LULA PARLA A RUOTA LIBERA

di Dino Panigra

No, i nostri politici non sono gli unici che a volte – come dicono a Napoli – “parlano a spiovere”. Non soltanto la frizione ogni tanto scappa anche al Papa (benché egli si astenga saggiamente dal guidare l’automobile) ma scappa anche ai Presidenti della Repubblica. E non del Botswana o del Rio de Oro, ma a quello del Brasile, uno degli Stati più grandi e importanti del pianeta.
Ieri Luiz Iñacio Lula da Silva aveva detto: “Se io sono il presidente del Brasile e lui [Putin] viene in Brasile [cioè se parteciperà al vertice del G20 dell’anno prossimo a Rio de Janeiro], non c’è alcuna possibilità che sia arrestato”. Si riferiva al mandato di arresto del marzo scorso della Corte Penale Internazionale (Cpi) a carico di Vladimir Putin, in quanto da processare per crimini di guerra. Lo si accusa in particolare di avere deportato dei bambini ucraini in Russia.
Naturalmente la Russia ha dichiarato “nullo” quel mandato, ma questa dichiarazione fa semplicemente ridere: innanzi tutto perché, al massimo, poteva riferirsi al suolo russo; poi perché la Russia non ha firmato l’adesione alla Corte Penale Internazionale (Cpi); infine perché, se Putin ammazzasse qualcuno in piazza, non per questo, in Russia, oggi sarebbe arrestato. E, quanto a dichiarare nullo il mandato sul territorio altrui, la cosa è tanto efficace che Putin non è andato al G20 di Nuova Delhi benché l’India non aderisca al Cpi. Talmente le gambe gli fanno Giacomo-Giacomo.
Ma oggi Lula ha cambiato opinione. O – più esattamente – si è accorto che, mentre Stati Uniti, Russia, India e Cina non hanno firmato l’adesione alla Cpi, il Brasile l’ha fatto. Così oggi è costretto a contraddirsi: “Non so se la giustizia brasiliana lo tratterrà. È la magistratura che decide, non il governo”. Ah sì?
Poi, per non darsi per vinto, s’è anche data la zappa sui piedi. “I Paesi emergenti – in questo caso il suo, il Brasile – spesso firmano cose che sono dannose per loro”. “Ma, egregio Presidente, se lei considera che il suo Paese è occasionalmente governato da imbecilli, perché viene a raccontarlo a noi? E non potrebbe essere che oggi qualcuno, a Brasilia, rilasci dichiarazioni dannose per il Brasile?”
Infine, sempre lavorando duro di zappa, Lula insiste: “Voglio sapere perché noi siamo membri ma non gli Stati Uniti, né la Russia, né l’India, né la Cina”. “Non sto dicendo che lascerò il tribunale, voglio solo sapere perché il Brasile è un firmatario”. E da chi vuole saperlo? Non c’è nessuno che sappia leggere e scrivere, a Brasilia? Comunque la risposta possiamo dargliela noi, semplici cittadini di un Paese non emergente.
Gli Stati si dividono in grandi e piccole potenze. Le grandi potenze (un tempo ne faceva parte anche la Russia) fanno molta ombra, hanno molti critici (mettendo fra i critici anche gli invidiosi), e corrono sempre il rischio di essere attaccati a torto da nemici frustrati e rancorosi. Nemici capaci di condannare i loro capi, anche se innocenti, pur di danneggiarli. Mentre le piccole potenze non fanno ombra e raramente sono fatte oggetto di attacchi pretestuosi o calunniosi. Stati Uniti, India e Cina da un lato sono sostanzialmente sicuri che i loro dirigenti non si metteranno a rischio di accuse di reati gravissimi come quelli attribuiti a Putin, dall’altro, nel dubbio, non concedono a nessuno il potere di giudicarli. Il Brasile invece non ha temuto di essere accusato calunniosamente ed ha aderito alla Cpi; ecco tutto. Se questo lo sappiamo in Italia, come mai non lo sanno a Brasilia?

LULA PARLA A RUOTA LIBERAultima modifica: 2023-09-11T12:05:09+02:00da gianni.pardo
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