NOTERELLA PROVVISORIA SU PRIGOZHIN

Quanto avviene in Russia lascia basiti: perché da tempo immemorabile nell’Europa Occidentale non ci sono stati colpi di Stato. Ma ciò perché siamo governati da democrazie e il ricambio di governo per noi è naturale. Viceversa, quando in un Paese si instaura la dittatura, si torna all’antico principio per cui il rimedio alla tirannia è il tirannicidio. O, quanto meno, una violenza opposta alla violenza.
In queste prime ore non possiamo prevedere gli sviluppi dell’iniziativa di Prigozhin per parecchie ragioni. La prima è che non abbiamo dati sugli alleati e sui sostegni che potrebbe avere il capo della Wagner. Infatti, se Prigozhin fosse solo – e magari accompagnato da 25.000 fedeli combattenti – sarebbe un pazzo. Non potrebbe nemmeno tentare di scalare il potere con la forza. Dunque il tentato golpe non condurrebbe a nulla, se non ad una serie di condanne a morte, frettolosamente eseguite. Magari non con centinaia di crocifissi sulla via Appia, come si concluse l’avventura dei ribelli di Spartaco ma certo senza dover sperare in nessuna pietà.
In ogni caso, almeno dal mio punto di vista, non c’è affatto da fidarsi dall’offerta dal Cremlino ai legionari di Prigozhin che, se depongono le armi e si associano all’esercito russo, gli sarà garantita l’incolumità”. Garantita da chi? Quale incosciente si fiderebbe della parola di uno zar adirato, che ha dovuto temere la perdita del suo trono?
Dunque, anche ad ammettere che la fedeltà dei mercenari di Prigozhin sia a tutta prova, in tanto il golpe potrebbe riuscire, in quanto Prigozhin abbia altre briscole, in mano. Infatti contro i duecentomila che attualmente combattono in Ucraina, un esercito privato di venticinquemila professionisti nulla può. Se invece Prigozhin ha i suoi appoggi, a Mosca, e soprattutto se è sicuro che i soldati al fronte non ne possono più, allora il golpe avrebbe parecchie possibilità di riuscita.
A favore di Prigozhin – sempre che le notizie che stiamo citando siano vere – depongono due circostanze. La prima è la conquista “senza sparare un colpo” di Rostov, caposaldo militare russo, importantissimo per la guerra in Ucraina. Ma più ancora di questa “conquista” è l’annunciata marcia verso Mosca. Non perché sia.
facile che Prigozhin possa invadere Mosca, quanto perché si è potuto allontanare da Rostov senza perdere la città. Ciò infatti corrisponderebbe a dire che il Gruppo Wagner è stato bene accolto, e che la città non ha nessuna intenzione di approfittare dell’assenza di Prigozhin e della maggior parte dei suoi miliziani, in viaggio verso Mosca, per scuotere il loro dominio e dichiararsi di nuovo fedeli a Putin. Questo potrebbe essere un indice di “radicamento territoriale” del Gruppo Wagner di cui soltanto lo sviluppo degli eventi può dare conferma.
Ovviamente Prigozhin si renderà conto di tutto questo: ma in che misura è un uomo saggio? Certo, ha passato il Rubicone, ma non risulta che si chiami Giulio Cesare. Ecco perché ad oggi, ventiquattro giugno, non possiamo dire snulla ullo sviluppo degli avvenimenti. Una sola cosa è certa: il consenso a Putin non è così granitico come egli avrebbe voluto dare ad intendere. La censura può impedire la manifestazione dello scontento, ma non lo scontento stesso. Perfino il suo accenno al 1917 (dicendo che non si ripeterà) è grave e significativo: se lo cita significa che ci sono delle analogie. E rendersene conto non corrisponde ad essere sicuro di scongiurarle.
Ma siamo a poche ore dall’inizio del tentativo di Prigozhin ed è troppo presto per trarre delle conclusioni

NOTERELLA PROVVISORIA SU PRIGOZHINultima modifica: 2023-06-24T16:38:03+02:00da gianni.pardo
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