DI TROPPO, SOLO LA PAROLA

DI Dino Panigra

Di diverso e di superiore rispetto a tutti gli altri animali, l’uomo ha la parola. È la parola che ci permette di comunicare rappresentazioni mentali che travalicano il momento che viviamo: queste rappresentazioni chiamate “parole”, queste idee, cioè queste “icone” (è questa l’etimologia di “idea”) riguardano il possibile, il passato, il teorico, l’immaginario. Esse ci permettono a tal punto di evadere dal contesto sensibile e contingente, che questo presente soggettivamente è come se rappresentasse una piccola parte della realtà. Mentre di fatto è tutta la realtà.
Il pensiero è una fiction, la visione sensoriale rispecchia il mondo. Se penso a quando guardavo Notre Dame de Paris dal fondo del sagrato, rivedo la scena, ed è una fiction mentale. Se invece guardo fuori dalla finestra mentre piove, vedo qualcosa di vero, non di mentalmente rappresentato.
Questo fa sì che il mondo come viene visto dagli uomini civili è totalmente diverso da come lo vedono gli animali. Gli animali sono immersi nel presente, anche se non totalmente e, se non sono pazzi (la pazzia appartiene anche ai mammiferi superiori) proprio per questo hanno un grande buon senso. Perché hanno meno occasioni di scantonare nella paranoia e di confondere lucciole e lanterne. E proprio per documentare queste tesi sono costretto a ricorrere a ricordi personali.
La gatta che ho più amato fu una trovatella. La trovai proprio dietro la porta di casa, che mi guardava con occhi imploranti. Mi fece pena e la feci entrare. “Magari l’aiuto per un paio di giorni”. Invece poi divenne il mio “grande amore felino”, per anni, finché ebbi la fortuna di averla accanto. Ma questo è secondario. Io mi chiedevo quale fosse la sua origine, e una risposta me la dette lei stessa. Quando mia moglie mise le mani fra le posate, lei si alzò, andò in cucina, interessatissima, e si predispose a ricevere qualcosa da mangiare. Così capii: veniva da qualche casa, non era una gatta di strada. Perché il rumore metallico delle posate non ha nessun rapporto col cibo, se non stabilendo il riflesso condizionato “rumore delle posate” → “si mangia”. Dunque nella sua testolina triangolare Grif si era costituito il collegamento posate-cibo. E questa ovviamente è una sorta di rappresentazione mentale. Ma niente di preoccupante come il caso di un uomo affetto da paranoia religiosa.
Altri due esempi. Mi sono trovato all’aperto con Grif in braccio e vicino a noi è venuto un cane. La mia gattina, sempre tanto ragionevole e delicata, ha fatto cose da pazzi (perfino graffiarmi, lei che un amico aveva definito “gatta di pezza”) per sfuggire alle mie mani e scappare chissà dove, magari facendosi uccidere da quel cane. L’ho trattenuta a stento ed ho capito che nel suo passato c’era l’attacco di un cane, un attacco che lei non aveva mai dimenticato. Viceversa – e concludo – dinanzi ad un’esperienza nuova e preoccupante lei si trovò totalmente sprovvista di parametri. Fu quando doveva partorire, era la prima volta, e – scherzo – nessuno gliene aveva mai parlato. Così soffriva e non capiva che cosa le stesse succedendo. Mi guardava con occhi imploranti, chiedendomi di risolvere il suo problema, ed io non potevo fare nulla di più che accarezzarle dolcemente la testolina. Era poco, ma a quello lei non rinunciava: non mi permetteva di allontanarmi, se accennavo a farlo mi chiamava, e dovevo ricominciare ad accarezzarla. Finché non abbiamo partorito tutti i piccoli. In questo caso il suo ragionamento è stato semplice: questo bestione umano mi vuol bene, è l’unico a cui posso chiedere aiuto: magari, standomi accanto, potrà aiutarmi se questa situazione peggiora. Come si vede, il pensiero di un gatto rimane aderente alla realtà, e questo lo tiene lontano dalle follie. Se non è pazzo, e se è trattato in maniera ragionevole, un micio può essere un modello di comportamento: calmo, gentile, silenzioso, affettuoso, e perfino scherzoso, quando si gioca insieme.
Per questo ho tanto stimato i gatti. Perché gli uomini mi sembrano preda delle peggiori stupidaggini mentre loro rispondono adeguatamente alla realtà in cui si trovano immersi. E se questa consente loro “un tempo di pace”, non si complicano la vita con problemi immaginari.
Ecco perché quando sento dire, per lodare un cane, che “è tanto, tanto intelligente. Gli manca soltanto la parola”, vorrei rispondere che no, non gli manca la parola. Forse è tanto intelligente perché gli manca la parola. Se voi gli volete bene, lui vi vuol bene; se voi gli siete amici lui vi è amico, ed è grato per quel che fate per lui. Chiaro, no? Com’è che noi uomini siamo tanto capaci di litigare col coniuge, con gli amici, con gli estranei e con gli stranieri fino ad arrivare alla guerra?
Ecco, un gatto vi guarderebbe coi suoi grandi occhi pensosi, chiedendovi: “La guerra? Che cos’è?”

DI TROPPO, SOLO LA PAROLAultima modifica: 2023-06-23T08:03:19+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo