CONTROINDICAZIONI

Non è un caso se già i romani avvertivano: ubi commoda, ibi incommoda, dove ci sono vantaggi ci sono svantaggi. E questo principio vale anche per la geopolitica.
I romani non scherzavano e quello non era un paradosso: era un brocardo, un principio giuridico. Se una donna è bellissima o ricchissima, fruisce indubbiamente di un enorme vantaggio. Ma avete mai pensato a quanto è triste essere obbligati a chiedersi: “Mi ama, o ama la mia bellezza, e mi vuole esibire come un cane di razza? Mi ama, o fa finta, perché in realtà ama i miei soldi?” E – ancora peggio – “Mi ama, o crede in buona fede di amarmi, mentre in realtà ama il mio aspetto o il mio patrimonio?” In un film chiedono a Marilyn Monroe se ama un uomo per sé stesso o perché è ricco. E lei risponde serafica: “Si può non amare un uomo che ha un milione di dollari?”
Lo stesso è per il comando. Comandare, dicono a Napoli, è meglio di qualunque altro divertimento. Ma siamo sicuri che è così? Se mi piace andare in bicicletta, basta che sia prudente, farò la mia gita, tornerò a casa, riporrò il velocipede e non avrò preoccupazioni. Comandare invece significa crearsi dei nemici, dovere affrontare degli invidiosi, essere continuamente sotto osservazione. E soprattutto – soprattutto – essere responsabile dei risultati, anche se non si è avuto modo di influire su di essi. Dicono che Mussolini abbia sospirato: “Governare gli italiani non è né facile né difficile: è inutile”. Vero o no che sia, starebbe ad indicare l’insormontabile frustrazione di un uomo che, dicono, disponeva di tutti i poteri.
Analogamente la Russia, per la sua smania di crearsi un impero – o per la sua paura di essere invasa, come dicono – ha tendenza ad espandersi indefinitamente. Da questa secolare tendenza ha ricavato un sentimento di sicurezza? Non si direbbe. Infatti è universalmente temuta come fonte di seccature e odiata come fonte di oppressione. Tanto che il suo potere è per così dire costituzionalmente malfermo, e il serpente è costretto a mordersi la coda. Ora, non bastassero gli enormi problemi che si è procurati in Europa, la Russia tende ad espandersi in Africa. Forse teme che il Burkina Faso voglia invaderla. Comunque l’Europa ne è preoccupata.
Ma – ecco torniamo al principio dei commoda e degli incommoda – una volta che una potenza europea avrà acquisito potere su una porzione del Continente Nero, ne avrà anche acquisito la responsabilità, e sarà vittima di un inevitabile fenomeno: se un Paese dell’Africa sa di “appartenere” in qualche modo ad uno Stato ricco e potente (che sia veramente ricco e potente è da vedere, ma procediamo) poi gli darà la colpa di tutto ciò che non va. Insomma è stupido che Mosca, capace soprattutto di farsi odiare, creda di far meglio di Londra, come potenza coloniale.
Lo stesso vale per la Cina. Quel Paese è molto popoloso ed oggi anche molto sviluppato e molto potente economicamente. Si comprende che a questo punto voglia pesare di più sulle sorti del mondo. Ma si è chiesto se farà un affare? Chi ha “clientes” (anche se li chiama alleati) poi un giorno potrebbe essere chiamato a soccorrerli militarmente contro una minaccia esterna, a finanziarli per far fronte ad una catastrofe, ad una carestia o ad un’epidemia. Sempre col rischio, in conclusione, di essere chiamato responsabile per ciò che non ha fatto, invece di essere ringraziato per ciò che ha fatto.
Insomma le aspiranti potenze globali si sono mai chieste se faranno un affare, riuscendo nell’intento? La stessa Cina eterna – quella che ha quasi il monopolio della “filosofia della saggezza” – si è mai chiesta per quale ragione essa non è mai stata desiderosa di territori diversi dal suo proprio?
Non bastasse, si ricordi che ogni grande e incontrastato potere, nel momento stesso in cui trionfa e sembra invincibile, ha già in corpo i germi che lo distruggeranno. E se non li ha, li crea a partire da quel momento. Dell’effimero impero di Alessandro Magno, per contrasti interni, non rimase quasi niente, pochi anni dopo la morte del suo fondatore. La Gran Bretagna e la Francia, grandi potenze coloniali, dopo la Seconda Guerra Mondiale hanno capito che le colonie erano più un peso che un vantaggio ed hanno concesso loro un’indipendenza reclamata a gran voce e cui tuttavia esse non erano preparate. Si pensi alle vicende dell’ex Congo Belga.
Quando Londra e Parigi tirarono i remi in barca, molti nel mondo – convinti che quei due Paesi fossero prosperi perché depredavano le colonie – previdero per loro impoverimento e decadenza. E invece avvenne proprio il contrario. L’impoverimento e la decadenza si videro piuttosto in molte ex colonie che da quel momento vissero molto peggio di come avevano vissuto prima: si pensi alla Rhodesia.
Ecco, oggi si parla di colonialismo turco, russo, cinese. E li temiamo, a ragione. Ma se possono creare problemi a noi, siamo sicuri – anzi, sono sicuri – che non se ne creino, e di grossi, anche per loro? Gestire il Sudafrica creava problemi alla Gran Bretagna; il Sudafrica divenne indipendente, ma la cosa creò problemi alla minoranza bianca dominante; si risolsero i problemi dando il potere alla maggioranza nera, ed oggi il Sudafrica è nelle peste come mai era stato, da tutti i punti di vista. Non è più quel grande Paese di un tempo, quel grande polo di attrazione per l’immigrazione nera. Oggi, di veramente grande, in quel Paese, c’è soltanto la corruzione. Avviso ai naviganti.
La Svizzera non domina nessuno, non vuole dominare nessuno, e non è nemmeno felice di avere ospiti in casa. Pensa agli affari suoi e se la cava alla grande, con uno dei massimi redditi pro capite al mondo. E ciò pur non avendo risorse naturali e pur avendo addirittura un piccolo territorio per buona parte montagnoso. Potrebbe servire da esempio. Parafrasando il Vangelo: “Pensate agli affari vostri e il resto vi sarà dato per soprappiù”.

CONTROINDICAZIONIultima modifica: 2023-08-02T12:28:19+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “CONTROINDICAZIONI

  1. All’inizio del XX secolo in Ticino si faceva letteralmente la fame, tanto che i ticinesi emigravano in America e in Australia (vedi il bellissimo “Il fondo del sacco” del ticinese Plinio Martini, ormai un classico). Era un paese agrario come l’Italia. La Svizzera è diventata il paese più ricco del mondo grazie alla manodopera straniera, soprattutto inizialmente italiana, nonché certo anche alle capacità imprenditoriali degli autoctoni e alla piazza finanziaria ora in declino (vedi il recente fallimento del Credito Svizzero). Un paese che sa (o sapeva?) farsi gli affari suoi e non immischiarsi in quelli degli altri, anche per via della famosa neutralità permanente e armata imposta alla Svizzera da Metternich.

I commenti sono chiusi.