mettere rimedio. Ma con quale governo? Ovviamente un governo di sinistra. E qui casca l’asino.
Quando finalmente si ha un governo di sinistra (e l’Italia li ha avuti per decenni) i suoi votanti non possono che essere delusi. “Come, i nostri governanti sono lì da anni e non hanno risolto questo problema, e neppure quello, e neppure quell’altro ancora? Purtroppo non possiamo accusarli come meritano perché ci daremmo la zappa sui piedi. Favoriremmo la destra”. Così, per anni ed anni, è come se la pubblicistica di sinistra avesse avuto la museruola. Poteva esprimere qualche critica, certo, ma con moderazione: più il rimpianto di non poter lodare che il piacere acido di condannare.
Ora però è successo un fatto nuovo: per la prima volta dalla fine della Guerra abbiamo un governo di centrodestra al quale è lecito, anzi doveroso, imputare tutte le colpe. Così la sinistra dà libero sfogo anche alla precedente frustrazione di non aver potuto dire del governo Draghi o Conte tutto il male che pensava. Assistiamo all’esplosione emotiva di chi si libera della cappa dell’autocensura; e all’espressione di una rabbia a lungo repressa; alla furiosa esultanza di chi può infine gridare che il re è nudo. Nudo, brutto e indecente.
Questo spiega come ai politici di sinistra non faccia nessun effetto la ragionevole osservazione che molti gli fanno: “Ma i provvedimenti che avreste voluto il governo Meloni realizzasse in un anno, come mai non li avete realizzati voi, in decenni?” Infatti, se potessero essere sinceri, risponderebbero : “Ma noi eravamo arrabbiati già allora, solo che non lo potevamo dire!”. E se infine qualcuno gli chiedesse: “Ma l’incapacità di tutti i governi di rispondere alle vostre speranze, non vi fa sorgere il sospetto che speriate l’impossibile?” Anche a questo loro saprebbero rispondere: “Essere di sinistra è anche questo, è sperare l’impossibile. Perché senza questa spinta non avremo mai niente. Neanche ciò che è possibile”.
Una volta un bambino piangeva perché voleva mangiare un verme. Il padre gliene procurò uno, ma il bambino piangeva lo stesso: “Prima mangiane metà tu!” Il poveretto diceva di no e il bambino piangeva disperatamente. Alla fine l’uomo, per amore di quel piccolo infelice, mangiò mezzo verme. Ma il bambino continuò a piangere fino a strozzarsi: “Ed ora perché piangi?” “Hai mangiato la mia metà…!”.
Era un bambino di sinistra.

IL DELIRIO DELLA SINISTRAultima modifica: 2023-10-06T08:19:12+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “IL DELIRIO DELLA SINISTRA

  1. Ma vede, le “curve da stadio” sono sia della “destra” che della “sinistra”, con reciproche “asfaltature”. E mi pare che quanto a cialtroneria, semplicismo, puro spettacolo e distacco dalla realtà – espressi in dichiarazioni, progetti, provvedimenti – siano specchio l’una dell’altra, naturalmente di “verso” opposto. Con la differenza che da una parte abbiamo una “furba”, di cultura popolaresca e che non esita a “menare” (nell’accezione romanesca) e che quindi “acchiappa l’attenzione” (in stile Wanna Marchi, Facebook e Instagram: chi più strilla/”fa le mosse”/fa la vittima, automaticamente incassa cuoricini e vende più scioglipancia o “idee/emozioni”); dall’altra una figura scialba, che non “emoziona” e ripete ovvietà; belle, anche anche eticamente condivisibili, che poi i suoi mentori e “bravi” (ci metterei Landini, per esempio) si sentono in dovere di insaporire con la “cagnara”.
    Comportamenti direi adolescenziali, da bulletti ignoranti (della storia, della matematica, di tutto…) e incapaci di crescere a maturità. Nessuna “posatezza”, nessuna coscienza della realtà e della sua complessità.
    Ma non è che per caso sono lo specchio della realtà sociale come è diventata oggi?
    Che sia per questo che i votanti, alle elezioni, scendono ogni volta? Lo “sfogo” delle pulsioni non è nel voto, ma nei “social”, nella lettura di notizie sparate negli occhi proprio perché “ci piacciono così”.

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