NOVITA’ PER GLI ASTENSIONISTI

di Dino Panigra

Se Dante ci avesse pensato, accanto agli ignavi avrebbe posto gli astensionisti. Ma a quei tempi non si votava, si era re per grazia di Dio e a tutto badava la Divina Provvidenza. Non sempre i risultati erano smaglianti, ma in un certo senso non c’era con chi prendersela. Per modificare il corso delle cose, il massimo che si poteva fare era pregare.
Col tempo parecchio è cambiato. Allora, in caso di siccità, nella messa si recitava la preghiera “pro pluvia”, oggi in caso di alluvione si impreca: “Governo ladro!”. Dunque è cambiato il responsabile della meteorologia. A questo punto se chi regola tutto è il governo, come si può essere astensionisti?
La spiegazione di questo atteggiamento teoricamente assurdo (“Come posso non occuparmi di chi si occupa di me?”) nasce tuttavia da una constatazione forse superficiale, certo non assurda: “Ho votato turchese ed ho votato amaranto, ho votato arancione ed ho votato cremisi, e nulla è cambiato. Poi non ho votato più, e anche stavolta, nulla è cambiato. Allora ho capito: lassù non tengono conto della mia opinione. E allora perché esprimergliela?”
Benché in questa campana a morto ci sia qualche granello di verità, qualcosa è tuttavia cambiato da quando è caduto il Muro di Berlino. Prima non potevamo liberarci della Democrazia Cristiana, per paura del Partito Comunista Italiano, poi il comunismo è morto, e siamo stati più liberi. Infatti è morta anche la Democrazia Cristiana. Né si può dire che in seguito il divertimento sia del tutto cessato: quando gli italiani hanno mandato l’antipolitica al potere (nel 2018) si sono accorti che l’antipolitica riusciva ad essere peggiore persino della politica. Dunque col voto è possibile, se non adottare colossali rimedi, almeno commettere colossali errori. Che è, sempre e comunque, un modo di cambiare profondamente il governo.
Riconosciuto tutto ciò, rimane qualche argomento a favore dell’astensionista. Se con l’antipolitica si è mandato al governo il peggio del peggio, come mai l’Italia non è crollata? Se l’Italia è talmente infrangibile che, anche se Sansone abbattesse le colonne, il tetto rimarrebbe librato sulle nostre teste, perché andare a votare?
Una risposta seria potrebbe essere che un Paese non è tanto plasmato dalle sue leggi, quanto dalla sua “personalità”. E i milioni di persone che lo compongono – quale che sia il governo – continuano a comportarsi come si comportavano prima. Poi, per quanto riguarda l’Italia, bisogna dire che essa è difesa proprio dai suoi difetti. Si fanno le leggi, e non si applicano. Si votano riforme coraggiose e poi non si votano i decreti applicativi. Cosicché le leggi rimangono lettera morta. Con le elezioni cambiano i ministri, ma non si cambia il personale dei ministeri, e tutto quel personale ha una sua immutabile “prassi”. Infine c’è la resistenza sorda alle norme che i competenti (spesso proprio coloro che dovrebbero applicarle) giudicano sbagliate. Il popolo vota (con un referendum) per la responsabilità civile dei giudici, e l’establishment non ne tiene conto.
E non è tutto. Quando una maggioranza arriva al governo, trova il motore avviato, un tratto di strada già fatto, con un ancor più lungo tratto da fare, cioè con un bel mucchio di leggi già votate e da applicare: sicché è costretto, anche se è di parere opposto, ad attuare provvedimenti che disapprova e che costituiscono comunque una continuità col precedente esecutivo. Inoltre il governo ha precisi vincoli di bilancio: così, anche se veramente volesse realizzare il meglio di ciò che ha promesso, una volta nella “stanza dei bottoni”, si accorge di non avere i soldi per farlo. A tutto questo oggi dobbiamo aggiungere i patti sottoscritti con gli altri Paesi e la nostra qualità di membri dell’Unione Europea.
Insomma l’abbrivio del Paese è tale che, per molto tempo, non ci si accorge neppure di aver cambiato il timoniere. Se qualche speranza di cambiamento si può avere, è soltanto nel caso che il governo permanga in carica per un tempo sufficientemente lungo (una legislatura). Allora – forse – potrebbe avere il tempo di cambiare qualche vecchia legge, di votarne di nuove ed applicarle: qualcosa che in Italia si è visto molto raramente. Io ricordo soltanto un governo Berlusconi che è durato in carica cinque anni. Ma neanche questo governo creò un’Italia liberale.
In questo panorama senza luce ci sono tuttavia delle novità. L’Italia, come si sa, è un Paese ufficialmente di sinistra. Da noi, se si è di sinistra, si fa parte del “partito dei buoni” (per non dire dell’élite); se non si è di sinistra si è di destra e dunque fascisti. Si ha ontologicamente torto. E tuttavia, dal momento che questo partito degli inevitabilmente buoni ha deluso, gli italiani, dopo la deludente parentesinon dell’antipolitica, hanno votato per il primo governo realmente di centrodestra dalla fine della guerra. E questa è finalmente un’esperienza nuova. Allacciate le cinture.
La novità del fenomeno induce alla prudenza. Gli astensionisti – quelli che stanno alla finestra – ci rimangano, se vogliono: ma svegli. In modo da vedere quali deduzioni possono trarre da questa esperienza, ed un giorno votare per farla finire o per farla continuare.

NOVITA’ PER GLI ASTENSIONISTIultima modifica: 2023-08-13T19:38:02+02:00da gianni.pardo
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