UN ERRORE DI BERLUSCONI? L’UMORISMO

Chi ha stimato Silvio Berlusconi non per questo lo ha trovato esente da difetti ed errori, come qualunque essere umano. E uno dei più grandi, per il Cavaliere, è stato quello di voler essere divertente, lieve e spiritoso. Ma su questo punto bisogna intendersi.
Per squalificare un uomo gli inglesi dicono che “lacks the sense or humour”, non ha il senso dell’umorismo. Dunque si tratta di una eccellente qualità, addirittura essenziale per l’uomo equilibrato. E tuttavia, se essa è consigliabile per tutti, non a tutti conviene esibirla in pubblico. Le persone dalle funzioni per così dire “sacrali” faranno sempre bene ad astenersene. Se il Presidente della Repubblica o il Papa raccontassero una barzelletta farebbero anche ridere, ma perderebbero autorità. Le barzellette è bene che le lascino raccontare ad altri.
Sull’umorismo esiste un evidente “double standard”, un doppio sistema di misura. L’uomo colto sa che l’umorismo è una delle vette intellettuali dell’umanità: come ha detto François Rabelais, “Le rire est le propre de l’homme”, la risata è ciò che è caratteristico dell’uomo e lo distingue dagli animali. Malgrado questi quarti di nobiltà, resiste il pregiudizio che chi fa ridere sia inferiore a coloro che ridono, e sia per così dire al loro servizio, come il buffone lo era del re. Colui che simpaticamente racconta barzellette per dimostrare agli astanti che, malgrado la sua alta carica o le sue superiori qualità, egli è uno di loro, commette un grave errore: i cretini potrebbero credergli.
E tuttavia non sono soltanto i cretini a costituire un rischio. Costituiscono un rischio gli ipocriti, i moralisti, i nemici politici, e tutti coloro che hanno un interesse a mostrarsi scandalizzati. Costoro o sono realmente impermeabili al humour o fanno finta di non sapere che l’umorismo vive della mancanza di rispetto. Anche se, a volte, ciò malgrado rimane benevolo. Ma non c’è niente da fare: contro la malafede non ci sono parate. Una volta Berlusconi, credendo di sparare una cannonata mortale, disse ad un gruppo di contestatori: “Non avete il senso dell’umorismo”. Senza accorgersi che il suo cannone era caricato a salve. Gli altri forse il senso dell’umorismo lo avevano, o forse no, certo avevano ancora più grande e chiaro l’interesse di danneggiare un rivale, anche se con la malafede e il moralismo d’accatto.
Berlusconi ha pagato caro il suo pregiudizio secondo cui tutti dovrebbero considerare l’umorismo come una grande qualità. La sua barzelletta sul “Bunga bunga”, non più scandalosa di tante altre, lo ha danneggiato a livello mondiale. Molti alla fine non conoscevano la storiella, ma quelle due parolette costituivano la prova della sua confessata immoralità sessuale. Analogamente, non si fanno le corna dietro la testa di qualcuno, in una foto ufficiale. A parte il fatto che stavolta l’umorismo è proprio di bassa lega, Berlusconi in quell’occasione avrebbe dovuto ricordare di avere superato da tempo i dieci anni di età. Analogamente non avrebbe dovuto frequentare pubblicamente ragazzine troppo vistose ed escort di vario livello. Lui che conosceva tante barzellette sicuramente conosceva anche questa. Dice la moglie: “Sai, hanno escluso Pierino dalla piscina perché ha fatto la pipì nella vasca“. “Quanta severità. Chissà quanti altri l’avranno fatta”. “Sì, ma dal trampolino?”
A certi livelli si impone la discrezione. Anche il re fa le corna a sua moglie, al punto che in Sicilia c’era il detto: “Il re non fa corna”, nel senso che il marito della prescelta eventualmente non doveva adontarsi. Le corna erano un privilegio della corona. Né tutti i Papi sono stati casti. Ma non esistono quadri rinascimentali di Papi abbracciati alla loro bella.
Berlusconi non ha capito che l’autorità vive di formalità, di distanza e perfino, se proprio avesse voluto metterla così, di ipocrisia. Questo errore, dopo tutto di piccola importanza, lo ha danneggiato più di quanto i crimini commessi non abbiano danneggiato certi zar. Infatti in Italia di Putin – che ha scatenato una guerra d’aggressione, facendo morire centinaia di migliaia di innocenti – nessuno ha mai detto tanto male quanto ne è stato detto di Berlusconi.
Senza dire che contro di lui è stato anche lanciato un fermacarte di marmo che gli ha rotto un dente ed avrebbe potuto provocargli anche di peggio. Questo perché? Perché era in mezzo alla folla e non pensava che una cosa del genere potesse accadergli. Come se non avesse mai sentito parlare di Umberto I o di Sarajevo. E come se non sapesse che la “distanza” è la condizione essenziale dell’intangibilità e della sacralità del governante. Ve lo immaginate Mattarella che va a passeggiare da solo, al Pincio?
Volere essere amati è una qualità, soprattutto quando si fa tutto il possibile – con l’impegno sociale, il sorriso e la generosità – per meritarlo. Ma con le iene è tempo perso.

UN ERRORE DI BERLUSCONI? L’UMORISMOultima modifica: 2023-06-17T08:36:26+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “UN ERRORE DI BERLUSCONI? L’UMORISMO

  1. Una volta mia moglie ed io mangiavamo delle crêpes in una crêperie bretone, e nel tavolo accanto a noi mangiavano una nonna e tre o quattro nipotini. Sia la signora che i quattro piccoli parlavano poco e tanto a bassa voce da non dare nessun fastidio. E ciò non occasionalmente, ma per tutto il tempo della cena. Tanto che alla fine, prima di andar via, andai a contratularmi con la nonna dicendole che lei aveva degli angioletti, come nipoti, e che era stato un piacere sedere accanto a loro. “Grazie, mi disse lei con un semplice sorriso,:cerchiamo di educarli bene”.
    In Italia non mi è mai capitato.
    Per Antonellis, che parla anche inglese: dicono in Britain, “Children must be seen and not heard”. Chi educasse in questo modo i bambini, in Italia, finirebbe dinanzi al giudice.

  2. D’accordissimo con Gian niPardo, oso proporre un mio scritto di qualche anno fa:
    Gli urlatori in Tv
    Al momento delle foto di gruppo dei leader del G20, il nostro Silvio Berlusconi ha chiamato a gran voce Obama. Il suo improvviso “quasi urlo” ha sorpreso e fatto sobbalzare un po’ tutti, suscitando – a quanto pare – anche l’infastidita reazione della regina Elisabetta.
    Il Cavaliere non è certo nuovo a questi comportamenti esuberanti, queste “burlesconate” che lo pongono immancabilmente al centro dell’attenzione. Comportamenti goliardici e un po’ clowneschi che poi fanno il giro del pianeta, contribuendo a plasmare un’immagine caricaturale dell’identità italiana, di cui noi, “italiani all’estero”, facciamo purtroppo le spese…
    Dobbiamo però anche ammettere che un po’ tutti gli italiani hanno questa tendenza a parlare troppo forte. Il nostro tono di voce, rispetto agli altri popoli del pianeta, è molto alto. Il tono urlato è poi di rigore in TV, come ci mostrano i vocianti spettacoli televisivi che ci giungono dall’Italia.
    Per quanto riguarda l’urlo di Berlusconi al vertice del G20, io ho una teoria ben precisa: il Presidente del consiglio dei ministri, da buon italiano, e soprattutto da personaggio mediatico e da imprenditore televisivo qual egli è, si è comportato a Londra come se si fosse trovato in uno studio Tv italiano, dove tutti, immancabilmente, urlano.
    Che l’Italia sia un mondo diverso (sia per cose buone sia per cose meno buone) è una verità banale. Vedere però che l’Italia è un paese semplicemente unico per un qualcosa di ben specifico, di cui nessuno sembra rendersi conto nella Penisola, è un fenomeno che mi lascia perplesso e che persino un po’ mi turba. Dopo tutto, se me ne rendo conto solamente io – mi dico – forse sono io a non essere normale. Forse ho le lenti colorate e quindi vedo le cose con un colore che in realtà esse non hanno. E dovrei piuttosto dire: forse sono io ad avere timpani particolari udendo un tono di voce alto quando chi parla lo fa invece con un tono normale. Ma i decibel, dopo tutto, non sono un’opinione…
    Quando parlo di uno strano fenomeno su cui non si odono mai commenti nella penisola, mi riferisco appunto alla voce dei vari annunciatori, presentatori, animatori, conduttori, giornalisti che tengono banco in Tv. Il tono della loro voce è eccessivamente alto. Direi che parlano come imbonitori di fiera costretti a rivolgersi ad un uditorio sparpagliato in un’ampia piazza senza poter disporre di un microfono o di un megafono. Anzi, si direbbe che questi personaggi televisivi, dallo stile imbonitorio, il megafono lo abbiano ingurgitato, per poterlo sempre avere nella strozza.
    Qualcuno troverà che esageri. Ma Rai International permette a tutti noi che viviamo all’estero di constatare certe cose: il tono di questi intrattenitori, dal comportamento quasi sempre esagitato, più che ad uno studio televisivo sarebbe adatto ad uno spettacolo all’aperto, dove la voce deve vincere i venti che spirano contrari. Anche i lettori delle notizie urlano senza ragione e senza che dal pubblico degli telespettatori si levi mai una voce di protesta. Alla radio, invece, le voci sono normali. Misteri della TV italiana, sgangherata e rumorosa…
    Non c’è che direl: il presidente del consiglio-impresario televisivo” Berlusconi anche quando è in trasferta si comporta da uomo di spettacolo: uno spettacolo televisivo all’italiana.
    Conclusione: sia Grillo, comico di carriera, sia Berlusconi, intrattenitore nato anche se la sua verve è molto scemata dopo la perdita del potere, sia Sgarbi, istrionico e narcisista, sia Salvini, che fa tanto forzuto da fiera paesana, sia lo stesso Renzi, dotato di un manierismo e di un volto alla Mr. Bean, sia un’infinità di altri personaggi pubblici italiani dello stesso stampo, sono la carta da visita di un’Italia sempre più’ da commedia dell’arte. Un’Italia da comica permanente se vogliamo.

  3. Se non avesse avuto il carattere che ha, il mio idraulico e il mio fabbro che avevano appuntamento con me per fare alcuni lavori a casa, non mi avrebbero dato buca per seguire il funerale. Professore, è morto un personaggio unico nel suo genere. Io proprio in questi giorni ci pensavo e mi dicevo: non ho mai provato un sincero dispiacere per la scomparsa di qualcuno che in fondo non ho mai conosciuto. Resto dell’idea che al netto di tutti i suoi scheletri nell’armadio, fosse una brava persona. E che lo fosse proprio per le caratteristiche da Lei mostrate.

  4. “… la “distanza” è la condizione essenziale dell’intangibilità e della sacralità del governante.” Detto in francese da chi di queste cose se ne intendeva:
    “Le prestigie ne peut aller sans mystere car on révère peu ce que l’on connait trop bien. Tous les cultes on leurs tabernacles e il ny a pas de grande homme pour les domestiques.”
    Tuttavia bisogna riconoscere che erano altri tempi. I mezzi d’informazione erano limitati e soprattutto venivano usati con maggiore discrezione.

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