GRANO DALL’UCRAINA

Una nave da carico è partita il 19 settembre dai dintorni di Odessa per esportare il grano ucraino, malgrado il mancato rinnovo da parte di Mosca, il 17 luglio, dell’accordo dell’anno scorso che aveva consentito l’esportazione sia del grano ucraino sia di quello russo. Il senso di quell’accordo era che, purché non si trattasse di un’azione di guerra, era nell’interesse degli esportatori ma anche in quello degli importatori, esportare il grano. E così anche mantenere basso il prezzo internazionale di questa preziosa derrata.
Perché la Russia non abbia rinnovato l’accordo non è chiaro. Forse l’intenzione è stata quella di privare l’Ucraina della valuta ottenibile con l’esportazione, e di cui in questo momento Kiev ha estremo bisogno. Ma è un’arma a doppio taglio. Infatti se la Russia è autorizzata ad affondare le navi ucraine, l’Ucraina potrà affondare le navi russe. E se è vero che l’Ucraina sul mare non conta quasi niente, tuttavia da quando ha sviluppato la tecnologia dei droni marini ha inflitto dolorose perdite alle navi da guerra russa. E figurarsi quanto è facile affondare un cargo.
Ma c’è di più. Proprio stamani, malgrado lo stop imposto dalla Russia, è partita una nave carica di grano dal porto di Khornomorsk (quasi un sobborgo di Odessa) e si è diretta verso il Bosforo. Qui mi avventuro in una mia personale interpretazione della mossa ucraina. Che rotta seguirà quella nave? Secondo l’Ucraina, un “corridoio umanitario”. Retorica untuosa. Kiev sa benissimo che la Russia non si asterrebbe dall’affondare la nave, anche se seguisse un corridoio benedetto dall’Onu e dallo stesso Padreterno. Se dunque la nave lo ha imboccato non è perché la Russia rispetta l’aggettivo “umanitario”, ma perché un attacco in quel “corridoio” potrebbe avere conseguenze molto spiacevoli per Mosca.
La via più breve, da Odessa al Bosforo, taglia il Mar Nero in acque internazionali. Acque in cui la Russia avrebbe il diritto di attaccare ed affondare i cargo ucraini. Ma se questi cargo si mantengono – all’inizio e per un breve tratto – nelle acque territoriali ucraine, cioè vicino alla costa, per poi continuare nelle acque territoriali rumene, bulgare e turche, esse saranno dapprima difese dai missili e dai droni navali ucraini, e poi dal fatto di trovarsi in acque territoriali di Paesi Nato. Dove l’Ucraina non potrebbe attaccarle, o potrebbe farlo correndo il rischio di provocare la reazione della Nato. Che forse non attende altro. E allora sì la guerra cambierebbe volto. Altro che “corridoio umanitario”. L’aggettivo giusto è: “corridoio Nato”. La rotta è un po’ più lunga di quella in linea retta, ma l’alternativa è non potere esportare niente via mare. Dunque all’Ucraina conviene eccome. Né la Russia può fare altrettanto, ovviamente. Non solo perché la rotta sarebbe molto più lunga di quella in linea retta, ma perché alla fine si troverebbe a navigare nelle acque territoriali turche, lungo la costa nord dell’Anatolia, e la Turchia – malgrado tutto – è ancora un Paese Nato.
E qui si vede la maledizione della carta stampata, nell’era della televisione. La nave è partita stamattina, scrivo nel pomeriggio, e quando questo articolo sarà pubblicato forse saranno successe delle cose che lo smentiscono completamente. Secondo i miei calcoli, la nave dovrebbe giungere nel Bosforo dopo una quindicina di ora dalla partenza, e quello sarà il momento della verità. Ma penso che cadrei in piedi. Dopo tutto ho parlato soltanto della mia teoria e delle mie previsioni.

GRANO DALL’UCRAINAultima modifica: 2023-09-19T20:01:09+02:00da gianni.pardo
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