IO, UN PRODOTTO DI SCARTO

Questa la racconto a beneficio di coloro che, come me, hanno piena fiducia nella scienza. Piena fiducia infatti non significa “che non sbaglia mai”, e neppure “che spiega tutto”, ma che è il metodo migliore per arrivare alla verità, quando si può, o almeno a sapere che non ci si è arrivati, quando non si può.
La mia storia comincia tanti anni fa, figuratevi che c’era ancora la leva militare obbligatoria. Così, a vent’anni, inopinatamente mi vidi trasformato da goliardo poco incline allo studio, in guerriero. Arrivato in caserma fui accolto da un cartello che, senza ridere, proclamava il mio anno di nascita “Classe di ferro”. Ma non mi meravigliai troppo, dopo tutto il nostro corpo contiene parecchie sostanze, non solo il ferro: per esempio il potassio e cose del genere. Quel giorno era in onore il ferro.
Mi dovetti spogliare nudo, insieme ad altri guerrieri come me, tutt’altro che a loro agio. Soprattutto visto che eravamo sorvegliati da un carabiniere in divisa, del tutto vestito (non c’è giustizia, a questo mondo) che all’occasione sculacciava sonoramente con una riga da disegno chi secondo lui era indisciplinato. Visita medica.
Venne pure il mio turno. Credo abbiano controllato anche i miei testicoli, cosa che francamente mi sembrò poco guerresca, ma da quel giorno – e prevedibilmente per gli anni seguenti – il mio corpo apparteneva allo Stato. La testa non me la toccò nessuno, probabilmente perché sotto le armi non serviva. Infine un medico mi appoggiò uno stetoscopio sul petto e sentenziò: “Tu sei malato di cuore”. “No”, osai dire io. “Come ‘no’? Non lo sai?” “No, nessuno me l’ha mai detto”, ribadii. Il giovane medico fu conciliante: “Hai un soffio al cuore. Ma vediamo che dice il collega”. Così chiamò un altro medico e gli chiese di ascoltare “questo cuore”. “Soffio alla mitralica. Questo cuore è più scordato di una chitarra. Riformato”. A quanto pare per lui tutte le chitarre erano scordate. “Convinto?” mi chiese sorridendo il primo medico, anche perché “riformato” significava che non avrei fatto il servizio militare. “No”, confermai. “Io vado in bicicletta, faccio salite tremende, e via dicendo, perché dovrei essere malato?” “Visto che la pensi così, concluse il medico, ti mando all’ospedale militare”. Trasferta con pernottamento, in compagnia di quattro ragazzotti disorientati.
L’ospedale confermò il soffio al cuore e la riforma. Sulla branda, prima di addormentarmi, mi accorsi che sentivo battere il mio cuore: è proprio vero che questo coso funziona male, pensai.
Tornato a casa, i miei mi imposero il divieto della bicicletta ed io, per parte mia, mi dissi saggiamente: ho un soffio al cuore. Mi hanno detto che potrei vivere anche cent’anni, che è quello che si dice a chi è sicuro che non vivrà cent’anni. Facciamo che vivrò sessant’anni. Devo programmare una vita di sessant’anni. Sono quaranta a partire da ora. Meglio di niente. Ma è inutile strapazzarmi, in qualunque direzione, per una vecchiaia che non avrò. Già avevo la vocazione di “turista della vita”, dunque pioveva sul bagnato.
Ma la storia riserva ancora delle sorprese. Una trentina d’anni dopo, dovendo essere operato, fui ancora visitato e in particolare mi esaminò un cardiologo. Il quale concluse: “Tutto a posto”. “Tutto a posto, salvo il solito difetto”, osservai. “Quale difetto?”, “Il soffio alla mitralica”, chiarii. Il dottore fu molto turbato. “Ed io non l’ho riscontrato? Venga qui, ripetiamo l’esame”. Lo ripeté, forse mi fece fare altri controlli, ma una cosa è certa: alla fine, invece di essere turbato per il suo eventuale errore, fu assolutamente categorico: “Lei ha un cuore perfetto. Lei non ha nessun soffio al cuore. Non so chi gliel’ha detto, ma lei non è malato di cuore”. Gli raccontai la storia della visita militare, e lui rimase molto stupido. Concluse però, scientificamente: “Ciò che è successo in passato non lo so. So soltanto che lei non ha un soffio al cuore”.
A chi credere?
Mia moglie mi indusse ad andare da un noto cardiologo cui cominciai a raccontare la mia storia, ma lui mi fermò: “Capisco che c’è stato un problema diagnostico. Non mi dica niente, per non influenzarmi. Così tacqui e lui cominciò ad occuparsi di me in silenzio, come un meccanico d’auto. Salvo i comandi essenziali. “Si metta qui”. “Tossisca”. Mi ordinò anche di salire e scendere ripetutamente due gradini di legno, che aveva messo in mezzo alla stanza, spiegandomi: “Prova sotto sforzo”. E alla fine, dopo una visita che per me durò un’eternità, concluse: “Forse sono una bestia, ma lei ha un cuore perfetto”.
Gli raccontai il resto della storia e lo rassicurai, lui era tutt’altro che una bestia. Ma aveva una spiegazione del fenomeno? “No”, mi disse. “A meno che non sia guarito da solo”, aggiunse, “neanche so se sia possibile. Comunque, congratulazioni”.
E fu così che cessai di essere un cardiopatico e un prodotto di scarto per l’esercito, per divenire, oggi, un novantenne che passa il tempo a leggere e scrivere.

IO, UN PRODOTTO DI SCARTOultima modifica: 2023-09-21T17:25:51+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “IO, UN PRODOTTO DI SCARTO

  1. Ed io che credevo di essere l’unico, in Italia?
    Può essere che ci abbiano riformati per qualche strana ragione, per esempio perché, nel mio caso, pur rientrando nei canoni, non ero abbastanza alto per i loro gusti?
    Comunque auguri a tutti di arrivare a cent’anni. Si direbbe che un soffio al cuore sia una buona condizione per arrivare a questo traguardo.

  2. Bene, anche per me stessa vicenda, solo che non mi hanno riformato ma hanno scritto : ” No truppe a piedi “. Io volevo andare negli alpini, sono finito al Genio.
    Alla mia obiezione, che andavo abitualmente in montagna, il medico mi ha gelato con : “Però ti fermi quando vuoi”. Ho continuato per tutta la vita, ora ho 83 anni, ad andare in montagna.

  3. Anchio sono stato scartato ” riformato ” alle visite militari per il difetto del soffio al cuore che nessuno mi ha più diagnosticato, adesso che faccio visite annuali, ho avuto un trapianto di fegato nel 2010, fra cui cè la visita cardio, non risulta niente. Classe ’46.
    Saluti prof.

  4. Cosa ha perso la Patria!. Ecco perche’ perdiamo tutte le guerre: i migliori vengono scartati! (anch’io ho la stessa storia e venivo canzonato con il detto: chi non e’ buono per il re non lo e’ neppure per la regina)

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