IL NEMICO DELLA CINA

Tutto ciò che esiste è destinato a morire, incluse le stelle. Perciò è sempre utile studiare le possibili malattie che potrebbero attaccare, distruggere o almeno profondamente modificare un organismo. Vale persino per un grande Stato come la Cina.
Da quando ha abbandonato il comunismo economico, la Cina è totalmente cambiata. Prima era povera e affamata, ora è così prospera e ricca che rischia di comprarci, calzati e vestiti. Ma questo è uno sviluppo da immaginare indefinito o ha in sé i germi che un giorno potrebbero rendere la sua vita problematica?
Qualche risposta si può avere dai principi generali. Prima la Cina moriva di fame perché era collettivista e odiava la ricchezza. Naturalmente la ricchezza degli altri, a Mao personalmente non mancava niente. Comunque lo Stato dirigeva tutto e, come ogni Stato, lo dirigeva male. Non perché fosse cinese, ma a causa del quantum di intervento: in Occidente lo Stato opprime l’economia ma non può farlo totalmente e ciò lascia un margine per la prosperità. In un Paese comunista (e dunque dittatoriale) si è arrivati alla morte per fame di molti milioni di persone.
Quando finalmente, morto Mao, la dirigenza cinese ha capito che la prosperità era al prezzo della libertà economica, il governo ha permesso ai cinesi di produrre e, al limite, di arricchirsi. Il risultato è stato che la Cina si avvia ad essere la più grande potenza economica mondiale. Ma, purtroppo per la Cina, di questo esito positivo non si può essere sicuri.
Il primo nemico della Cina è la ricchezza. La cosa può sorprendere perché la ricchezza è universalmente considerata una cosa positiva. E certamente lo è. Ma, paradossalmente, quanto più la gente sta bene, tanto più si lamenta del governo, se è libera di farlo.
Soprattutto la ricchezza presenta svantaggi per chi vuole dominare totalmente. Un marito dominatore ha gioco facile con la moglie, se questa dipende da lui per sopravvivere. Ma se lei ha un buon lavoro, o se è un’ereditiera, che potere ha su di lei? Nello stesso modo un popolo miserabile può essere imbottito di propaganda finché manca di dati; ma un popolo prospero, che viaggia e conosce il mondo, come può essere ingannato sulla reale situazione del proprio Paese?
In epoca stalinista ai russi raccontavano che le case linde e ricche degli americani, il fatto che possedessero tutti un’automobile ed altre comodità (come vedevano nei film), erano bugie di Stato cui Hollywood collaborava: in realtà – secondo Mosca – gli americani erano più miserabili dei russi. Bugia colossale, certo, ma i russi come potevano saperlo? E tuttavia quanto sarebbe durata, quella colossale bugia, se decine di migliaia di russi avessero potuto fare un viaggio in America? Ed oggi i cinesi viaggiano a decine di migliaia.
Inoltre, se i cinesi si aprono al mondo, vedranno che fra i lussi dei Paesi occidentali c’è quello della libertà. Noi possiamo permetterci il lusso di calunniare i supremi capi, e di mandarli a casa col voto, mentre in Cina non è lecito nemmeno dire la verità, riguardo a loro. Inoltre la libertà di andare all’estero crea dei fuorusciti che divengono dei controinformatori, per le menzogne del regime. Non per caso ai tempi di Stalin i russi non soltanto non potevano andare all’estero, ma per viaggiare nella stessa Unione Sovietica dovevano avere il passaporto interno.
In Cina si è creduto che si potesse avere il sistema capitalistico in economia e il sistema autocratico in politica. Ma, per sua natura, il potere dittatoriale non tollera eccezioni. Questo significa che prima o poi metterà sempre più le mani nell’economia. Prima lo ha fatto con prudenza – perché il principio generale era quello di lasciar libera l’economia – ma col tempo gli istinti dirigisti riprenderanno vigore, fino a mettere l’economia in grande difficoltà. È fatale. Se già nelle democrazie i governanti sognano di migliorare l’economia con i loro provvedimenti e normalmente la danneggiano, figurarsi quando si dispone di tutto il potere.
Infine uno dei grandi difetti dell’autocrazia è che il ricambio raramente è indolore. Il Presidente americano, anche ad essere considerato un Padre della Patria, dopo otto anni al massimo deve andare a casa. E lo fa senza protestare. Nei regimi dittatoriali il ricambio è spesso traumatico perché avviene per via di complotti, di trame di palazzo, a volte di omicidi. Rischiando sempre che in questa contesa vinca il peggiore, come quando a Lenin è succeduto Stalin. Infatti la qualità degli imperatori romani è andata sempre peggiorando nel corso del tempo.
Se la Cina volesse evitare questo infausto destino dovrebbe accettare il regime democratico: che ha mille, enormi difetti, tranne quello del possibile crollo ad ogni cambio di protagonista. Un buon modello è l’India. Quel Paese immenso e sovrappopolato non è certo l’Inghilterra, ma bene o male vota e, quando non è contento, cambia governanti.
La democrazia “octroyée” (cioè elargita) dal sovrano, come nel caso di Francisco Franco e della Spagna, è ancora l’opzione migliore. Diversamente il rischio – per la Cina – è che l’Occidente vinca per “no show”, mancata presentazione dell’avversario sul ring.

IL NEMICO DELLA CINAultima modifica: 2023-08-12T10:57:11+02:00da gianni.pardo
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