IL DOVERE DELLA PRUDENZA

Andrea Giambruno, marito di Giorgia Meloni, ha scatenato una polemica nazionale per aver detto, pensando ad una ragazza che va in discoteca per rimanerci fino all’alba: “Se eviti di ubriacarti e perdere i sensi, eviti di incorrere in determinate problematiche” oppure “il lupo lo eviti”, come ha sintetizzato un altro giornale. Ed è stato attaccato da tutti. In particolare da una sinistra in debito d’ossigeno polemico.
Giambruno è un giornalista di Retequattro, non è un politico, non ha responsabilità di alcun genere e può dire quello che vuole. Dunque la polemica è sterile. Ma naturalmente si può dissentire da ciò che dice. A cominciare dal fatto che non basta, per una donna, non ubriacarsi, per evitare lo stupro. Né basta vestirsi in maniera castigata. Decine di donne sono state stuprate essendo sobrie e non avendo in nessun modo ispirato l’attacco. Inoltre bisogna precipitarsi a dire che le donne hanno tutto il diritto di vestirsi anche come delle poco di buono, ed anche il diritto di ubriacarsi, se lo desiderano, senza che questo sminuisca la responsabilità di chi torce loro un capello. Ma la questione non riguarda i diritti. Giambruno voleva soltanto consigliare prudenza.
Lo sollevazione contro di lui è stupefacente dal momento che nessuno trova scandaloso qualcosa di assolutamente analogo: il fatto che lo Stato ci impedisca di guidare ubriachi al volante. Non abbiamo dunque il diritto di avere un incidente e all’occasione di romperci l’osso del collo? Se consigliare prudenza è reato, con quella norma il primo reato lo commette lo Stato. Stiamo scherzando.
Nel vietarci di guidare dopo avere bevuto lo Stato si comporta come il bonus pater familias. Come il padre che dice al figlio: “Per il tuo bene, se bevi, non guidare. Potresti farti male e potresti ammazzare qualcuno. Per non parlare dei passeggeri nella tua stessa macchina”. Analogamente Giambruno dice ad una donna: “Non ti ubriacare, non perché tu non ne abbia il diritto, ma perché questo potrebbe annebbiare il tuo giudizio sulle persone con cui hai a che fare e facilitare uno stupro”. A fortiori: “Non ti drogare e non accettare passaggi da nessuno”. Che differenza c’è nel consigliare ad un automobilista di evitare pericoli e nel consigliarlo ad una donna?
La verità è un’altra: tutto nasce dal clima nel quale è immersa la società contemporanea. Una volta, per sopravvivere, ognuno doveva badare a sé stesso. Oggi, per sopravvivere, l’intera società deve preoccuparsi di salvare il singolo.
Su strada hanno precedenza i veicoli. Dunque il pedone non dovrebbe mai attraversare se non sulle strisce. Ammettendo che voglia traversare fuori dalle strisce, è opportuno che guardi bene, prima a sinistra, poi a destra e, se non sopraggiunge un veicolo, solo allora potrà traversare. Ma questo in teoria. Nella realtà se qualcuno con la testa fra le nuvole attraversa la strada senza guardare, e viene investito, la prima cosa che fanno i Vigili, la Polizia Stradale, i Pubblici Ministeri e i giudici, è controllare che l’autista avesse la patente, che non avesse superato i limiti di velocità, che non avesse bevuto alcolici (a proposito), tanto che, quando i funzionari dello Stato riconoscono che la colpa è tutta del pedone, sembrano farlo a malincuore.
Un momento: so benissimo che cos’è il concorso di colpa. Dunque la distrazione del pedone non giustifica l’automobilista se, avendo superato i limiti di velocità, ha aggravato le conseguenze dell’incidente. Ma mi interessa sottolineare il sentimento generale della società contemporanea. Oggi sembra che esista il diritto alla totale irresponsabilità. Lo Stato ha il dovere di proteggere il cittadino anche quando volesse mettersi nei guai, come se avesse un anno o due di età.
Se una ragazza si droga o si ubriaca è anche perché non pensa di correre un rischio. Per lei, come per tutti, è inteso che la collettività debba proteggerci, che nessuno debba farci del male, che “Everything will be fine, you’ll see”, come dicono nei film americani. Anche se ci comportiamo da scervellati. Purtroppo non è così. Le ragazze che “per tornare a casa” accettano passaggi in auto da sconosciuti, oppure li seguono in luoghi solitari e male illuminati, finiscono col ritrovarsi traumatizzate, peste e sanguinanti in un commissariato. A denunciare uno stupro magari di gruppo.
Noi non viviamo nella valle dell’Eden. Il mondo non è composto soltanto da persone perbene. Non è affatto vero che “non può succederci niente”. I genitori che non avvertono le figlie ed i figli dei pericoli che possono correre bevendo, sbagliano. E se i figli non tengono conto dei loro consigli, sbagliano. E se infine qualcuno insiste a reclamare il “diritto all’imprudenza”, poi ricordi che la colpa non è soltanto degli altri.

IL DOVERE DELLA PRUDENZAultima modifica: 2023-08-31T07:24:58+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “IL DOVERE DELLA PRUDENZA

  1. Il degrado del dibattito pubblico in questo paese ha ormai raggiunto livelli indecenti: polemiche così aspre per un semplice invito alla prudenza ed al buon senso non arrivavo ad immaginarmele solo fino all’altro giorno.
    La sinistra moraleggia e grida allo scandalo su qualsiasi frase, parola o battito di ciglia provenga dalla parte opposta e non da oggi (adesso hanno superato ogni limite di (in)decenza, ma l’abitudine è vecchia): naturalmente all’origine c’è (o forse c’era) una consapevole disonestà intellettuale e non. Quello che è successo ora è che questo atteggiamento moraleggiante, manicheo, ipocrita, ottuso fino a sovvertire la natura e le realtà più evidenti, è stato interiorizzato da gran parte del popolino di sinistra che è finito col crederci sul serio. Per queste persone, polemiche del genere sono ormai un riflesso condizionato, un istinto come l’abbiata del cane.
    In questi due giorni mi sono letto sul Corriere della Sera i commenti dei lettori agli articoli su Giambruno ed erano surreali, tuttavia istruttivi per chi vuole osservare la stupidità umana, la logica del gregge, l’incapacità di riflettere, la percezione alterata della realtà fino all’obnubilamento mentale di difendere il diritto alla sbornia e alla perdita del controllo. E il bello è che sul Corsera il livello non è nemmeno il più basso, figuriamoci sugli altri social cosa si potrebbe leggere…

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