LA TELEFONATA XI-ZELENSKY

Qual è stato il significato e il valore della lunga telefonata fra Xi Jinping e Volodymyr Zelensky? Il leader ucraino si è detto molto contento della conversazione. E che ragione ha avuto, di esserne contento, oltre ad aver goduto della bella voce dell’interprete? Ha ottenuto qualcosa o si è dichiarato contento perché, pur non avendo ottenuto niente, gli era utile far credere ai terzi che sottobanco avesse ottenuto qualcosa? Gli incontri internazionali, particolarmente in tempo di guerra, sono partite di poker che non si concludono con lo show down (la calata delle carte): finita la mano ognuno se ne torna a casa con le sue carte in tasca. Spesso nemmeno avendo idee più precise sulle intenzioni dell’altro.
Il dittatore cinese ha avuto la chiarezza anfibologica dell’oracolo di Delfi: “Se andrai in guerra distruggerai un possente impero”. Creso andò in guerra e distrusse un possente impero. Il proprio. Xi ha cominciato col dire che è meglio non toccare gli armamenti nucleari e francamente non è il primo che ci abbia pensato. Poi ha sostenuto che la Cina è per l’indipendenza e l’integrità territoriale delle nazioni e che i conflitti non si risolvono con la guerra ma coi negoziati. E quest’ultima osservazione è semplicemente contraria alla storia.
Salvo eccezioni, le guerre si concludono con la vittoria di un Paese e la sconfitta di un altro. A volte c’è una pace effettivamente negoziata e a volte una resa senza condizioni. Quest’ultima è disonorevole e pone lo sconfitto nelle mani del vincitore. Caso che ci riguarda da vicino: la resa senza condizioni dell’Italia agli Alleati, alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ma anche nel caso di una pace negoziata, c’è sempre un vincitore e un vinto. Il vincitore concede qualcosa al vinto, perché non val la pena di continuare a combattere per ottenere qualcosa in più. Il vinto negozia perché ormai è convinto che, proseguendo la guerra, perderà più di quanto non abbia già perso. Dunque altro che negoziati come conclusione naturale della guerra: la costante conclusione della guerra è costituita dalla vittoria di un Paese su un altro. Il negoziato può servire, al massimo, a determinare la percentuale della sua vittoria, che è del 100% nel caso della resa senza condizioni. Il negoziato è sempre a favore del vincitore tecnico. Infatti, finché rimane incerto chi sia il vincitore, la guerra prosegue.
Ecco perché la Russia oggi accusa Kiev di non volere la pace. Perché essa vorrebbe avere la pace tenendosi i territori occupati (sanzione della propria vittoria) mentre Kiev non si reputa ancora sconfitta e chiede tempo per far decidere le armi. Se costringerà la Russia a ritirarsi da gran parte del territorio invaso, la vittoria sarà sua. Dunque fin qui Xi non ha detto niente e se qualcosa ha detto è una cosa smentita dalla polemologia.
Più interessante è la dichiarazione (già altre volte rilasciata) secondo cui la Cina è a favore dell’indipendenza e della sovranità nazionale di tutti i Paesi, incluse le ex repubbliche sovietiche. Purtroppo Xi mente a tutto spiano e dice soltanto ciò che potrebbe servire all’espansionismo cinese. Non dimentichiamo che la Cina è il Paese che si è annesso il Tibet, senza nessuna giustificazione.
Se Xi ha citato le ex repubbliche sovietiche è per fare capire che la Cina intende estendere la propria egemonia su quella catena di Stati il cui nome finisce in “stan”. Come se avesse detto: ci avete provato con l’Ucraina, a tradimento e senza nemmeno avvertirci, ma stavolta vi avvertiamo noi: la Cina è garante delle ex repubbliche sovietiche.
L’affermazione secondo cui la Cina è sostenitrice del principio per cui bisogna rispettare l’indipendenza e la sovranità di tutti i Paesi è semplicemente falsa. Se non lo fosse la Cina dovrebbe ingiungere alla Russia di sgombrare i territori occupati in Ucraina. Infatti la Russia ha violato la sovranità e il territorio dell’Ucraina. Ma la cosa non passa per la testa né della Russia né della Cina. E c’è un sospetto ancora peggiore.
La Cina non rispetta l’indipendenza di Taiwan benché essa duri da tre quarti di secolo. Se oggi essa sostiene ipocritamente la sovranità di ogni Paese sul proprio territorio, lo fa soltanto per potere poi affermare la propria sovranità su Taiwan. E domani la legittimità del suo intervento armato. Con la doppia beffa di non usare in concreto quel principio internazionale a favore dell’Ucraina, e di usarlo poi nel proprio interesse e in danno di un piccolo Paese sovrano. Se è questo che si intende per “rispettare la sovranità altrui”, i ladri sono i sostenitori della proprietà privata.
Il mondo non deve dimenticare che la vocazione nazionale della Cina è il commercio, il mercanteggiamento. E al riguardo ecco una barzellettina, per tirare il fiato.
Dinanzi ad una chiesa ci sono due mendicanti, ognuno con un cartello: “Fate la carità a un povero cattolico” e : “Fate la carità ad un povero ebreo”. Naturalmente tutti fanno la carità al cattolico. Finché un benintenzionato dice all’ebreo che farebbe bene a questuare dinanzi ad una sinagoga. Quando questi si allontana l’ebreo dice all’amico: “Samuele, hai capito? Questo cattolico vorrebbe insegnare a noi ebrei come si fanno gli affari”.
La Cina, in materia di affari, la sa più lunga perfino degli ebrei. Proponendosi come mediatrice incassa il diploma di pacifista. Riaffermando il principio di sovranità non ottiene nulla per l’Ucraina (“Dolente, ci ho provato, ma non ho potuto fare di più”) ma nel frattempo chiede la conferma del suo diritto ad occupare Taiwan. Infine, proponendo una tregua (che diverrebbe eterna, come quella dopo la guerra di Corea, 1950) fa contenta la sua amica Russia che manterrebbe a tempo indeterminato i territori occupati.
Sul futuro della guerra impera la solita nebbia fitta. La nostra eterna sala d’aspetto mentale.

LA TELEFONATA XI-ZELENSKYultima modifica: 2023-04-29T07:51:02+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo