UNA CATTIVA INTERPRETAZIONE DELLA DEMOCRAZIA

In democrazia la sovranità appartiene al popolo ed esso la esercita una volta ogni cinque anni, quando decide da chi vuol essere governato. Sovranità infatti non significa che, giorno per giorno, il popolo possa indicare alla maggioranza eletta quali norme emanare. È come per le operazioni chirurgiche: si può scegliere da quale chirurgo essere operati, ma non gli si può imporre una determinata tecnica operatoria. In Italia invece moltissimi uomini politici e moltissimi giornalisti si esprimono come se potessero dire al governo quello che deve fare o non fare; e perfino come se potessero punire la maggioranza se essa non obbedisce ai loro consigli. Tutto ciò è obiettivamente eversivo.
Questo comportamento – cosa notevole – viene tenuto con perfetta buona coscienza. Con il sentimento di compiere un dovere civico. Quando in televisione Piero Sansonetti tuona contro la Procura della Repubblica di Verona perché ha imposto di cancellare l’iscrizione nei registri anagrafici di un bambino come “figlio di due madri” dimostra di non tenere in nessun conto il fatto che la Procura agisca in applicazione di una legge e per evitare che un sindaco agisca contro la legge. Il provvedimento non gli piace e secondo lui tanto basta. Non importa che un funzionario di Stato disobbedisca alle norme, e non importa che un magistrato abbia il dovere di intervenire, se quel funzionario non lo fa. Se il sig.Sansonetti reputa assurda, immorale e chissà che altro una legge, lo Stato ha il dovere di non applicarla. Tutto questo in nome di una legislazione di valore superiore a quella che si ricava dalla Gazzetta Ufficiale, e senza accorgersi che una tale legislazione assolutamente non esiste. Il nuovo direttore dell’“Unità” non si rende conto che in democrazia esiste soltanto la possibilità di votare alle prossime elezioni politiche per un partito che promette l’iscrizione all’anagrafe di un bambino come figlio di due madri, ma nulla di più.
E tuttavia Sansonetti non è affatto solo, in questo atteggiamento. Già il Sindaco di Verona quelle iscrizioni anagrafiche – trentatré casi – le ha coscientemente volute per uno scopo politico. Dal momento che la legge attuale non gli piace, intanto non l’applica. Come se bisognasse obbedire soltanto alle leggi che ci piacciono. Poi il primo cittadino aspetta che si crei il caso e infine spera che lo Stato, invece di trascinarlo in giudizio (come si aspettavano i radicali, in casi analoghi) quella legge la cambi a furor di piazza. Ma questa speranza di piegare lo Stato ai propri voleri si chiama eversione. La sinistra massimalista e “Woke” vogliono puramente e semplicemente che lo Stato si arrenda. È realmente convinta che basti fargli gli occhiacci e obbedirà. Chi mai può resistere alla sinistra italiana?
Abbiamo una parte politica perdente che si reputa ancora vincente e al potere. Pensiamo al coro di pretestuose proteste contro l’innocente inizio di riforma della giustizia proposta dal Ministro Carlo Nordio. Sarebbe comprensibile che i rappresentanti dell’opposizione e i loro corifei giornalistici promettessero di cambiare le nuove norme (se mai saranno veramente votate), il giorno in cui dovessero tornare al potere (come del resto in passato hanno fatto con parecchie leggi del governo Berlusconi); ma è inaccettabile il progetto di condurre una battaglia per impedire che oggi quella riforma sia approvata. E figuriamoci la successiva e ancor più incisiva legislazione. La lotta contro la volontà del Parlamento è antidemocratica e – lo si ripete – si chiama eversione. Il massimo concepibile è il “filibustering”, ma quella è una pratica prevista dai regolamenti parlamentari, non eversione.
In troppi, nel nostro Paese, non comprendono il funzionamento della democrazia. Non soltanto una maggioranza ha il diritto di governare come meglio crede, ma ne ha addirittura il dovere, se ciò corrisponde al programma proposto agli elettori. I critici di Nordio dovrebbero dire ai cittadini: “Preparatevi a votare contro questa maggioranza nel 2027”. Ma pretendere che già oggi il governo arretri dinanzi alle loro urla o alle loro minacce, è francamente troppo.
È vero che in passato dei governi fragili hanno tenuto conto delle manifestazioni di piazza o del parere dei magistrati, in materia di giustizia. E ciò è stato dovuto a un fatto patologico, cioè alla paura della piazza e della magistratura. Ma in materia di legislazione, se un governo è forte, l’opposizione e le varie categorie sociali non hanno voce in capitolo. Il loro diritto si ferma alla spiegazione delle loro ragioni e a votare contro, non appena possibile.

UNA CATTIVA INTERPRETAZIONE DELLA DEMOCRAZIAultima modifica: 2023-06-29T11:26:56+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “UNA CATTIVA INTERPRETAZIONE DELLA DEMOCRAZIA

  1. Sul tema della cancellazione delle trascrizioni dei figli di due madri da parte della Procura di Verona, la scorsa settimana alla radio ho sentito il vicedirettore di Repubblica, tal Bonini, dire che in questo provvediento vede il segno di “un autoritarismo incipiente”. Ovviamente con il tono sapiente di chi enuncia una verità profonda.
    Se si può arrivare a dire che è in corso una deriva autoritaria in Italia, il paese nel quale la promozione a scuola è un diritto che non viene meno neppure se si accoltella o si impallina negli occhi l’insegnante, vuol dire che l’aria in uscita dalla bocca può davvero miracoli.

I commenti sono chiusi.