PUTIN, UNA FIGURA TRAGICA

Vladimir Putin è una figura tanto inquietante quanto tragica. Ma la caratteristica speciale della sua “follia” è che essa non gli toglie lucidità, e dunque la capacità di soffrirne.
Vladimir è nato nel 1952, e questo significa che è stato a lungo un homo sovieticus. Ma questo dato non dice l’intera verità. Milioni di suoi concittadini sono vissuti – come lui – nell’Unione Sovietica, ma vedendone i limiti, i difetti, e perfino le inescusabili colpe. Chissà quanti russi onesti si saranno vergognati quando Khrushchev ha schiacciato nel sangue la Rivoluzione Ungherese del 1956, o quando Breznev ha ordinato ai carri armati russi di entrare a Praga. Ma tutto ciò non si sarebbe potuto verificare nell’animo di Putin perché lui del sistema era parte integrante. Non era un semplice comunista: era un guardiano dell’ortodossia e, all’occasione, il braccio armato di quella ortodossia. Inoltre non ne soffriva l’oppressione perché apparteneva a quelli “un po’ più eguali degli altri”: il martello dell’oppressione lui lo vedeva dalla parte del manico.
Ma che questo tenente colonnello del KGB fosse ben convinto delle sue idee lo dimostrò a Dresda, nei giorni del crollo del Muro di Berlino. La folla era avida di vendetta e, dopo avere assalito la sede della Stasi, stava per assalire quella del KGB, dove Putin e i suoi colleghi erano intenti a bruciare tutti i documenti che un giorno avrebbero potuto rivelarsi compromettenti. La situazione divenne drammatica ma Putin usci dall’edificio da solo, armato di pistola, affrontò la folla, e le fece capire il rischio che correva. I russi non si sarebbero piegati e – quanto a lui – disse freddamente: “Ho dodici pallottole. Una la lascio per me. Ma compiendo il mio dovere, dovrò sparare”. La folla arretrò. Un’impresa da grande console romano.
Dunque è ovvio che quell’uomo, nel suo intimo, è sempre rimasto sovietico. Convinto che la Russia di Stalin fosse l’unica giusta e che essa fosse destinata ad essere un immenso Impero. E dunque è facile comprendere che avrà vissuto come un incubo tutti gli anni seguiti alla fine del comunismo.
Nondimeno, come abbiamo visto, ha in parte accettato le regole democratiche. Ha governato bene negli anni della ripresa economica, e si spiega così il un successo che è durato una ventina d’anni. Purtroppo nell’inverno del 2022 ha gettato la maschera e da quel momento la sua tragedia ha cominciato a dipanarsi senza che lui potesse far nulla per arrestarla. Un po’ come Edipo che lottava contro un fato che gli assegnava il ruolo di incestuoso e di parricida.
Putin è stato la vittima delle cattive informazioni che gli ha dato un servizio segreto asservito e delle sue convinzioni sul destino della Russia. Ha cercato di ricongiungere almeno l’Ucraina a quella stessa Russia di cui era la madre, e si aspettava che anche gli ucraini ne fossero entusiasti. L’acre, accanita, eroica resistenza degli ucraini, e il risveglio dell’Occidente, sono state la più grande doccia fredda di tutti i tempi. Essa, più ancora del comportamento degli Stati Baltici e della Polonia, ha rivelato quanto odio Mosca abbia seminato intorno a sé. Così Putin ha presto visto che la sua “operazione speciale” di speciale ha avuto il rischio di provocare, dopo quello dell’Unione Sovietica, il crollo della Federazione Russa.
In questi mesi quest’uomo, malgrado ogni tentativo di reazione, ha vissuto vicende tremende. Assediato, come Macbeth, da problemi in costante aumento e da speranze in costante diminuzione. Ed egli è una figura tragica soprattutto perché di tutto ciò è lucidamente cosciente. Hitler non lo fu perché troppo demente per rendersi conto della sua realtà. Stalin non poteva esserlo perché sociopatico all’ultimo stadio: un criminale incapace della minima empatia. La particolarità di Putin è invece che ha un tipo di devianza mentale che non gli impedisce di avere un’esistenza normale. Infatti, a mio parere, è affetto da paranoia.
La paranoia è una psicosi caratterizzata da un delirio settoriale cronico. Quello di Putin è l’idea che la Russia abbia la missione di conquistare, se non il mondo, almeno l’Asia fino al Pacifico e tutta l’Europa Orientale. E ciò anche nell’interesse dei territori conquistati, dal momento che la Russia si propone una crociata morale: sopprimere il vizio, eliminare la corruzione, realizzare l’utopia. Purtroppo il mondo occidentale – corrotto, malvagio, invidioso, stupido – vorrebbe al contrario invadere la Russia, abbatterla, sottometterla. E soprattutto corromperla, rendendola simile a sé stesso.
Dalla paura di un Occidente perfido e aggressivo, unita alla missione morale russa, deriva la spina dorsale dell’espansionismo russo: da un lato la volontà di spostare quanto più è possibile in avanti i confini, per tenere lontani gli aggressori, dall’altro la volontà di fare il bene degli stessi Paesi sottomessi. Un bene ruvido, pressoché monacale, con ideali ben superiori a quello del benessere materiale. Che forse oggi la gente nemmeno comprende. Ma forse un giorno lo comprenderà.
Se si accetta questa diagnosi, Vladimir Putin è affetto da una grave psicosi (ché tale è la paranoia) ma questo non gli impedisce di essere lucido e di percepire, nella sua totale interezza, lo sconquasso che ha provocato. Probabilmente la storia russa glielo rimprovererà per secoli. Infatti è passato da colossali sogni di gloria ad una devastante realtà che non concede né sconti né scuse. Oggi è colpevole di troppe cose perché non debba atrocemente soffrirne. Ecco perché un giorno potrebbe forse nascere uno Shakespeare capace di scrivere una tragedia sulla sua storia come il Bardo ha fatto con Macbeth o Riccardo III. Di un simile gigantesco protagonista, saprebbe fare un capolavoro: immensa la tragedia di un intero Paese, immensa la sconfitta di un uomo che si riconosce responsabile del proprio errore. Perché non c’è giudice più crudele della propria coscienza, quando essa condanna.

PUTIN, UNA FIGURA TRAGICAultima modifica: 2023-07-01T08:31:07+02:00da gianni.pardo
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37 pensieri su “PUTIN, UNA FIGURA TRAGICA

  1. Concordo, Franco. Anche se questo rimbecillimento dell’Occidente non porta a qualcosa che assomiglia alla Russia, ma all’impero romano nella sua fase finale.

  2. Gentile Fabrizio, ringraziandoLa di cuore per avermi citato, l’unico margine di opinabilità del Suo discorso è che tutti i difetti che Putin può avere non giustificano i nostri.
    Altrimenti è come la storia del diabetico che di fronte ad un malato di tumore al pancreas dice “Sono sano perché ho solo il diabete mentre quello ha un tumore”, senza considerare che il diabete predispone al tumore al pancreas.
    Non bisogna guardare lo stato dei fatti ma la tendenza. Che è proprio verso quel rimbecillimento da Lei evocato.

  3. In Occidente è in atto un rimbecillimento collettivo su molti temi (la vicenda francese richiamata da Franco Marino è emblematica in tal senso), ma ciò nonostante non credo ci sia qualcuno da queste parti tanto ingenuo da pensare che la Russia possa diventare un paradiso liberal dopo Putin. Manca totalmente l’humus per questo (che poi è quello che dice il padrone di casa, suscitando le vostre critiche che a questo punto non si comprendono più, dato che alla fin fine la pensate allo stesso modo).
    Tuttavia, il fatto che dopo Putin non ne verrebbe uno migliore non è ritenuto una buona ragione per permettere alla Russia di invadere gli stati confinanti nel cuore dell’Europa e causare 200.000 morti in sedici mesi ( se sono un po’ meno non cambia).

  4. Può darsi che in Russia si stiano accorgendo di chi sia Putin. Ma, si fidi di una che la Russia la conosce perché ci vive: non è niente che possa far star tranquillo un occidentale.
    Vede, il problema di chi crede che Putin sia fortemente indebolito è che in Occidente si sono illusi che se cade Putin, la Federazione Russa diventerà un paradiso liberal, tanto caro al Partito Democratico (non a caso il nome completo di Jabloko è Partito Democratico Unificato russo). L’opposizione antiputiniana c’è eccome. Ma non è niente che un occidentale sano di mente debba augurarsi. Si va dai liberaldemocratici ai comunisti, tutta gente che da un punto di vista chi liberista e chi comunista, vogliono sostanzialmente rifare la Grande Russia, sostenendo che Kiev andasse nuclearizzata senza troppe scuse.
    Naturalmente sono follie ed è questo il motivo per cui io sono putiniana: l’alternativa è molto peggio. Ma la fondamentale scoperta che l’Occidente deve ancora fare, non è che Putin sia il meglio per la Russia ma anche per l’Occidente.
    Questo i repubblicani americani lo sanno benissimo. Sanno benissimo che se cade Putin, la Federazione Russa finisce nelle mani dei signori della guerra.
    Ma questo è il problema di parlare senza sapere come stanno le cose.

  5. Pare che di “che cosa è Putin” se ne stiano accorgendo anche in Russia. E la cosa gli dà molto fastidio. Normale, visto il soggetto, che quindi opera di conseguenza.

  6. Con lo stesso presupposto, io dovrei definire Lei e Pardo due propagandisti americani, della NATO o della CIA.
    Invece no. A differenza vostra, io non taro la dignità di una persona e di un’opinione in base a cosa pensi di Putin. Se non lo aveste ancora capito, il mondo è cambiato. E persino negli americani sta crescendo la consapevolezza di cosa sia davvero Zelensky.

  7. La democrazia è quella “cosa” (“cosa”!) che permette a chiunque, anche a gente chiaramente in malafede, di esprimere qualsiasi baggianata e di irridere i galantuomini di immensa cultura ai cui livelli pochi potrebbero soltanto pensare di arrivare.
    Professore, vedo però che ti si legge avidamente…

  8. La democrazia è quella cosa che permette ad un povero pensionato novantenne, andato in pensione a cinquant’anni, vissuto per quarant’anni a spese dello Stato, di dare lezioni di liberalismo, di atteggiarsi a strizzacervelli e di dare del malato di mente al politico più importante di una potenza continentale.
    Per certi versi, è anche meglio così del contrario.

  9. In questi giorni, un allenatore francese Galtier – che tra l’altro è stato vicino anche a sostituire Spalletti alla guida del Napoli – è stato arrestato. La prima cosa che ho pensato è “Come minimo qualcuno lo avrà accusato di stupro o di aver compravenduto alcune partite”. Invece si è scoperto che *FORSE* anni fa avrebbe detto che ci sono troppi neri e maghrebini nelle squadre francesi, ossia la conclusione alla quale giunge chiunque veda giocare la Nazionale francese e, in generale, un qualsiasi club che militi nella Ligue 1. Sempre in questi giorni, su Sgarbi si è levato un polverone di dimensioni bibliche, scomodando accuse di sessismo. Mi sono detto “che avrà combinato quel monello ferrarese? Chi sarà la sventurata che quel critico ha offeso stavolta?”.

    Alla fine, ho scoperto la verità. Citando Houellebecq e Moravia e cioè che fino ai quarant’anni, cito testualmente, “un uomo si accorge soltanto del suo cazzo, poi andando avanti nel tempo si accorge che c’è anche un colon, un pancreas e una prostata”, la grave colpa di Sgarbi sarebbe quello di aver appellato la sua prostata con l’aggettivo “troia”, e per questo sarebbero state chieste le sue dimissioni. E ovviamente, gli intellettuali italiani, con la consueta disonestà, non si lasciano sfuggire l’occasione per interi concioni sulla volgarità di Sgarbi, sul turpiloquio di Sgarbi, sul sessismo di Sgarbi. Ma qual è la colpa di Sgarbi? Quella di essere Sgarbi. Cioè uno straordinario critico d’arte e intellettuale, che tuttavia ha fondato il suo personaggio sulla propensione ad essere più a suo agio con la parlata da bettola che con la frequentazione di azzimati salotti culturali. Se uno lo chiama a partecipare ad un dibattito, si prende il personaggio per quel che è, senza poi prendersela se alza un po’ il gomito. La consolazione è che essendo il signor nessuno senza speranze di diventare qualcuno che sono, mi solleva sapere che, quando verrà il momento di doverci litigare, potrò sfogare la mia ira su quella puttana della mia prostata, senza che nessuno si senta autorizzato a defenestrarmi da qualche carica. Al limite, rischierei una querela dalla mia prostata, il cui iban essendo parte di me, si presume sia il medesimo. Cioè risarcirei me stesso.

    Comunque, non so Lei, caro professore, ma io sto iniziando seriamente a preoccuparmi. Non della mia prostata, che forse non è ancora il momento, ma del livello di censura che sta raggiungendo l’Occidente, con l’aggravante che poi pretenderemmo di criminalizzare Putin. Che, per carità, avrà anche i suoi difetti ma che, per quanto ne sappiamo, non ha ancora vietato ai russi di offendere i propri organi interni.

  10. Purtroppo caro professore quando uno viene infilzato dalle argomentazioni e non sa ribattere, la mette sul personale.
    E’ un vecchio vizio di voi dogmatici del fantomatico “pensiero libero”

  11. Caro Cucciola,
    ha fatto bene ad intervenire col suo ultimo commento. Così sappiamo come la pensa e come dobbiamo valutrare tutte le altre sue affermazioni.

  12. @Fabrizio “Non ti disturba fiscalmente, però ti disturba per strapparti dalla tua vita e andare a morire o restare mutilato per una guerra che serve a soddisfare le personali ambizioni imperiali dello zar. A occhio non mi sembra un grande affare”

    Da che mondo è mondo, un cittadino ha il dovere di difendere la propria patria. La risoluzione della vicenda ucraina è vitale per la sopravvivenza della Russia stessa e, personalmente, mentre voi date del fanatico e dello zarista a Putin, io lo accuso esattamente dell’opposto, di aver cioè atteso così tanto per intervenire in un posto dove, se fosse per me, si sarebbe dovuto intervenire dieci anni fa, quando i nazisti che l’Occidente difende, hanno massacrato i cittadini del Donbass perché, pensate un po’, si ostinavano a sentirsi russi.

  13. Caro professore, per la verità ad essere religioso è l’atteggiamento di chi scrive oscenità come “Ho per un momento creduto che si potesse putiniani e civili”. Non so con quali russi Lei sia abituato ad avere a che fare ma io non mi sono mai permesso di ritenerla un incivile in quanto atlantista e filoamericano, proprio perché, da russo, la prima lezione che ho imparato è che bisogna rispettare le culture altrui. I russi si riservano il diritto di far rispettare le proprie leggi a casa propria, l’Occidente si arroga il diritto di fare rispettare le proprie leggi a casa altrui.
    Questa è la differenza.
    E lasci perdere Prigozhin che è un mercenario, uno dunque la cui parola non vale nulla.

  14. Non ho detto che in Russia ci sono ancora i “comunisti”, ho detto che ne hanno ancora la mentalità, e l’atteggiamento “religioso”., Come del resto la sinistra italiana. Lei non ha sentito parlare di Ricolfi, che ha scritto un libro sul complesso di superiorità pressoché ontologico della sinistra, cosa che la rende insopportabile? E tenga presente che Ricolfi è uomo di sinistra.
    Non faccia finta di non capirmi.
    Fra l’altro io non vivrei mai in un Russia perché non mi pare che in quel posto ci sia molta sensibilità per i diritti dell’individuo. Ed io, essendo un nessuno, tengo molto ai diritti dei “nessuno”. Dunque non le chiedono il pizzo? Ne sono contento. Ma se glielo chiedessero, a chi ricorrerebbe? Ha sentito parlare di corruzione, in Russia? E intendo agli alti livelli? Ha sentito le parole di Prigozhin?
    Del resto ho sentito che c’è parecchia corruzione anche in Ucraina. È proprio vero che la democrazia moderna l’hanno inventata gli anglosassoni, e non gli slavi. Ha mai sentito parlare dell’ “Ispettore Generale”?

  15. Non ti disturba fiscalmente, però ti disturba per strapparti dalla tua vita e andare a morire o restare mutilato per una guerra che serve a soddisfare le personali ambizioni imperiali dello zar.
    A occhio non mi sembra un grande affare

  16. Ah quindi in Russia c’è il comunismo? Strano, da quando vivo a San Pietroburgo non me ne sono mai accorto. Ho la mia casa di proprietà, la mia azienda che gestisco senza che nessuno venga a chiedermi il pizzo, con uno Stato che a parte chiedermi di pagare la flat tax per il resto non mi disturba. A proposito, come va in Italia con la pressione fiscale? E come va in Sicilia col pizzo?

  17. L’episodio si verificò 60 anni fa e l’uomo si chiamava Bellandi.
    Può trovare tutto digitando su Google “pubblici peccatori”.

  18. Pe Cucciolla. Insegna la Treccani che affettare (quando non si tratta di salame) significa “. Mostrare con ostentazione di possedere qualità, sentimenti, […] in realtà non si hanno: a. eleganza; a. buon gusto; a. modestia; a. noncuranza, disinvoltura; a. di sapere”. Ammesso che volessimo considerare affettare un sinonimo di “fingere di avere” poi dovremmo sempre avere, come complemento oggetto, una qualità personale, non un atteggiamento verso qualcuno. Inoltre, nel caso, io avrei finto di avere una “apertura” al dialogo, non una “chiusura”. La signora Mussi ha voluto fare belle figura ed essere ironica usando un verbo raro, di cui non conosceva il vero signhificato. Dalle mie parte si dice che i baffi stanno bene al gatto, non a tutti. La signora Mussi come gatto è almeno mediocre. E comunque non dovrebbe prendere con me atteggiamenti sprezzanti esuperiori. Potrebbe inciampare e fare brutta figura, come inquesto caso. Io ho commesso errori, nei miei commenti (mancano qui e là delle parole) ma per la fretta, non per fare bella figura. È quella la massima topica.
    Per quel signore che si dichiara deluso da me. A parte il fatto che io non ci tengo ad illudere nessuno, e non pretendo di essere perfetto, lui forse non si è accorto che i filoputinisti sono ancora comunisti, e infatti ne hanno il tipico comportamento: loro insultanto il prossimo e se il prossimo osa reagire, loro gli danno del maleducato.
    Classico fanatismo religioso.
    Una volta un prete (70 anni fa?) chiamò dal pulpito “pubblici peccatori” un uomo e una donna conviventi e quelli lo querelarono. Lei non immagina quanto si scandalizzò il prete e la Chiesa. Siccome secondo la Chiesa la convivenza è peccato, quelli non aveva il diritto di sporgere querela. Questa è la mentalitàl. Loro hanno l’inconcussa verità, anche se in contrasto con i fatti, e gli altri “dicono cose che non stanno né in Cielo né in Terra”. E sono incivili se rispondono per le rime.

  19. Ma… sperare che la Russia, col tempo, possa diventare un Paese “normale”, con un normale gioco di alternanze dialettiche tra partiti (tutti ugualmente volti al “bene comune”, ovviamente; ci mancherebbe!), in cui gli oppositori non finiscano – casualmente – avvelenati o precipitino – casualmente – da balconi e scale; in cui la massima aspirazione della gente non sia “morire per la Patria” ma arrivare ad una – abbastanza – serena vecchiaia tra figli e nipoti in buona salute ed educazione civile; in cui non si coltivino fisime di “ricostruzione dell’impero, quando dominavamo il mondo” (eh, allora qui da Roma dovremmo dichiarare guerra a tutta Europa e a parte dell’Asia: “quando c’era il sor Cesare, signora mia, allora sì che tutti ce rispettaveno”; che poi, il “nuovo impero” potrebbe avere gli occhi a mandorla…); in cui l’economia e “la vita” non dipendano da cricche camorristico-mafiose saldamente collegate al “capo” e immuni al codice penale; in cui i “super-ricchi” esistono sì (per carità, sono uno dei “motori dell’economia”, mica i frati francescani) ma sono tenuti sotto controllo dai cittadini, dall’opinione pubblica, dallo Stato (con moderazione…) e… dai concorrenti; in cui giornali e televisioni e siti web possono permettersi di spernacchiare “il potere” (e la religione: ottimo – e stupido – bruciare il Corano; attendiamo senza alzare il sopracciglio che ad Istanbul brucino la Bibbia, altrettanto stupidamente) senza rischiare la galera. Insomma, un Paese “normale”, non simil-islamico. Speranza vana? Mah, chissà, la storia ha tempi lunghi. Anche per gli stati islamici. (Che poi invece arriva prima il governo dell’IA…).
    Atto di fede. Preghiamo.

  20. Due scivoloni. Identificare la civiltà con l’antiputinismo e correggere pubblicamente una persona su un errore di lingua peraltro inesistente.
    Mi ha deluso, Professore. Credevo che Lei fosse di tutt’altra civiltà. Che peccato.

  21. Non credo ci sia niente di più incivile di pensare che essere putiniani significhi essere incivili.
    Questo è il motivo per cui io non tollero la Sua falsa cortesia.
    Lei non è una persona cortese, ha solo la falsa cortesia tipicamente anglosassone.

  22. D’accordo, signora, mi sono sbagliato. Ho per un momento creduto che si potesse putiniani e civili. Non ricadrò facilmente nello stesso errore.
    Vuole che entri nel merito? Risponderò soltanto a questa sua affermazione: “Nessuno ha invaso nessuno”. Lei vanta ascendenze russe, io in passato sarei appartenuto al Regno di Napoli e dunque commento il suo commento sinteticamente e adeguatamente con una pernacchia.
    P.S. Si affetta il salame. Migliori il suo italiano.

  23. Guardi, non c’è bisogno che Lei mi risponda con la consueta ipocrisia di affettarmi la sua chiusura al dialogo, pensando di onorarmi con una stretta di mano digitale, perché Lei ritiene di non dover più dedicare il suo prezioso tempo a me.
    Ho solo cercato di dirle, con assoluta tranquillità, che Lei da un anno e mezzo sulla questione ucraina dice delle cose che non stanno né in cielo né in Terra.
    Nessuno ha invaso nessuno. Il donbass è russo e la popolazione locale non vuole stare con l’Ucraina. La questione è vecchia, dura da dieci anni, e non appena Putin ha visto un attimo di difficoltà dell’Occidente, è intervenuto.
    Da Mosca a New York impiego lo stesso tempo che mi occorrerebbe per andare a Vladivostok. Le sembra che abbiamo bisogno di espanderci? E di prenderci per giunta un paese indebitato, inaffidabile e moroso?
    Suvvia. Io capisco il filoamericanismo ma neanche bisogna mistificare i fatti.
    Io le pongo delle questioni e Lei svicola e butta la palla in tribuna, e questo è.

  24. Le sono grato per questo commento perché è il tipo di commento che vorrei sempre avere: il commento di qualcuno che non è d’accordo con me (come io non sono d’accordo con lui) ma espone civilmente e criticamente le sue ragioni, senza insulti e senza fanatismi. Infatti non intendo prolungare la discussione, ma concluderla con una stretta di mano.
    Un solo punto devo contestare, che è a favore di Putin. E solo perché lei me lo nega. Io ho apprezzato il primo Putin, e l’ho difeso (l’ho anche scritto a lei, credo) contro chi lo criticava. Non aveva un pregiudizio contro di lui, caso mai un pregiudizio favorevole. Ma oggi sono costretto ad avere non un pregiudizio, ma un giudizio negativo.
    Io non aveva un pregiudizio totalmente negativo, nei confronti di Mussolini, ed ho in ogni occasione sottolineato che, in materia di dittatori, ,la storia fornisce un’infinità di esempi peggiori di lui. Ma lo stesso non gli possono perdonare l’aggressione alla Grecia, la dichiarazione di guerra alla Francia e le leggi razziali. E questo basta per condannarlo. Per Putin bastano il tentativo di invasione dell’Ucraina e la legge di ferro che applica oggi.
    Ma, ripeto, ci siamo simpaticamente chiariti e riprenderemo la prossima volta che ce ne sarà l’occasione.

  25. Si sbaglia, Pardo. Io i limiti del mio paese li conosco sin troppo bene e non sono quelli da Lei denunciati. Lei nelle sue analisi dimentica sempre il contesto orrendo che ha ereditato Putin, quello di una Russia che prima piagata da una dittatura, quella sovietica, che aveva anchilosato ogni spirito di iniziativa, poi da un Occidente predatorio, si era trasformata in un vero e proprio inferno.
    Sotto la guida di Putin, il paese ha fatto moltissimi passi avanti sia nel senso dei diritti – contrariamente a ciò che Lei sostiene – che sul piano economico.
    I BRICS sono un’alleanza dove non c’è il Re Sole e tutti gli altri fanno da vassalli, ma rapporti paritari, dove certamente la Russia, ne convengo, non ha una reale primazia. Quanto ai rapporti che secondo Lei Putin avrebbe perso con l’Occidente non c’è bisogno che Le dica io che era solo questione di tempo prima che questi rapporti si frantumassero: da una parte gli Stati Uniti hanno seminato zizzania in ogni maniera – e prima che Lei mi tacci di antiamericanismo, Le dico che questo è perfettamente capibile dal punto di vista degli americani – e dall’altra Putin ha commesso il grave errore di non provare *seriamente* (non con la propaganda digitale) ad esportare il putinismo in Italia.
    Lei sa sin troppo bene che Putin è estremamente popolare in Occidente, per vari motivi (non necessariamente condivisibili, per esempio quando molti lo ritengono il difensore della Tradizione, a me viene da ridere) e che se si presentasse nei vari paesi europei un partito di ispirazione putiniana, prenderebbe almeno un 25-30% ovunque. In Italia c’è un casino di gente che prega affinché un politico come Putin appaia sul proscenio italiano. E visto che Lei è un occidentalista, si auguri che Putin rimanga, perché l’alternativa è molto peggio, mi creda. La Russia non tornerà mai quella di Eltsin. Non è fatta, per varie ragioni, per essere quella roba lì. E senza Putin, può solo peggiorare.

  26. Cara Signora,
    in lei traspaiono i sentimenti d’amore per la patria di una parte della sua famiglia, se non ricordo male e non la confondo con un’altra lettrice, e questo le fa onore. Ma io ho parlato di fatti. È vero o non è vero l’episodio che ho narrato, di un incontro “internazionale” che di internazionali aveva soltanto la Bielorussia e la Corea del Nord? La Russia oggi rischia di essere un “intoccabile” (pariah) fra le nazioni. I BRICS – salvo la Cina – sono ancora in via di sviluppo, con due precisazioni: che se sono più importanti è per i progressi della loro economia, niente a che vedere con la Russia o l’Europa. In secondo luogo, la dedollarizzazione, quando e se avverrà, sarà una conseguenza dell’economia globale, come un tempo si passò dalla sterlina al dollaro. Niente a che vedere con la Russia o l’Europa. Inoltre, quale che possa essere il successo dei BRICS, lei dimentica che la Russia aveva di gran lunga la massima parte dei rapporti commerciali con l’Occidente (e li ha persi) e inoltre che nei BRICS non entrerà più da (supposta) superpotenza, ma Stato qualunque, e bisognoso per giunta. Prova ne sia che vende energia alla Cina all’India a prezzi scontati. Infine – e qui sorrido – è vero, la Russia è molto meno indebitata dell’Italia, ma non può affatto vantarsene, in quanto ciò avviene perché nessuno le fa credito. Il mondo non ha mai dimenticato l’insolvenza degli zar, oltre un secolo fa. Sono errori che si pagano. Se lei crede che l’Argentina possa oggi contrarre molti debiti si sbaglia. Avere credito significa “essere credibili come debitori”, e non tutti lo sono. Io mi stupisco che l’abbia l’Italia, e infatti ne ha sempre di meno. Prima i due terzi del nostro debito pubblico era detenuto da stranieri, ora (credo) i due terzi li detengono gli italiani. Gli stranieri si sono disfatti di titoli pericolosi. Mi creda, la situazione della Russia è tutt’altro che rosea ed è colpa – mi dispiace dirlo – di Putin, che pure tante speranze aveva suscitato, in me, in anni ormai lontani.
    Lei si sbaglia se pensa che io ce l’abbia con la Russia. È peggio, molto peggio: io sono un innamorato deluso, che per decenni ha cercato di chiudere gli occhi sulle magagne del Paese che lei tanto ama. Ora non ce la faccio più. Se Putin, come penso, non è l’eccezione, ma il meglio che quel Paese poteva produrre, non ho più speranze. La Russia deve fare ancora molta, molta, molta strada.

  27. Pardo, Lei parla di una Russia che non esiste e di un mondo che è cambiato.
    La Russia è esclusa dal novero dei paesi decenti solo nei suoi sogni.
    Nella realtà, la Russia fa parte dei BRICS alla cui porta la Francia sta bussando per entrarvi, l’Occidente è sempre meno rilevante, la dedollarizzazione procede spedita e soprattutto la Russia, che sì, è vero, ha un tenore di vita più basso, non è indebitata a differenza di un Occidente che può essere raso al suolo in qualsiasi momento da una speculazione.
    Tutta un’altra situazione rispetto a quella da Lei raccontata.

  28. Per la signora Mussi:
    La Russia è esclusa dal novero degli Stati decenti. In un recente congresso internazionale, su suolo russo, c’erano la Federazione Russa, la Bielorussia e la Corea del Nord. Soltanto. Dice niente? La Russia voleva passare per una superpotenza mondiale, alla pari degli Stati Uniti o quanto meno della Cina, e invece non vince nemmeno contro l’Ucraina. Il potere di Putin pareva irresistibile e granitico, oggi appare scosso e contendibile. Basti dire che quando Prigozhin e alcuni mercenari si sono avvicinati a Mosca ci si è chiesto se il governo avrebbe resistito. La marcia incontrastata per settecento chilometri della Wagner è stata un’umiliazione che nulla riuscirà a cancellare, per il governo russo. A meno che lo stesso governo non fosse d’accordo con Prigozhin: ma neanche questa sarebbe une buona notizia.
    E per giunta la dirigenza è talmente stimata che tutti si sono messi a sperare che Putin resistesse, perché il rischio è che dopo di li venga uno peggio di lui. Genere di paura che si poteva negli ultimi decenni della decadenza dell’Impero Romano. E lei non si chiede quale sia la situazione interna di quel Paese. Se lo ricorda quando Zelensky chiedeva di interrompere il flusso del NordStream, perché questo avrebbe colpito molto duramente le finanze russe? Quel flusso è interrotto ormai da molti mesi. Non solo: Putin era certo di poter strangolare l’Europa Occidentale negandole il suo gas, e di fatto l’Europa Occidentale ha superato questo scoglio alla grande, mentre la Russia continua a non avere quel benedetto flusso di valuta forte. Né si possono dimenticare le decine e decine di soldati morti in un’impresa tanto stupida quanto il tentativo mussoliniano di conquistare la Grecia.
    E non le dice niente il fatto che uno Stato moderno abbia dovuto rivolgersi ad una compagnia di ventura per avere un corpo d’élite? E che questo corpo d’élite si sia sentito sganciato dagli ordini di Mosca, salvo il comune amore per la Russia?
    E l’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato non le dicono nulla? La Russia temeva già da prima di essere accerchiata e quasi strangolata: ebbene, che dovrebbe dire, oggi?
    E tutto questo quando ancora la guerra non è finita. Ricordando che il pil della Russia è inferiore a quello dell’Italia, e le sue spese militari (enormi, per quel pil: il 30%) sono un decimo di quelle americane, che speranza può avere, se l’Occidente non si stanca e desiste. Ma lei l’ha visto stanco, l’ha visto desistere? La sproporzione delle forse è patente: l’Ucraina è sostenuta da molti altri Stati europei, fra cui l’agguerrito e bellicoso Regno Unito. Lei pensa che la popolazione russa tutto questo non lo paga? Solo perché la gente non ha nemmeno il diritto di lamentarsi?
    La Russia ha solo la facciata (dittatoriale) della potenza. La realtà sottostante è lamentevole. Se lei non ci pensa è segno che non le importa nulla della sorte dei russi.
    Guardi che io non sono un collezionista di disfatte russe, e sono stato felice del boom di una decina o più di anni fa, ed allora ho sinceramente stimato Putin, sperando che portasse la Russia nel concerto europeo, dove sarebbe il suo posto. Spesso difendendolo contro chi sottolineava le imperfezioni della democrazia russa. “Ma non cercate le pulci a Putin, scrivevo, pensate che quel Paese ha avuto Stalin. Putin rappresenta un enorme progresso e un’enorme speranza”. Ma lui ha preferito i suoi sogni di impero russo ed ha fatto rinascere la più violenta russofobia. La Russia è stata sempre odiata, nell’Est europeo, odiata e temuta. Oggi è soltanto odiata.
    Se tutti questi lei li considera successi, prosit.
    G.P.

  29. Per Vittoria Mussi. Il crollo dell’Unione Sovietica, con tutto ciò che ne è seguito, lei lo considera una vittoria ? Ma non lo vede come si è ridotta la Russia dopo 25 anni di putismo ? E’ un paese nelle mani di bande di ladri e macellai. Prigožin è un avanzo di galera. Nel 1981 è stato condannato a dodici anni di reclusione per rapina, frode e coinvolgimento di adolescenti nella prostituzione. E gli altri non sono migliori di lui.

  30. Gentile signora Vittoria,
    parlo della sconfitta che si è già avuta, non di quella – possibile – futura.
    E fra l’altro lei stessa vede che nel testo serpeggia qualcosa che assomiglia alla pietà, non nel senso sprezzante del termine, ma nel senso empatico.
    G.P.

  31. Mi incuriosisce cosa la porta a dare per scontata la sconfitta di Putin, senza che questa non solo non sia stata mai decretata, ma anzi con i fatti che dicono il contrario.

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