MOSCA E LE APERTURE DI PACE

La signora Maria Zacharova, fedele portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha affermato che: “Le proposte di pace di alcuni Paesi sul conflitto in Ucraina contengono idee che potrebbero funzionare”. Ed anche Vladimir Putin personalmente ha dichiarato: “[Siamo] Aperti al dialogo con chiunque chieda la pace”. Naturalmente tutti si sono buttati a parlare di spiragli di pace, aperture di Mosca, possibilità di tregua e via di questo passo. E non hanno certo tralasciato di dire che quel guerrafondaio di Volodymyr Zelensky si mostra allergico ad ogni forma di tregua o pace.
Un tempo c’erano i cremlinologi, cioè specialisti che si occupavano di scoprire ciò che avveniva a Mosca, politicamente, sulla base di segnali minimali. Per esempio il modo come si allineavano i gerarchi sul muro sovrastante il Museo di Lenin, nella Piazza Rossa, al momento delle sfilate. Più erano vicini al Capo, più erano importanti. Più se ne allontanavano, più erano decaduti. Sono passati decenni, da allora, ma la Russia è talmente abituata a tacere o a mentire, che essa rimane, come disse Winston Churchill, “a riddle, wrapped in a mystery, inside an enigma” un indovinello, avvolto in un mistero, all’interno di un enigma. Dunque le teorie che si possono trarre dalle parole e dal comportamento dei dirigenti russi espongono i commentatori a figuracce: un indovinello avvolto in un mistero non è che sia facile da risolvere. Nella specie, però, alcuni dati sono incontestabili.
Ammettiamo per ipotesi che la Russia sia stanca della guerra, delle sanzioni, delle bare che tornano indietro verso le famiglie e desideri la pace. Al riguardo una cosa è chiara: se la Russia si ritirasse dai territori occupati, Crimea inclusa, non starebbe offrendo la pace, ma la propria resa. E Putin sarebbe immediatamente “fatto fuori”. Se invece Mosca chiedesse la pace, ma tenendosi i territori occupati e la Crimea, starebbe soltanto offrendo la resa di Kiev. E poiché fino ad ora è sempre stata vera questa seconda ipotesi, checché dica la signora Zacharova, non c’è nessuna apertura verso la pace.
Anche a voler prendere sul serio la proposta cinese – quella che parla di integrità, sovranità e indipendenza di tutti i Paesi – non bisogna dimenticare che nella stessa proposta non si parla di ritiro russo dai territori occupati. E che ne sarebbe dell’integrità, della sovranità e dell’indipendenza dell’Ucraina? Dunque anche la Cina tutto ciò che offre è la resa dell’Ucraina. Non è strano che Zelensky risponda “No, grazie”. Soprattutto nel momento in cui è meglio armato di prima e si parla di controffensiva.
Ciò posto, dal momento che la sostanza delle cose non è affatto cambiata, che senso ha, per Mosca, il passaggio dalle dure e chiuse posizioni di Putin a queste apparenti aperture? Una risposta semplice c’è: probabilmente perfino le dure cervici che dirigono il Cremlino si sono accorte che le precedenti posizioni di Putin erano controproducenti.
Dunque qualcuno più sveglio degli altri avrà detto: “Avete dunque dimenticato che le parole non costano niente? I pacifisti vogliono che ci dichiariamo disposti alla pace? E noi dichiariamoci dispostissimi a concluderla. Vedrete che i giornali occidentali saranno abbastanza stupidi per citare la nostra offerta di pace, senza citare il fatto che offriamo la pace purché ci teniamo i territori occupati. Voi forse vi chiederete se i giornali e i pacifisti occidentali possano essere tanto stupidi da cadere in un così banale tranello. Ebbene, non vi preoccupate: possono, possono. È stato un occidentale che sapeva di che parlava, un certo Einstein, ad affermare che due cose erano infinite, la stupidità umana e l’universo. Ma per l’universo aveva qualche dubbio”.

MOSCA E LE APERTURE DI PACEultima modifica: 2023-06-18T10:13:00+02:00da gianni.pardo
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