L’ARIA CHE TIRA A GEDDA

Il summit di Gedda è stato, forse, un evento politico più importante di quanto non sia sembrato. È vero che – a quanto credo di sapere – la riunione non si è conclusa con la sottoscrizione di un documento comune, ma c’è stato un largo accordo su punti importanti. Per non dire che il numero stesso dei partecipanti è di per sé una notizia. Rispetto al precedente incontro di Copenaghen, in questo si sono aggiunti altri Paesi fino a metterne insieme una quarantina. Non è certo una riunione plenaria dell’Onu, ma la vale per la qualità dei partecipanti. Intorno allo stesso tavolo c’erano ora anche Giordania, Qatar, Bahrein, India, Kuwait, Egitto, Sudafrica, Brasile, Argentina, Cile, Cina, i Paesi del G7 (cioè, fondamentalmente, i principali Paesi occidentali) e “gran parte dei Paesi del Vecchio Continente”. Manca qualcuno d’importante? Sì, la Russia. Il cui isolamento è la prima notizia che si ricava da Gedda.
Si noti che erano invece presenti alcuni Paesi che hanno con la Russia rapporti diplomatici e commerciali. Cioè governi che non partecipano all’applicazione delle sanzioni alla Russia e, fino ad oggi, hanno sembrato tenere una posizione ad essa favorevole o al più pericolosamente equidistante. Si pensi alla Cina che si è ripetutamente sbilanciata fino a parlare di eterna amicizia con Mosca, e questo quando tutti sappiamo che, se domani le convenisse un pelo di più mollarla piuttosto che dimostrarle sostegno, l’abbandonerebbe al suo destino senza esitare. Una Cina che in questo summit non si è distinta dagli altri Paesi nell’approvare dichiarazioni estremamente inquietanti, per la Russia.
Tutti questi Paesi all’unanimità si sono dichiarati favorevoli ad un negoziato che ponga fine al conflitto ma garantendo l’integrità territoriale dell’Ucraina (che significherebbe il ritiro della Russia da tutti i territori ucraini occupati, incluso il Donbass e, per così dire, la sua sconfitta nella guerra); naturalmente appellandosi al diritto internazionale (aria fritta) e alla Carta dell’Onu (ancora aria fritta). Essenziale è che tutti i partecipanti siano sembrati schierati sulle posizioni di Volodymyr Zelensky, per quanto riguarda i termini della pace. Cioè già da oggi dànno il torto della guerra alla Russia, al 100%. Tanto da richiederle una totale marcia indietro.
Ovviamente non c’è da stupirsi che la Russia abbia reagito irritata sostenendo che, attualmente, non esistono le condizioni per una pace con l’Ucraina. E che altro poteva dire? “Mi state mollando tutti?”
Mosca si può consolare pensando che le conferenze sono occasioni in cui si parla molto e si fa ben poco. Ma non può dimenticare che spesso le parole preludono ai fatti, descrivono l’atmosfera del mondo, possono servire come premessa per gli schieramenti futuri. Può anche darsi che i pesi massimi che fino ad ora avevano in qualche modo spalleggiato la Russia – Cina, India, Brasile – continuino in concreto (contraddicendosi) con la politica di prima, ma l’essersi allineati con gli altri a Gedda potrebbe anche significare la premessa della loro volontà di schierarsi con i futuri vincitori, dimostrando dunque di reputare che la Russia finirà col perdere la guerra. Diversamente non si vede perché non avrebbero dovuto mantenere pubblicamente la precedente posizione.
L’allineamento della Cina è comunque ciò che stupisce di più. Tanto che un rappresentante del think tank americano, Stimson Center, ne ha dato questa interpretazione: “Pechino non vuole mancare a qualsiasi iniziativa credibile per la pace che sia guidata da Paesi che non siano occidentali”. Può essere. Ma che cosa importa di più, che si svolga a Gedda o che vi partecipino i Paesi del G7? E poi, quell’iniziativa è credibile? Non lo è affatto, in concreto, in quanto attualmente non ha conseguenze pratiche. È utile soltanto ad indicare l’aria che tira, e con la sua acquiescenza la Cina ha proprio dimostrato che non si dissocia da questa “aria”. Se la Russia affonda non verserà una lacrima. E poiché Pechino sarà pure guidata da autocrati comunisti, ma non da autocrati cretini, non si sarebbe comportata così, se fosse stata veramente amica di Mosca.

L’ARIA CHE TIRA A GEDDAultima modifica: 2023-08-07T11:10:24+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “L’ARIA CHE TIRA A GEDDA

  1. L’articolo è come al solito importante ma ha un margine di opinabilità: pensare che se la crisi ucraina si risolvesse grazie alla Cina e in maniera favorevole all’Ucraina, poi i cinesi non battano cassa con l’Occidente (come del resto la batterebbero con Putin laddove invece imponessero una risoluzione a favore dei russi)
    E’ chiaro che se la Cina dice che i russi devono ritirarsi dal Donbass, questa sarebbe la fine di Putin. Ma sarebbe anche la fine della Federazione Russa? Su questo mi riservo il dubbio. Anche perché può darsi benissimo che i cinesi vogliano sbarazzarsi di Putin – che, non si dimentichi mai questo dato professore, al potere ci è andato nel 1999 col benestare degli americani – per poi mettere una loro testa di legno.
    I cinesi, come Lei ha giustamente detto in un altro articolo, staranno alla finestra e poi decideranno con chi schierarsi in base ai propri interessi. Sono cinesi, mica italiani.

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