LA DECADENZA DELL’EUROPA

È pressoché facile – leggendo un buon libro di storia – capire le caratteristiche delle epoche passate; viceversa abbiamo difficoltà a vedere le caratteristiche della nostra epoca: proprio perché ci siamo immersi, e troviamo “naturale” tutto ciò che ci circonda. È come indovinare il colore della scatola dentro cui si è chiusi.
Per lo studioso del XXII Secolo, sarà facile capire che il mondo del XX Secolo era diviso in due blocchi: Est ed Ovest, democrazia e dittatura. Il resto non contava. Poi, verso la fine del secolo, e dall’inizio del XXI, all’Est autocratico e all’Ovest democratico cominciarono ad aggiungersi la Cina essenzialmente commerciale, e l’India in pieno sviluppo. Bene, chiederà il futuro lettore: e l’Europa? Che ne è stato di quella tanto importante propaggine occidentale dell’Eurasia? Era molto ricca e molto popolosa, con un passato guerresco da fare spavento, come mai neppure se ne parla?
Domanda lecita. È strano piuttosto che noi non ci rendiamo conto della contraddizione stridente fra ciò che siamo stati in passato (e siamo ancora oggi in termini di sviluppo e ricchezza) e ciò che siamo attualmente. Oggi sembra più potente e importante la Russia, da sola, che Inghilterra, Francia e Germania insieme e naturalmente non è vero: ma la sensazione è questa, perché è più efficace militarmente un ragazzo con la fionda, ma pronto ad usarla, che un guerriero con un fucile, che sappiamo non sparerà mai.
Comunque, da che dipende il fatto che l’Europa conti tanto meno di quanto dovrebbe? Le ragioni si sprecano.
L’Europa soffre di un drammatico decadimento dei valori. Non nel senso di valori morali dinanzi ai quali cavarsi il cappello, ma nel senso di parametri su cui misurare ciò che è positivo e ciò che è negativo, per poi comportarsi di conseguenza. La maggior parte dei nostri valori o sono svaniti, o sono stravolti, fino a lasciare il popolo senza bussola. Il primo sintomo è la disgregazione della famiglia. Un tempo essa era il modello stesso della società: si vive insieme, si collabora, non si usa violenza, si obbedisce al capo, e ciascuno fa la sua parte. Oggi essa sembra composta da passanti di varia età, capitati per caso nella stessa stanza. Impera un individualismo edonistico e irresponsabile. I genitori vogliono vivere la loro vita, e per i figli pare che basti il sostentamento e un telefonino. Per i figli i genitori sono soltanto dei finanziatori che, per il resto, non devono “rompere”. L’educazione è vista come oppressione, il principio d’autorità è in crisi.
La stessa religione, che un tempo aveva una dottrina, e anche con essa dava regole alla società (gli stolti pensavano addirittura che senza religione non ci potesse essere morale) è divenuta celebrazione della togetherness, buonismo astratto, folklore. Anche la religione è decadente, più moralistica che normativa, e pronta a lisciare il pelo ai pregiudizi piuttosto che a combatterli. Anche per questo verso le istituzioni hanno lasciato solo il giovane. E tutto ciò crea un individuo non abituato alla disciplina, allo sforzo di volontà, al dominio di sé: col tempo ne derivano poi l’alcolismo, l’obesità, la droga.
Ma se questo fosse l’unico difetto, forse non sarebbe grave, perché il risultato potrebbe somigliare alla libertà. Viceversa l’Occidente, in questo scorcio di secolo, è caratterizzato da una mentalità imbelle (su questo contava e conta Putin): notevole il suo orrore delle armi, come se ci si potesse difendere con le belle parole, e dimenticando che, finché i romani furono disposti a combattere, Roma non ebbe bisogno di mura. Quando poi rifiutarono le armi, le mura non bastarono a salvare la città dal saccheggio dei barbari.
In materia di politica internazionale questa Europa è preda di un fatalismo ottimistico che omette di ascoltare i profeti di sventure vere (l’aggressività russa), per ascoltare i profeti di sventure immaginarie: l’ecologismo allarmistico, mentre un miliardi e passa di cinesi e di indiani se ne disinteressano totalmente. Questa gioventù codarda è preda di un ribellismo vacuo e stupido: chiamano lotta il chiedere soldi, soldi, soldi. E la scuola ha rinunziato a creare competenze, per seguire tutte le mode, in primis quella dell’incultura.
Il risultato generale è un’insufficiente percezione della realtà. Gli europei vivono trasognati, nella speranza – quasi certezza – che tutto andrà bene e a tutto penserà lo Stato, mentre loro stessi non si occupano né del loro futuro personale, né di quello della nazione, e figurarsi di quello dell’Europa. Il fatto è che i popoli in decadenza sono caratterizzati da un insufficiente istinto di conservazione. Hanno un eccesso di egoismi piccini, quando non miserabili, e nel contempo soffrono dell’assenza di egoismi grandiosi, per esempio quello di sopravvivere come civiltà.
Così siamo costretti al pessimismo. La Mosca sovietica è stata capace di unire con la nuda forza, e a tratti col terrore, non si sa quanti popoli dal Pacifico all’Elba; le nazioni europee somigliano a delle comari che litigano in un cortile, mentre fuori premono già i barbari.

LA DECADENZA DELL’EUROPAultima modifica: 2023-09-24T11:05:52+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “LA DECADENZA DELL’EUROPA

  1. Sulla decadenza dell’Europa ci sarebbe da scrivere fiumi di pagine, libri e trattati: dovendo sintetizzare brutalmente, io incrimino una parola che è invece santificata: inclusione.
    Mentre la selezione è un fattore di fortificazione e di miglioramento, l’inclusione (specie se di cani e porci) livella tutti verso il basso e snatura ogni identità e ogni valore: a scuola i bravi sono trascurati e di conseguenza demotivati perché bisogna dedicare la gran parte delle attenzioni ai somari, mentre da adulti non conviene più sbattersi lavorativamente perché tanto lo Stato per includere lazzaroni e inetti ti toglie quello che guardagni per distribuirlo a queste categorie. Non va bene mostrarsi troppo maschi perché sarebbe poco inclusivo nei confronti dei gay. E naturalmente l’inclusione di migranti di ogni tipo è disturbata dalla nostra identità, che pertanto va nascosta o abiurata.
    Due ideologie sono principalmente responsabili, a mio avviso, di questa situazione: quella cristiana e quella socialista (la seconda è più che altro la trasposizione sul piano politico della prima). Il cristianesimo di oggi che tende a ricalcare quello delle origini, privato quindi degli elementi di orgoglio e di virilità che lo caratterizzarono nel Medioevo, è un sorta di HIV per la civilità occidentale.
    Del resto – e non a caso – fu anche tra le cause della caduta dell’impero romano.

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