LO SCOGLIO ERA LA PRIMA LINEA

La controffensiva ucraina non è un’avanzata travolgente – che del resto Kiev non aveva mai promesso – e nemmeno un’avanzata che abbia riconquistato imponenti porzioni di territorio, come avvenuto mesi fa ad est. Ma una cosa è certa: a sud l’esercito di Kiev ha raggiunto e superato di cinque-dieci chilometri il piccolo villaggio di Robotyne. Il fatto va spiegato dal punto di vista militare.
Il generale Alexander Tarnavsky – comandante del Gruppo di Forze Operative e Strategiche – sostiene che, arrivando a Robotyne, gli ucraini hanno superato la prima delle tre linee di fortificazioni russe. E la Russia, dice, era convinta che l’esercito ucraino non sarebbe riuscito in nessun punto della linea di difesa a superare questa prima fortificazione. Proprio per questo aveva dedicato il 60% delle sue risorse alla prima linea, lasciando il rimanente 40% alle due ulteriori linee di difesa. Queste due linee erano state costruite in base al principio “what if”, che cosa fare nel caso, cosa imprevista, il piano A non si fosse realizzato. E il piano A era l’insuperabilità della prima linea di difesa. Dunque, oltrepassata quella linea di difesa, seppure in un solo punto, si è creato un serio problema, al nemico. Attualmente, secondo il generale Tarnavsky, le truppe di Kiev si dedicano a bonificare il territorio conquistato (seminato di centinaia di migliaia di mine) in vista dell’arrivo di rinforzi con i quali lanciare l’attacco contro la seconda linea di difesa. Ma, a mio parere, sono estremamente importanti quelle percentuali: 60%, 20% e 20%. Infatti, se tutto questo è vero, rappresenta a mio parere una serie di errori, da parte russa.
Creare con grandi sforzi una barriera insuperabile è la cosa giusta da fare quando si tratta di difendere un singolo caposaldo: per esempio, la difesa di un ponte. Ma quando si tratta di difendere un fronte lunghissimo (nel nostro caso circa seicento chilometri) questa non mi sembra la soluzione migliore. È vero che, in questo genere di scontro, sono in vantaggio i difensori, tanto che – si dice – per vincere gli attaccanti devono essere in rapporto di tre a uno, meglio se di quattro a uno; ma è pure noto che la resistenza di una catena è quella del suo anello più debole, e gli attaccanti hanno appunto il vantaggio di scegliere dove attaccare. Dunque i difensori devono essere avere forze di riserva fresche per accorrere in quel punto, senza sguarnire gli altri punti della linea. Diversamente gli attaccanti potrebbero servirsi del primo attacco come di una finta, per poi attaccare il vero punto debole.
Come si vede, secondo questa teoria, è certo importante avere una forte prima linea ma bisogna avere la capacità di rinforzarla, fulmineamente ed efficacemente, nel punto in cui dovesse essere attaccata. Perché, se il nemico oltrepassa la linea di difesa, tutto il resto della catena è inutile. E invece pare proprio che i russi abbiano scelto la linea dura in ogni punto del fronte: tanto che non avvicendano le truppe e corrono il rischio che queste, essendo sempre in prima linea, si stanchino e si demoralizzino.
Ma non è il peggio. Avendo preferito la tattica della difesa di una prima linea fortissima, i russi non dispongono di sufficienti riserve. E questo è drammatico. Basta che il nemico cominci a sfondare in un punto (come è già avvenuto) e certo avrà superato la prima linea di difesa: creando tutti i problemi di cui si diceva.
Nel caso concreto, c’è un ulteriore sintomo negativo. Ammettiamo che l’esercito ucraino abbia inserito un cuneo nelle difese nemiche. Questo cuneo, mentre rappresenta una minaccia per i difensori, rappresenta una debolezza per l’attaccante: infatti il cuneo può essere attaccato dai lati, perché in questa zona gli attaccanti si sono trasformati in difensori. E se i russi non l’hanno fatto (almeno, sufficientemente) è segno che non hanno potuto. Può perfino darsi che le tante mine disseminate a ridosso della prima linea ora costituiscano un pericolo per le forze russe che dovrebbero attraversarle diagonalmente. In ogni modo, nella specie, esse non sono riuscite in questa manovra, come sappiamo dal fatto che l’avanzata in direzione di Robotyne e oltre è avvenuta ormai da molti giorni, e nessun contrattacco ha fatto arretrare gli ucraini. Forse proprio per mancanza di riserve.
Da molti mesi a questa parte, la guerra è comunque divenuta una guerra di trincea e in questo genere di conflitto il pericolo è che, rotta la prima linea, il nemico attraverso quel varco dilaghi nel territorio retrostante. Qui non ci sono più trincee e fortini e si va incontro ad una serie di piccole o grandi battaglie campali. E nel nostro caso – se arrivano i carri armati Abrams in numero sufficiente, più gli altri mezzi corazzati occidentali – i russi potrebbero essere in serie difficoltà. Ciò anche a causa della superiore qualità tecnica dell’armamento occidentale. Per non parlare dei droni, delle bombe a grappolo, e del munizionamento all’uranio impoverito, che ora usano anche gli ucraini.
A mio umile parere, i russi avrebbero fatto meglio ad avere più truppe di riserva nel sud, dove era più probabile (e più produttivo) l’attacco ucraino. Meglio perdere eventualmente qualche chilometro in direzione di Luhansk o nel Donetsk, che perderlo in direzione del Mar d’Azov, come avviene in questo momento. Perché, se gli ucraini riuscissero a interrompere le comunicazioni con l’Oblast di Khersòn e con la Crimea, gli uomini di Mosca potrebbero trovarsi in una situazione insostenibile.
Insomma, la guerra non dorme e forse si sta giocando la partita decisiva.

LO SCOGLIO ERA LA PRIMA LINEAultima modifica: 2023-09-03T14:31:46+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “LO SCOGLIO ERA LA PRIMA LINEA

  1. Buongiorno professore, da almeno mezzo lustro leggo tutti, ma proprio tutti i suoi post con grande interesse.
    Lei si muove agevolmente in vari campi, la politica, il diritto, la filosofia, e potrei proseguire.
    Nel tempo si è conquistata la mia stima, ai miei occhi lei ha una autorevolezza consolidata tanto che spesso segnalo i suoi post ai miei amici.

    Mi sorprende però che lei si avventuri in ragionamenti, per quanto sorretti da una solida logica, relativi alla strategia militare.
    Qui scatta in me il pregiudizio verso i tuttologi: come può il mio professore “capire” anche di strategia militare?
    Questo è un campo minato! Per tutti coloro che non sono del mestiere si rischia di sbagliare e di molto. Le informazioni certe sono pochissime e forse non sono neppure quelle determinanti.

    Se i fatti le daranno ragione, aggiungerò all’elenco delle sue competenze anche la strategia militare. Se dovessero darle torto (i fatti), prenderò per buona la sua stessa definizione: si tratta solo di “un umile parere”.

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